Paolo Andruccioli: Il mondo corre, l'Italia sta ferma

18 Marzo 2005
La metafora marinara è a effetto. Per spiegare come l'economia e il commercio mondiali continuano a crescere, gli economisti della Banca d'Italia dicono che il vento soffia forte in tutto il mondo, ma l'Europa e in particolare l'Italia, non riescono a intercettarlo. Nel 2004 l'espansione dell'economia mondiale è stata pari al 5 per cento. Si tratta - dice il Bollettino economico della Banca d'Italia - del "valore più elevato dal 1976". Altro dato che parla da sé: la crescita del commercio internazionale di beni e servizi è stata vicina al 10 per cento, nonostante il rincaro persistente del prezzo del petrolio. Il divario tra le varie aree diventa ormai molto evidente, con una crescita stentata, anzi appena accennata nel nostro paese e una Cina che ha raggiunto il 9,5 per cento. La produttività totale dei fattori, cioè quella che misura tutto il sistema nel suo complesso, cresce ovunque, meno che da noi. L'Italia si aggiudica così nelle graduatorie mondiali, i record più negativi. L'espansione del Pil nel 2004 si è attestata sull'1,2 per cento, con un incremento più basso rispetto alla media europea già abbastanza bassa. "Il divario di crescita con i principali paesi - dice sempre il Bollettino - è aumentato". Perfino il costo del lavoro, che pure è stato ridotto notevolmente dagli anni ottanta in poi, continua a crescere in misura superiore alla media europea. Il dato forse più negativo riguarda le prospettive a breve termine. Secondo gli economisti della Banca d'Italia, che si basano sulle previsioni degli analisti privati, si potranno raggiungere gli obiettivi di crescita tra l'1,1 e l'1,3 per cento solo se "la fase di incertezza in atto dalla seconda metà dello scorso anno venga rapidamente superata".
Ma non c'è solo l'incertezza che regna sovrana in tutti i settori dell'economia. Ci sono anche rischi concreti che non venga raggiunto il target previsto nel rapporto tra deficit e Pil. Gli economisti della banca centrale danno atto al governo di aver messo in piedi un provvedimento (quello sullo sviluppo) che potrebbe essere utile a invertire o quantomeno a correggere la tendenza. Le misure annunciate per risollevare la competitività del sistema vengono quindi giudicate positivamente, ma solo in un quadro di riforme ancora da attuare. Intanto però il mitico Made in Italy è arretrato del 25 per cento in cinque anni. Il credito non risolta in sofferenza, anche se ci sono differenze notevoli tra il credito alle imprese, quindi il rapporto tra banche e aziende e il credito alle famiglie. Il costo di questa specifica forma del credito risulta sopra la media europea, anche qui dunque un record negativo dell'Italia. In ogni caso, sempre secondo le previsioni della Banca d'Italia, l'offerta di credito nel prossimo futuro non dovrebbe subire una stretta. Gli economisti di Bankitalia invitano anche a non sottovalutare i rischi legati all'alto rendimento dei Bond europei. Altra ammissione - che in questo senso non è una novità: la riforma fiscale ha premiato i redditi alti e solo una parte di quelli medi. La posizione di Bankitalia non è però critica rispetto al taglio delle tasse. Anzi gli economisti che hanno curato e presentato il Bollettino ribadiscono ciò che ha detto in più di una occasione il governatore Fazio: di deve ridurre la pressione fiscale, come una delle misure necessarie all'interno delle riforme strutturali.
Nel quadro delle incertezze che andranno affrontate al più presto, si segnalano la crescita troppo modesta, ma anche alcuni nodi ancora irrisolti. Tra questi c'è l'Anas, che deve ancora definire i modi di finanziamento. C'è poi l'incognita degli studi di settore, con le modifiche che sono state apportate durante l'iter parlamentare della finanziaria. C'è anche da vigilare attentamente affinchè "l'azione di contenimento della spesa e le dismissioni immobiliari non incontrino difficoltà di attuazione". Ma questi sono in fondo solo dei particolari. E' il quadro complessivo che non va bene. E ieri lo hanno fatto notare in molti. Per la Cisl è un altro invito al governo a cambiare rotta, sempre per stare alla metafora marinara. Per il responsabile economico dei Ds, Bersani, ora tocca a Berlusconi rispondere a tutte le osservazioni critiche della Banca d'Italia.

Paolo Andruccioli

Paolo Andruccioli (Roma, 1955) scrive sulla pagina economica del quotidiano "il manifesto", è stato caporedattore dello stesso giornale e direttore responsabile della rivista di dibattito politico-teorico "Il Passaggio" e della …