Paolo Andruccioli: La Francia cancella le 35 ore di Jospin

23 Marzo 2005
Trentacinque ore addio. Ieri il parlamento francese ha superato una sperimentazione che era nata giudiridicamente cinque anni fa, con la legge Aubry del governo socialista di Lionel Jospin, ma che aveva - prima di diventare legge - una storia politica lunga più di un decennio. Al posto delle 35 ore viene introdotta una legge presentata dall'Ump, il partito di maggioranza, un testo che era stato già approvato dall'Assemblee Nationale e dal senato. Il parlamento ha votato con 350 sì e 135 no. La proposta dell'Ump ha avuto il sostegno di tutti i partiti della maggioranza. Hanno votato contro i socialisti e i comunisti. La legge Aubry, le 35 ore diventate il simbolo politico della battaglia per la riduzione dell'orario di lavoro, viene così archiviata negli annali. La legge Aubry, come dice il suo stesso nome, fissava l'orario settimanale di lavoro a 35. Ora, con la nuova legge approvata ieri, si introduce invece una grande flessibilità nella gestione dell'orario da parte delle aziende. Tutti i lavoratori che desiderano lavorare di più potranno farlo. Gli straordinari saranno cioè contabilizzati come tali dalla trentasettesima ora della settimana. Prima lo straordinario veniva contabilizzato dalla trentaseisima ora. Nelle prime quattro ore di straordinario scatterà una maggiorazione del 10%, mentre fino a ieri lo straordinario veniva pagato con una maggiorazione del 25%. È ovvio che l'onere maggiore, in termini di costi, ricadeva sulle aziende che quindi erano scoraggiate a proporre ai lavoratori di lavorare di più. Ora con il superamento della legge Aubry si assisterà a un vero e proprio sfondamento dei tetti. L'obiettivo dichiarato che la nuova legge del centrodestra vuole raggiungere è quello della massima elasticità nella gestione degli orari e dell'organizzazione del lavoro.
Il testo della nuova legge è composto di tre articoli e il primo prevede proprio una maggiore flessibilità nell'utilizzazione di quello che viene chiamato "libretto di risparmio delle ore lavorative". (Cet) Sul libretto, dice la legge, potranno essere accumulate le ore di lavoro, le ferie e i riposi compensativi. Si tratta di veri e propri "crediti" come quelli utilizzati nelle università e questi crediti potranno essere trasformati o in ferie o monetizzati. Non viene fissato alcun limite temporale nella gestione di tali crediti (secondo articolo). Il terzo articolo della legge aumenta il grado di flessibilità dell'orario per tutte le aziende con meno di 20 dipendenti.
Il testo approvato definitivamente ieri viene considerato un difficile compromesso tra la volontà del presidente della repubblica, Jacques Chirac di non rimettere in discussione la durata legale del lavoro e la spinta politica delle destre di cancellare una volta per sempre le 35 ore che sono considerate il vero freno alla crescita economica. Nettamente contrari a questa nuova "riforma" tutti gli esponenti socialisti e comunisti. In parlamento il partito di Francois Hollande ha dato battaglia.
Entrata in vigore nel febbraio del 2000 per le imprese con oltre 20 dipendenti e il primo gennaio 2002 per la pubblica amministrazione e le imprese con meno di 20 dipendenti, la legge Aubry aveva ridotto da 39 a 35 ore il tempo di lavoro settimanale. L'obiettivo principale della legge, che non aveva fatto altro che raccogliere la battaglia politica principale di Jospin nel `97 per la riduzione dell'orario, era quello di diminuire il tempo di permanenza in fabbrica per creare lavoro. Lo scontro politico sugli effetti della legge è stato duro. La destra accusa le 35 ore di bloccare la crescita. I socialisti la rivendicano e parlano di 350 mila nuovi posti di lavoro creati dalla riduzione d'orario.

Paolo Andruccioli

Paolo Andruccioli (Roma, 1955) scrive sulla pagina economica del quotidiano "il manifesto", è stato caporedattore dello stesso giornale e direttore responsabile della rivista di dibattito politico-teorico "Il Passaggio" e della …