Paolo Andruccioli: Conti pubblici. Il richiamo della Commissione europea

30 Giugno 2005
Il premier Berlusconi e i suoi ministri hanno tirato ieri un sospiro di sollievo. E' vero che ci sono le mazzate delle agenzie di rating, a partire da quella di Fitch. Ma è anche vero che la raccomandazione della Commissione europea, che permette all'Italia un rientro morbido nei parametri di Maastricht entro il 2007, può essere giocata come la possibilità di alleggerire in qualche modo la morsa. Alla vigilia delle elezioni politiche del 2006, il governo Berlusconi crede infatti di avere la possibilità di impostare due manovre economiche all'insegna di un nuovo taglio delle tasse, senza la preoccupazione immediata di mettere a posto la finanza pubblica. ‟Faremo due finanziarie serie e non di stretta”, ha dichiarato ieri il ministro dell'economia, Domenico Siniscalco. ‟Con una crescita zero come quella di quest'anno - è costretto ad ammettere - i problemi ovviamente ci sono”. Ma da settembre il governo si rimetterà seriamente al lavoro per trovare le soluzioni più opportune per impostare una finanziaria di ‟crescita”. Siniscalco ha anche spiegato che in fondo non ci vogliono grandi pensate geniali per tentare di invertire la rotta, basta continuare sulla strada delle liberalizzazioni, delle privatizzazioni e dell'apertura totale all'iniziativa privata delle imprese. Questo paese, ha spiegato il ministro, ‟non è un paese da crescita zero”. Con un tono quasi meravigliato, simile a quello dei ct, che a volte si meravigliano che la loro squadra di calcio perda tre a zero. L'Italia è ferma e le agenzie di rating spostano l'outlook da ‟stabile a negativo”. Per Berlusconi e i suoi ministri questo non è però un problema. Lo stesso Siniscalco ha cercato di sdrammatizzare buttandola sui tecnicismi. La revisione dell'out look, spiega Siniscalco, non equivale a un vero e proprio declassamento. ‟C'è la stessa differenza - spiega il ministro - che c'è tra l'ammonizione e l'espulsione”.
Anche il ministro Maroni tenta di sdrammatizzare la notizia del passaggio dell'out look da stabile a negativo. ‟Rispetto i giudizi delle società di rating - ha dichiarato il ministro del welfare - ma noi dobbiamo investire per far crescere l'economia, per salvare le imprese e i posti di lavoro”. Anche il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, batte la strada comoda della sdrammatizzazione. ‟Non è un vero e proprio declassamento - ha detto a proposito di Fitch - siamo passati da una categoria all'altra, ma è ancora un giudizio sospeso”. La cosa più importante però, sempre secondo Berlusconi, è che le altre agenzie di rating mantengano i loro giudizi e non abbassino il livello dell'Italia.
L'ottimismo del governo viene però criticato dai partiti dell'opposizione, che tra le altre cose temono di dover pagare tutti gli errori economici di questo governo al momento di un eventuale cambio di guardia nel 2006. Nello stesso tempo l'ottimismo della Casa delle libertà viene seriamente messo in pericolo dalle altre agenzie di rating a cui si riferiva Berlusconi nella dichiarazione di ieri. Per Moody's, per esempio, l'economia italiana è ormai ‟sotto stretta osservazione” ed è improbabile un calo del deficit nel prossimo anno. Posizione analoga quella di Standard & Poor's, secondo la quale ‟la situazione italiana non è migliorata nel paese e le finanze pubbliche continuano ad essere sotto pressione”. Lo ha spiegato ieri Konrad Reuss, direttore della divisione Rating sovrani di Standard & Poor's. L'Italia è stata già declassata l'anno scorso dal livello ‟AA” al livello ‟AA-”.
Nonostante il mito intoccabile dei mercati finanziari e il primato dell'economia come libera iniziativa privata che viene costantemente giocato contro il ruolo del pubblico, il governo Berlusconi non si cura delle più grandi agenzie di rating che monitorano appunto i mercati. In realtà, ha spiegato ieri Enrico Letta, responsabile economico della Margherita, ‟Berlusconi annuncia quello che tutti temevamo: la prossima legge finanziaria sarà una finanziaria elettorale, senza alcuna copertura dei tagli fiscali”. Il rigore sui conti pubblici viene gettato via e questo vuol dire ‟mettere una zavorra sulle politiche economiche della prossima legislatura”.
Preoccupati anche i giudizi dei rappresentanti degli altri partiti di opposizione e del sindacato. Secondo il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, la raccomandazione di Almunia non può tranquillizzare, anzi è un segnale ulteriore sul pessimo stato dei conti pubblici italiani. I dati sono molto preoccupanti - ha detto Vincenzo Visco, deputato Ds ed ex ministro. Almunia ci dà due anni di tempo, ma si aspetta già per il 2005 un aggiustamento strutturale dei conti pubblici. Si deve anche sapere, aggiunge sempre Visco, che l'aggiustamento strutturale che l'Italia si è venduta per il 2004, in realtà, non è mai stato realizzato.

Paolo Andruccioli

Paolo Andruccioli (Roma, 1955) scrive sulla pagina economica del quotidiano "il manifesto", è stato caporedattore dello stesso giornale e direttore responsabile della rivista di dibattito politico-teorico "Il Passaggio" e della …