Paolo Andruccioli: Pensioni. Boom delle polizze

24 Giugno 2005
I lavoratori non si fidano ancora dei fondi pensione, il grosso dei quali ha la sua base nel nord (62,2% degli iscritti). Le adesioni vanno a rilento e nel corso di quest'anno l'unico strumento di previdenza complementare che sembra avere un qualche successo è quello delle polizze delle compagnie di assicurazione. I cosiddetti «pip», polizze individuali previdenziali, risultano infatti in crescita del 23% rispetto all'anno scorso, contro uno scarso 1,5% di aumento per i fondi aperti e un 1% per i fondi chiusi, ovvero per i fondi pensione di categoria. Solo il 12% dei lavoratori è oggi «coperto» dalla previdenza integrativa. Per il presidente della Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip), Luigi Scimia, che ha sostituito il professor Lucio Francario, si tratta di una situazione molto preoccupante perché i lavoratori che continuano a snobbare i fondi pensione e in generale la previdenza integrativa non si rendono conto che quando andranno in pensione non potranno avere un livello di vita dignitoso, visti i rendimenti previsti delle pensioni pubbliche. Scimia ha citato in proposito i dati del rapporto governativo italiano presentato a Bruxelles tre anni fa, dove dalle simulazioni matematiche risulta che il tasso di sostituzione medio delle pensioni oscillerà tra il 48 e il 67% dell'ultima retribuzione. Lo scetticismo maggiore - sempre secondo i dati contenuti nella Relazione annuale Covip - serpeggia tra i lavoratori dipendenti che pur avendo i loro fondi pensione chiusi già rodati da qualche anno, non scelgono di aderire. Gli iscritti a fondi negoziali hanno raggiunto la cifra di 1.074.000 unità. Gli iscritti ai fondi aperti sono invece 388.000.
Il presidente Scimia ha voluto parlare con franchezza dei problemi che ci sono, a cominciare dai costi eccessivi delle polizze individuali. Scimia ha annunciato uno studio della Covip sui rendimenti, la gestione, i costi delle polizze individuali messe a confronto con i fondi pensione chiusi e aperti. Per onestà, Scimia ha anche aggiundo che a costi maggiori possono corrispondere rendimenti maggiori. ma su questo punto non ci sono dati certi, mentre è ormai evidente il calo dei costi di gestione dei fondi pensione negoziali. Il costo contenuto di questi strumenti di previdenza integrativa gioca a favore dei lavoratori che avranno così - almeno sulla carta - rendimenti maggiori e più garantiti. Ci sono dunque molti problemi ancora irrisolti dal punto di vista della «equiparazione» di tutti gli strumenti delle previdenza complementare. Equiparazione che però è prevista dai decreti attuativi della riforma varata dal ministro Maroni esattamente un anno fa.
Sul destino della delega previdenziale dei decreti attuativi è molto ottimista il sottosegretario al welfare, Alberto Brambilla che ha parlato ieri prima di Scimia in sostituzione del ministro Maroni impegnato all'estero. Il succo dell'intervento di Brambilla sta in tre messaggi. Il primo: i fondi pensione decolleranno dal prossimo anno e almeno il 50% dei lavoratori sceglierà di aderire trasferendo il Tfr ai fondi pensione (quelli che non lo faranno entro i sei mesi previsti potranno comunque ripensarci e aderire in seguito ai fondi pensione). Il secondo messaggio: la previdenza complementare non si può paragonare a un qualsiasi investimento finanziario, è risparmio previdenziale e pertanto va trattato e protetto per quello che è; per questo è necessario che rimanga la Covip l'unica autorità. Terzo messaggio: per far decollare la previdenza integrativa è necessario semplificare al massimo le norme per farle capire ai lavoratori, aumentare gli incentivi fiscali e pensare misure specifiche per i giovani che cominciano oggi le loro carriere precarie di lavoro.

Paolo Andruccioli

Paolo Andruccioli (Roma, 1955) scrive sulla pagina economica del quotidiano "il manifesto", è stato caporedattore dello stesso giornale e direttore responsabile della rivista di dibattito politico-teorico "Il Passaggio" e della …