Riccardo Staglianò: Caccia ai segreti delle e-mail

12 Luglio 2005

L´e-mail che sembra morire ha varie vite di scorta. Perché in ogni passaggio che compie lascia una traccia digitale. E, rimbalzando da computer a computer, il "sistema" tende a copiarla. Per sicurezza, per far sì che almeno una arrivi a destinazione. Così che anche una volta distrutta, polverizzata informaticamente nel cestino del proprio pc di casa, nessuno garantisce che un suo ectoplasma di bit non le sopravviva nel server che ospita la casella postale. O in quello che l´ha indirizzata verso il destinatario. A quei doppioni, oltre che agli originali, sono interessati gli agenti antiterrorismo di mezza Europa. Dopo Londra, su proposta del ministro dell´interno Charles Clarke, si potrebbe monitorare il traffico - non il contenuto - della corrispondenza elettronica, degli sms e delle telefonate. E archiviarli per un tempo congruo (un anno) a dare un ulteriore strumento agli inquirenti. Che, a partire da quei messaggi, potrebbero dipanare il bandolo dei contatti tra sospetti terroristi, ricostruire la rete.
Una proposta che verrà discussa domani pomeriggio al consiglio straordinario giustizia e affari interni della Ue, convocato in fretta e furia per coordinare la "Risposta alla minaccia terroristica". E che vede Germania e Finlandia contrarie all´ipotesi già sostenuta dopo gli attentati di Madrid da Gran Bretagna, Francia, Svezia e Irlanda. ‟Troppo costoso per le compagnie telefoniche e internet” dissero Berlino e Helsinki. Facendo presagire la fortissima sperequazione in materia di durata dell´archiviazione del traffico dati, dal record italiano (sino a quattro anni) per le chiamate voce e sms al fanalino di coda tedesco, che non prevede alcun obbligo. Per non dire della giungla internettiana, dove ogni paese si comporta come crede. ‟Se si vuole archiviare il traffico - dice a ‟Repubblica” il ministro dell´Innovazione Lucio Stanca - nessuna obiezione, ma certo non i contenuti. È come se si potesse aprire la posta tradizionale, diventeremmo un altro stato e la lotta al terrorismo non ci deve far smettere di godere dei benefici della democrazia”. Il ministro è preoccupato soprattutto che scatti nell´opinione pubblica un riflesso pavloviano: ‟Prima si è associata la pedofilia a internet, non vorrei che si facesse la stessa saldatura tra terrorismo ed e-mail. Che ci facilitano il lavoro e la vita e di cui il paese ha sempre più bisogno”.
Quelli che l´eventuale obbligo di conservazione dovrebbero applicare, i fornitori di accesso, hanno molti più dubbi. E subodorano una colossale grana. ‟Avevano già tentato di farcelo fare - spiega Paolo Nuti, vicepresidente dell´Associazione italiana service provider - ma sin qui è rimasta un´ipotesi nel "repertorio delle intercettazioni". Conservare le intestazioni è fattibile ma possono essere falsificate, così la misura rischia di essere restrittiva per tutti e alla fine inutile”. Per mettere il naso nel "corpo" del messaggio, invece, ci vuole l´ordine di un magistrato. ‟E comunque - prosegue - piuttosto che un provvedimento affrettato per fissare entro l´estate i tempi della conservazione preferirei un provvedimento eccezionale, ma di durata temporanea, che si possa poi ridiscutere con calma”. Il punto di vista dei fornitori è semplice: più debbono conservare, più debbono tenere occupate le macchine. Per loro è prima di tutto un danno economico. Oltre che il primo passo verso un´eventuale invasione della privacy.
La lunghezza della vita di un´e-mail, interventi di polizia a parte, oggi la decide l´utente. Se usa un programma per la posta (Outlook, Eudora, etc) la scarica "fisicamente" dal server al suo pc. In teoria sul primo non ne resta traccia salvo, per un tempo variabile, delle copie di backup, di sicurezza. Se invece controlla l´e-mail via web, la corrispondenza può rimanere lì una vita, tanto più adesso che i siti come Google offrono caselle da 2 Gigabyte di spazio. E in quella memoria infinita si moltiplica anche il rischio che qualcuno la spii, decida di andare a vedere. Ora la Commissione europea vuole armonizzare la legislazione. Aggiungere un tempo minimo di conservazione a uso delle intelligence. Che potranno risalire alle comunicazioni elettroniche tra sospetti, come ha spiegato il ministro inglese. Ma anche ficcare il naso tra quelle tra normali cittadini, come temono i difensori della privacy.

Riccardo Staglianò

Riccardo Staglianò (Viareggio, 1968) è redattore della versione elettronica de "la Repubblica". Ha scritto a lungo di nuove tecnologie per il "Corriere della Sera" ed è il cofondatore della rivista …