Paolo Andruccioli: Finanza creativa. Una pensione in affitto

27 Aprile 2005
Quelli che stiamo per raccontare sono esempi di finanza creativa ‟alla Tremonti”, con effetti distruttivi sul patrimonio pubblico e sui diritti dei cittadini. Si tratta in questo caso della vendita, o svendita degli immobili dell'Inps, dell'Inpdap e dell'Inail, adibiti ‟ad uso strumentale”, ovvero gli uffici, che sono stati ceduti dal governo Berlusconi a una finanziaria costituita per l'occasione, la Fip, che ha poi costretto gli stessi enti a pagare un affitto considerevole per poterli utilizzare nel normale svolgimento delle loro funzioni. Il ‟colpo” è avvenuto poche ore prima del Natale dello scorso anno, ma è passato quasi inosservato, fatta eccezione per due recenti articoli di Mario Pirani su ‟la Repubblica”. Lo stesso Pirani si è lamentato con i suoi colleghi giornalisti che si sarebbero fatti sfuggire uno scoop di questa portata, anche se poi egli stesso ha tralasciato di ricordare le svariate iniziative di lotta messe in atto in questi mesi dalle Rdb, le rappresentanze sindacali di base e le proteste formali dei consigli di vigilanza degli stessi enti, nonché i ricorsi al Tar. Ma veniamo ai fatti.

Vendesi uffici
Si tratta di un'operazione che dovrebbe fruttare circa 4 miliardi di euro per le casse dello Stato, ma che inciderà inevitabilmente sulle casse dei due principali enti previdenziali pubblici, Inps e Inpdap e dell'istituto preposto all'assicurazione pubblica sul lavoro, l'Inail. Tutti gli uffici di questi enti sono stati messi in vendita attraverso un complicato sistema di scatole cinesi finanziare e cartolarizzazioni e gli enti sono ora costretti a pagare l'affitto, che nel caso dell'Inps raggiunge la ragguardevole cifra di 29.686.560 euro solo per il primo anno. Cominciamo quindi dal caso dell'Inps. Con il decreto emanato al tempo della discussione sulla finanziaria 2005, il governo ha praticamente sottratto 43 immobili dell'Inps e li ha trasferiti al Fip, il Fondo immobili pubblici, creato dal Ministero dell'economia. La ‟strutturazione” del Fondo è affidata a un consorzio di banche che sono state selezionate con ‟procedura competitiva”. Le banche coinvolte sono di grosso calibro: Banca Imi Spa, Barclays Capital, Lehman Brothers International (Europe) e The Royal Bank of Scotland Plc. La gestione dello stesso Fondo sarà demandata a una Sgr, una società di gestione del risparmio, la Investire Immobiliare Sgr spa, che è stata a sua volta selezionata dalle banche. Il patrimonio complessivo degli uffici Inps, Inpdap e Inail è stato quindi ‟trasferito” al fondo. Lo scopo ufficiale dell'operazione è quello di valorizzare il patrimonio immobiliare pubblico, utilizzarlo in modo più razionale e di ridurre i costi di gestione degli immobili stessi. Ma gli effetti finali di tutta l'operazione smentiscono i propositi e avranno ricadute molto pesanti.

Una finanziaria
La finanziaria costituita per l'occasione dal Mef, il ministero dell'economia e delle finanze è divenuta titolare di un patrimonio costituito complessivamente (ovvero per tutti e tre gli enti pubblici coinvolti) di 396 immobili che dovrebbero valere circa 3, 5 miliardi di euro. Gli immobili sono stati scelti e valutati da un gruppo di esperti indipendenti che sono stati nominati dal pool di investitori coinvolti nell'operazione. Gli stessi immobili - 43 appunto nel caso dell'Inps - sono stati ceduti al fondo Fip che poi li ha dati in gestione al demanio. Il demanio a sua volta chiede l'affitto all'Inps e agli altri due enti coinvolti. Dove sta il guadagno? Sta nelle obbligazioni emesse dal Fip a favore del gruppo di investitori che godranno del diritto di compravendita. Le banche anticipano dunque il valore degli immobili che risultano così cartolarizzati e ci guadagnano con gli interessi.
L'assurdità di questa speciale cartolarizzazione è stata messa in evidenza dal presidente del Civ, il consiglio di indirizzo e vigilanza dell'Inps, Francesco Lotito che è stato ascoltato nel corso di un'audizione dalla Commissione lavoro pubblico e privato della Camera. Lotito ha spiegato che il prezzo di vendita dei 43 immobili dell'Inps trasferiti al Fondo immobiliare è di 667.947.600 euro. La rendita di affitto, dividendo il prezzo complessivo per i metri quadrati di uffici che sono stati ceduti, sarà pari al 7,81% del valore ‟capitarlo” degli immobili.
Come si vede, si tratta di una rendita molto alta. Lo stesso presidente Lotito parla di ‟una rendita di gran lunga più elevata rispetto agli standards di redditività di tutti i valori mobiliari e immobiliari presenti sul mercato”. Se la rendita è alta, per favorire i protagonisti finanziari dell'operazione, al contrario il prezzo al metro quadrato degli immobili dell'Inps ceduti risulta a questo punto molto basso. Il prezzo al metro quadrato risulta infatti pari a 1.784.6 euro. E' evidente che è uno dei prezzi di immobili a uso ufficio più bassi, sia per quanto riguarda le medie della capitale, sia per quanto riguarda le medie di altre città. A Roma si sono registrati prezzi al metro quadrato di ben altra portata. Qualche giorno fa, tanto per fare un esempio, è girato un annuncio nella capitale che sembrava inventato: un ufficio messo in vendita al modico prezzo di 12 mila euro al metro quadrato, zona via Lega Lombarda. Naturalmente si è trattato di una esagerazione, ma i 1.784 euro degli immobili Inps grida comunque allo scandalo. E' evidente che siamo in presenza di una svendita del patrimonio immobiliare del più grande ente previdenziale pubblico. Anzi del più grande ente previdenziale d'Europa, come ricorda giustamente il presidente Lotito.

