Paolo Andruccioli: Sanità. I ricoveri “impropri” bruciano 11 miliardi

28 Giugno 2005
L'Osservatorio sulla terza età, diretto da Andrea Monorchio, ex Ragioniere generale dello stato, interviere sulla ‟falla” del sistema sanitario nazionale: i cosiddetti ricoveri impropri, ovvero quei ricoveri che vengono richiesti o vengono decisi dai medici quando non ci sono alternative apparenti, ma che non avrebbero in realtà ragion d'essere. Sotto la voce ‟ricoveri impropri” si nascondo storie molto diverse e spesso drammatiche, anche perché si tratta quasi sempre di persone anziane o molto anziane che non hanno altri riferimenti al di fuori dell'ospedale più vicino alla loro abitazione. L'Osservatorio sulla terza età analizza i costi per le finanze pubbliche di questo fenomeno. Si tratta in sostanza di circa 11 miliardi di euro l'anno. Una cifra che è stata ricavata moltiplicando il numero complessivo di quelli che risultano ‟ricoveri impropri” con il costo giornaliero di una degenza ospedaliere. Secondo l'Osservatorio si tratta di 18 milioni di giornate di degenze improprie.
L'Osservatorio non si limita però a denunciare il fenomeno e la sua entità in termini di peso economico e di aggravio per le casse pubbliche. Cerca anche di spiegare le motivazioni di fondo di scelte che comunque vengono considerate sbagliate. Secondo lo studio, che si è avvalso anche di dati elaborati da altri centri di ricerca (come il Censis, per esempio), il principale motivo del ricorso improprio all'ospedale deriva per quanto riguarda gli anziani, dal senso di sicurezza che l'ospedale suscita. Secondo una elaborazione dei dati dell'Agenig Society, del Rapporto Monitor Biomedico del 2004 e dell'indagine Censis del 2004 sulla sanità, il principale motivo, in tutte le regioni italiane, risulta proprio questo aspetto psicologico: la sicurezza che suscita l'ospedale rispetto ad altre strutture.
Il secondo motivo in ordine di importanza statistica, è quello della scarsa presenza di servizi territoriali, o di servizi di assistenza domiciliare integrata e di riabilitazione. È un problema che viene sentito nel centro Italia e nel sud, ma è una questione ricorrente anche nel nord. È interessante per esempio notare che la mancanza di servizi sul territorio sia perfino più avvertita nel nord est che nel sud e nelle isole.
Terzo punto, sempre in ordine di importanza statistica sulle ricerche effettuate, riguarda riguarda il tipo di assistenza medica che ci si attende. Spesso si preferisce il ricovero in ospedale ad altre soluzioni, anche se non è strettamente necessario, perché il ricovero risulta comunque funzionale in tutti quei casi in cui si tratta di affrontare molte analisi. I pazienti e i loro medici preferiscono il ricovero alla dispersione inevitabile quando si è costretti a fare varie analisi, magari in laboratori e luoghi diversi. Almeno in ospedale è tutto concentrato.
L'Osservatorio è andato poi a studiare anche il funzionamento di uno degli snodi centrali di un ospedale, il pronto soccorso. Sempre secondo le analisi effettuate, risulterebbe che a fronte di 4 accessi ogni 10 abitanti, solo il 19,2% attiene realmente a ricoveri pertinenti. In questo caso dell'uso del pronto soccorso si notano però comportamenti molto diversi delle persone che abitano al nord rispetto a quelle che abitano al sud. La percentuale di accessi ‟impropri” al pronto soccorso è infatti dell'11% a Trento, mentre sale al 40% nel Molise. La rassicurazione ospedaliera non ha però frontiere, ne dialetti diversi. Complessivamente infatti l'88,5% degli italiani, a prescindere dalla regione, ritiene indensabile e necessaria la presenza dell'ospedale quale elemento rassicurante. Non è tanto l'uso improprio che si fa dell'ospedale, quanto la rassicurazione che suscita. Conta la sua esistenza. Così la percentuale tra gli anziani arriva al 94%.

Paolo Andruccioli

Paolo Andruccioli (Roma, 1955) scrive sulla pagina economica del quotidiano "il manifesto", è stato caporedattore dello stesso giornale e direttore responsabile della rivista di dibattito politico-teorico "Il Passaggio" e della …