Paolo Andruccioli: Sorpresa: 2 euro di aumento

28 Gennaio 2005
Chi si aspettava grandi regali, è stato deluso. Confermate invece le previsioni pessimistiche della vigilia: l'ultimo modulo della riforma fiscale che era stata avviata dall'ex ministro dell'economia, Giulio Tremonti, regala soldi solo ai già ricchi. Saranno premiati infatti i redditi molto elevati e tutti coloro che riescono a cumulare redditi. Penalizzati invece i single, sia lavoratori dipendenti che pensionati soli, sia però anche determinate tipologie di famiglie operaie. Per i lavoratori dipendenti in generale, sia privati che pubblici, la delusione è totale. I riscontri sono stati fatti ieri da tutti i sindacati, mentre le varie associazioni di categoria stanno elaborando studi dettagliati sull'impatto della riforma nelle buste paga. Dai primi riscontri eseguiti ieri dalla Cgil, si conferma intanto la diseguaglianza insita nel provvedimento fiscale.
La Cgil ha messo a confronto - a titolo esemplificativo - sei buste paga di lavoratori con qualifiche professionali e mansioni diverse. Risultato: premiati i redditi alti.
Nell'elaborazione della Cgil un dirigente che opera nell'area dei servizi con uno stipendio lordo mensile a gennaio di 3.686 euro, ottiene un vantaggio di 39 euro con l'applicazione delle nuove tre aliquote e il nuovo sistema di detrazioni/deduzioni. Un bancario, con qualifica quadro direttivo e uno stipendio mensile di 3.048 euro, ottiene 37 euro in più in busta paga. Un giornalista che opera nell'ambito dell'associazionismo, con uno stipendio lordo di 2.600 euro ottiene un aumento di 33 euro con la busta paga di gennaio. Un'impiegata dello stesso settore con uno stipendio lordo a gennaio di 1.987 euro ottiene un'agevolazione fiscale di 28 euro.
Fin qui si nota solo una progressività al contrario: più scende lo stipendio, meno tagli fiscali si applicano e quindi meno soldi in busta paga di aumento. Ma se si passa da queste categorie a quelle operaie il salto all'ingiù è eclatante. Un operaio occupato nel settore chimico farmaceutico con un salario mensile di 1.535 ottiene un "regalo" fiscale di ben 2 (leggasi due) euro in busta paga. Lo stesso "aumento", 2 euro, per una impiegata statale con uno stipendio di 1.428 euro.
"Come volevasi dimostrare - è il commento della segretaria confederale della Cgil, Marigia Maulucci - i lavoratori italiani hanno toccato con mano i veri effetti della riduzione delle tasse tanto sbandierata dal governo. Su questo altare l'esecutivo ha bruciato 6 miliardi di euro".
Il discorso viene confermato anche dall'analisi delle buste paga degli statali. "Due terzi dei dipendenti statali - spiega il segretario della Funzione pubblica della Cgil, Carlo Podda - non hanno avuto nella busta paga di gennaio nessun beneficio dal tanto sbandierato taglio delle tasse: chi ha infatti un reddito lordo fino a 21.200 euro non ha visto il prelievo fiscale diminuire di un centesimo".
Podda usa l'esempio di un lavoratore con tre figli a carico, di cui uno con meno di 3 anni e un reddito lordo pari a 1.914 euro al mese ottiene una riduzione fiscale pari a 15 euro. "Ma si tratta poi - spiega ancora Podda - di un risultato solo apparente che deriva da un artificioso calcolo su 12 mensilità, con il risultato di falcidiare la tredicesima perché su di essa graverà l'aliquota fiscale secca senza alcuna deduzione".
Unanimi i giudizi critici dei sindacalisti e dei rappresentanti delle associazioni produttive. Secondo il segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta, il taglio delle tasse è solo una mistificazione. "La realtà - spiega Pezzotta - è che alla fine del 2005 le famiglie saranno più povere del 2004 per effetto della riduzione della protezione sociale". Il taglio fiscale è "una vera truffa" per il leader della Cub, Piergiorgio Tiboni: "Una manciata di euro di tasse in meno in cambio di diritti a fatica conquistati negli anni".
La riforma è insufficiente per la Confesercenti che lamenta, con le parole di Venturi, la totale mancanza di misure per la competitività.
Basta con il "tremontismo", aggiunge il responsabile economico della Margherita, Enrico Letta. "Una delle differenze tra noi e il centro destra - dice Letta - sta nel modello di sviluppo: a nostro avviso sarebbe necessario un fisco a premi per le imprese, cioè l'esatto contrario di quello che è stato il tremontismo di questi ultimi anni". E l'ex ministro dell'economia prova a vendicarsi citando il passato: la sinistra al potere - secondo Tremonti - premiò solo i ricchi.

Paolo Andruccioli

Paolo Andruccioli (Roma, 1955) scrive sulla pagina economica del quotidiano "il manifesto", è stato caporedattore dello stesso giornale e direttore responsabile della rivista di dibattito politico-teorico "Il Passaggio" e della …