Riccardo Staglianò: Egitto. Rivendicata la bomba al bazar

11 Aprile 2005
La bomba al bazar ha ora due padri, entrambi incerti. L´esplosione che è costata la vita a due turisti e un egiziano, con ogni probabilità l´attentatore suicida, è stata rivendicata ieri su internet da due sigle diverse e sconosciute. Prima sono arrivate le sedicenti Brigate dell´orgoglio islamico che, "dedicando" l´azione a un loro martire Abu al Alaa al Masri (l´ultima parte significa "l´egiziano", come nelle fantomatiche Brigate Abu Hafs al Masri che a lungo avevano minacciato online l´Italia per il suo coinvolgimento nella guerra in Iraq), le hanno giustificate come contro la ‟tirannia” del presidente Hosni Mubarak e come ‟vendetta per le vittime dell´America e delle altre forze coloniali in Iraq, Palestina e altrove”. Poi è stata la volta degli inediti "Soldati della grande Siria" che, con un ‟comunicato urgente dell´ala militare” hanno promesso ‟a tutti gli atei sulla terra dell´Islam e fuori attacchi mortali”, diffidandoli dall´”entrare nelle moschee e nei luoghi santi”. L´attendibilità di entrambi i messaggi, apparsi su forum online dove chiunque può entrare e scrivere, è impossibile da verificare.
Quello che è certo, invece, è che la deflagrazione dell´ordigno rudimentale (‟tipico di atti portati a termine da una sola persona” ha commentato il ministro del turismo Ahmed el Maghrabi) ha scosso in profondità la politica egiziana. La paura, da parte dei principali movimenti che spingono per un´alternativa a Mubarak, è che il gesto venga strumentalizzato dal governo e usato come alibi per un´ulteriore stretta sul crescente dissenso. ‟Siamo abituati al fatto che l´esecutivo sfrutti tragici incidenti del genere - ha dichiarato alla Reuters Ayman Nour, leader del liberale partito Ghad - per massimizzare le proprie chance di mantenere lo stato di emergenza”. Intendendo quel regime para-poliziesco che fu instaurato nell´81, dopo l´assassinio di Sadat, dall´allora neo-presidente e di cui, a gran voce, l´opposizione chiede l´abolizione. Proprio alla fine di febbraio, complici le sempre più forti pressioni degli Stati Uniti, Mubarak aveva annunciato una storica apertura: l´introduzione di candidati a lui alternativi nelle elezioni di settembre. E sembrava spuntata una vaga disponibilità a riconsiderare le restrizioni sui cittadini. Insomma, quando qualcosa sembrava finalmente muoversi, puntuale la bomba. ‟Atti distruttivi sospetti” li definisce quindi una nota del Movimento Keyaf (Basta), ‟che mirano all´anarchia e a uccidere l´anima della libertà che comincia a diffondersi nel corpo del paese, che è sul punto di recuperare la propria salute”. Un´evenienza, quella di diventare pretesto per l´ennesima inversione di tendenza, che anche i Fratelli musulmani hanno denunciato. L´organizzazione, vietata per legge ma con 16 membri "tollerati" in Parlamento, è la stessa nel cui nome - e contro quello di Mubarak - erano scesi in strada migliaia di studenti universitari alla vigilia dell´attentato, ha subito condannato ‟l´atto vile” e chiesto alle autorità di arrestare al più presto i criminali per evitare che, nell´ambiguità, ‟questo atto diventi una ragione per intralciare le richieste della società per la libertà, la democrazia e la giustizia”. Il "collateral damage" dell´esplosivo che gli egiziani vogliono scongiurare.

Riccardo Staglianò

Riccardo Staglianò (Viareggio, 1968) è redattore della versione elettronica de "la Repubblica". Ha scritto a lungo di nuove tecnologie per il "Corriere della Sera" ed è il cofondatore della rivista …