Contratto capestro
Non tratta poi solo di svalorizzazione del patrimonio (che poi è esattamente l'opposto dei presupposti di un'operazione che sulla carta puntava alla ‟valorizzazione del patrimonio”). Si tratta anche di un contratto di locazione che è completamente a sfavore dell'Inps. L'istituto previdenziale che è stato messo sotto accusa per i costi di gestione e che viene sempre indicato come un ente a rischio per la veloce trasformazione demografica del paese (troppi pensionati, si dice, e pochi lavotori che pagano i contributi), viene ora appesantito da un affitto stabilito da altri con criteri assolutamente fuori mercato. L'Inps è infatti obbligato a tenere in affitto per nove anni gli stabili a un canone annuo che capitalizzato a un tasso annuo del 7,81% (la rendita stabilita) consentirebbe di riacquistare la proprietà ceduta in otto anni. Sempre secondo il presidente Lotito si tratta di un'operazione tutta a perdere per l'ente perché in ogni caso, ‟la somma che probabilmente verrà incassata quale corrispettivo degli immobili ceduti verrà erosa in 10 anni”. ‟L'effetto economico patrimoniale dell'operazione è devastante: riduzione del patrimonio e crescenti costi di gestione”.
E sì perché si è scoperta poi anche un'altra piccola sorpresa in corso d'opera. Mentre gli uffici dove lavorano i dipendenti dell'Inps non sono più dell'Inps, la manutenzione ordinaria e straordinaria spetta sempre all'Inps. Come dire: cornuti e mazziati.
Chi paga? Sempre le casse dell'Inps che sono foraggiate dai contributi dei lavoratori in attività che - secondo l'ormai famoso principio della ripartizione - pagano le pensione ai lavoratori che sono usciti dal ciclo produttivo. I costi della gestione degli immobili Inps che non sono più dell'Inps incideranno in modo rilevante sui prossimi bilanci di un ente che continua poi a sostenere costi impropri quali gli interventi in ammortizzatori sociali. E' anche nota la polemica sulla mancata divisione tra i costi dell'assistenza e della previdenza dell'Inps, modo di contabilizzare le spese che sballa le percentuali e fa apparire (in modo falsato) le pensioni pubbliche italiane tra le più onerose in Europa.
L'operazione Inps che è stata attivata nel dicembre scorso è stata osteggiata dal Consiglio di vigilanza dello stesso ente, mentre il presidente dell'Inps è stato costretto alla presa d'atto. La decisione è stata del governo e il ministro del welfare Maroni ha promesso di mettere in riga lo stesso Consiglio di vigilanza che rappresenta i lavoratori.
A proposito di lavoratori. Lo sapete con quali soldi erano stati acquistati nel corso degli anni quegli immobili che oggi risultano ceduti? Con i soldi dei lavoratori, ovvero con i contributi versati all'Inps e poi investiti. Vedremo in un'altra puntata che cosa sta per succedere con questa speciale cartolarizzazione e con le altre due operazioni che riguardano l'Inpdap (ente previdenziale dei pubblici) e l'Inail.

Paolo Andruccioli

Paolo Andruccioli (Roma, 1955) scrive sulla pagina economica del quotidiano "il manifesto", è stato caporedattore dello stesso giornale e direttore responsabile della rivista di dibattito politico-teorico "Il Passaggio" e della …