Paolo Andruccioli: Sul Tfr Maroni scontenta banche e imprese

21 Giugno 2005
Ruolo della Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione e sistemi di agevolazione al credito per le imprese che accettino di cedere il Tfr dei propri dipendenti ai fondi pensione sono i due principali nodi che ritardano e complicano il varo dei decreti attuativi della riforma previdenziale. Mentre il viceministro dell'economia Mario Baldassari rilancia la sua proposta della cartolarizzazione del Tfr, il ministro del welfare Roberto Maroni, cerca di trovare un punto di approdo per i decreti attuativi della sua riforma. Se non si costruirà una soluzione entro la fine di settembre, c'è il rischio però che salti tutta l'operazione e che si debba ricominciare daccapo perché anche i provvedimenti dell'estate scorsa sarebbero da riscrivere. Il ministro Maroni aveva preso l'impegno solenne di chiudere la partita prima dell'interruzione estiva. Il testo è stato già messo a punto dopo faticose trattative informali (un vero negoziato non si è mai aperto) con le parti sociali. Ma ci sono ancora molti punti da chiarire, sia dal punto di vista delle garanzie dei lavoratori, sia dal punto di vista degli scontri di potere del variegato mondo della previdenza integrativa. Uno dei punti di frizione più importanti che sono emersi negli ultimi giorni riguarda il sistema di compensazione alle imprese. Come si ricorderà, le aziende - che detengono e utilizzano finanziariamente il Tfr - hanno chiesto misure di compensazione quali l'agevolazione al credito. Le aziende chiedono cioè di essere agevolate nel credito delle risorse che andranno a sostituire il Tfr spostato ai fondi pensione. Il governo ha proposto una forma di agevolazione che sia valida per tutti, ma le banche, e in particolare l'Abi che le rappresenta, hanno detto di essere contrarie a ogni automatismo. Le banche vogliono cioè arrogarsi il diritto di scegliere tra le imprese a quali concedere il credito agevolato e a quali no.
La posizione dell'Abi complica i giochi perché ovviamente le imprese sono andate su tutte le furie. Se non ci sarà alcun tipo di automatismo, perché, allora essere d'accordo nella cessione del Tfr ai fondi pensione? Si arriverebbe a una vera e propria discriminazione tra imprese e imprese.
L'altro punto molto caldo di questa vicenda sempre più contorta riguarda il ruolo della Covip. Si tratta infatti di conciliare i decreti attuativi della riforma Maroni con i provvedimenti (ancora in alto mare) sul risparmio e le autorità di controllo. In questo campo c'è l'Isvap, la commissione che vigila sulle assicurazioni, che chiede di avere il controllo assoluto su tutti gli strumenti assicurativi, polizze previdenziali e fondi pensione compresi. Lo ha ribadito anche la scorsa settimana, proprio alla vigilia della presentazione del rapporto annuale sui fondi pensione curato (secondo la legge istitutitiva dei fondi stessi) dalla Covip. Il nodo non è mai stato sciolto ed è decisivo. In tutti i paesi avanzati che hanno una lunga storia di fondi pensione ci sono autorità di controllo specifiche. In ogni parte del mondo il risparmio previdenziale è considerato un risparmio non assimilabile a quello finanziario e che obbliga quindi i governi a dotarsi di strumenti di controllo specifici.
Vedremo che cosa succederà nei prossimi giorni. Per come si sono messe le cose, è molto probabile che il governo tenti di andare avanti come può nel mese di luglio e che poi rimandi a settembre il varo defininito dei decreti attuativi. A meno che non ci siano ulteriori sorprese.

Paolo Andruccioli

Paolo Andruccioli (Roma, 1955) scrive sulla pagina economica del quotidiano "il manifesto", è stato caporedattore dello stesso giornale e direttore responsabile della rivista di dibattito politico-teorico "Il Passaggio" e della …