Riccardo Staglianò: Internet. L´estate che ci cambiò la vita

25 Luglio 2005
L´estate in cui Internet nacque per davvero nessuna anagrafe la registrò. In teoria l´embrione di quella super-rete di computer aveva visto la luce nell´università di Los Angeles nel ‘69. A dar retta all´ufficialità, poi, il protocollo Tcp/Ip che le dette il nome fu messo a punto nell´82. E l´architettura world wide web che abbassò la complessità della navigazione dal livello ingegnere a quello casalinga venne varata nel ‘91. Ma quella è la Storia, e racconta solo la buccia. La polpa arrivò nel ‘95, dieci anni fa esatti. Quel dicembre "Newsweek", e "Panorama" in Italia, decretarono i dodici mesi trascorsi ‟l´anno di Internet”. D´altronde erano successe troppe cose per non notare il cambiamento. Netscape, che con il suo browser facile da usare era stata la principale responsabile della popolarizzazione della rete, fece il gran passo. Il 9 agosto si quotò in Borsa e gli investitori reagirono come le fan dei Beatles ai concerti: fu la terza performance nella storia del Nasdaq, in un giorno solo il prezzo delle azioni schizzò da 28 a 75 dollari. E fu subito new economy, la sorella finanziaria di Internet, che visse una stagione orgiastica lunga cinque anni per poi entrare in una quaresima che solo adesso sembra stemperarsi. Con Google che in questi giorni ha superato ogni record, arrivando a una capitalizzazione di 88 miliardi di dollari, più di General Motors, Ford e Chrysler messe insieme.
Microsoft sino ad allora aveva snobbato la rete. ‟Comunista”, fu l´epiteto con cui Bill Gates gelò un suo dirigente che gli consigliava di puntarci, dal momento che non era affatto chiaro come si potesse cavarci dei soldi. Ma nel discorso del 7 dicembre di quell´anno l´uomo più ricco del mondo annunciò urbi et orbi che ‟avevano svegliato un gigante dormiente” - con riferimento all´attacco giapponese a Pearl Harbor di cui quel giorno ricorreva l´anniversario - e di lì in poi ogni attività della sua azienda sarebbe diventata ‟internet-centrica”. Comprarono Explorer, ci attaccarono sopra il logo di casa e, da zero, conquistarono alla svelta l´86 per cento del mercato rintanando Netscape nello sgabuzzino delle anticaglie.
Il 16 luglio era stata la volta di Amazon. Alla faccia delle Cassandre che vaticinavano la fine della lettura liquidata dalla rete, l´ex broker Jeff Bezos, un tipo dalla risata sguaiata che qualcuno tentò di descrivere come un picchiatello, puntò tutto su quel negozio online che vendeva appunto libri. Non fu una passeggiata, tutti dicevano ‟che bello” ma pochi tiravano fuori la carta di credito. Anni di bilanci in profondo rosso e, un attimo prima che i venture capitalist gettassero la spugna, il primo profitto. Adesso, dopo un periodo in cui ha venduto anche le librerie, è diventato il Wal-Mart del commercio elettronico: frullatori, maglioni, scarpe da tennis con sconti inimmaginabili altrove. E nell´evoluzione della specie è diventato anche una piattaforma per le vendite all´asta, spina nel fianco di quella stessa eBay che dieci anni fa - guarda caso - fu pioniere del genere.
Anche il giornalismo ebbe in quei mesi la sua data memorabile. Cnn andò online il 30 agosto e persino la vecchia guardia, che pensava che le news in rete fossero roba da ragazzini, fu indotta a più miti consigli. Aggiornamenti 24 ore al giorno, Natale e feste comandate incluse. E per la prima volta l´America si divise tra telecomando e mouse per seguire il processo a O. J. Simpson e le cronache dell´attentato all´Oklahoma Building, quando il delirante Timothy McVeigh (dopo che si era pensato alla pista islamica) fece 168 morti. Adesso non c´è giornale che non abbia una versione elettronica. Un italiano su due sopra i 18 anni - dati Ipso di aprile - le notizie le trova in rete. E ‟Repubblica.it”, per restare in casa, ormai veleggia su una media di 500 mila lettori al giorno.
Per non dire di un altro dato, tanto oggettivo quanto penalizzato dal ‟tecnicalese”, la vera pietra miliare della svolta. Di tutti i sottoinsiemi della rete, tra cui e-mail e newsgroup, il world wide web superò quell´anno il "file transfer protocol". In italiano corrente: per la prima volta ci furono più persone che navigavano rispetto a quelle che scaricavano i file, sin lì attività prediletta dagli "smanettoni". Un salto di paradigma, il modem era diventato di moda, lo usavano le persone "normali". Poi apparve RealPlayer, per ascoltare l´audio in diretta e il Vaticano registrò il suo sito (vatican.va), tutte le encicliche su sfondo paglierino. Per proseguire l´opera di evangelizzazione in un non-luogo dove "sesso" e "dio" si contendevano il primo e secondo posto nelle classifiche delle parole più cercate sui motori di ricerca d´antan, i dimenticati Altavista o HotBot. Google se li è mangiati tutti. La settimana scorsa dichiarava otto miliardi e spiccioli di pagine setacciate. E da pochi mesi ha lanciato Earth, il servizio di mappe satellitari che consente a chiunque di ottenere una foto aerea di ogni fazzoletto di terra, eccezion fatta per Pentagono, Casa Bianca e poco altro. Motivi di sicurezza, non di algoritmi.
Tutti snodi importanti, fra i tanti tralasciati, segni che la creatura era diventata grande. Proprio due lustri fa. Con le prime scocciature associate allo sviluppo. Lo spam, ad esempio, l´acne di Internet. Inventato sul finire del ‘94 dai biasimatissimi avvocati Canter & Spiegel che volevano reclamizzare i loro servizi per aspiranti titolari di "green card". E che oggi intasa i tubi della rete come un calcare debordante, tanto da far registrare a giugno un milione di messaggi di posta monnezza al giorno - quelli legittimi sono minoranza assoluta - nelle rilevazioni di Commtouch. Viagra e Xanax contro ogni tipo di depressione o schemi infallibili per diventare milionari in cinque mosse.
Fastidi a parte, come ogni rivoluzione che si rispetti anche quella digitale necessitava di un manifesto. Che trovò quel medesimo anno in Essere digitali di Nicholas Negroponte, di lì in poi "il" guru. Scriveva: ‟L´informatica non si occupa più di computer ma della vita” e ancora che ‟i bit, il dna dell´informazione, stanno rapidamente rimpiazzando gli atomi come materia prima di base dell´interazione umana”. E aveva ragione. Oggi ha perso un po´ di smalto, lo si sente meno, surclassato quanto a esposizione mediatica dal fratello John, discusso ambasciatore Usa in Iraq.
Allora come oggi i censimenti della rete erano azzardi colossali. Solo per dare il senso della crescita, con fonti le più possibile omogenee, si può dire che a dicembre 1995 Idc contava 16 milioni di persone online (lo 0,4 per cento della popolazione mondiale) mentre a marzo 2005 Internet World Stats parlava di 888 milioni (il 13,9 per cento). Numeri che servono solo per tenere un minimo di punteggio. La profezia più azzeccata resta quella generale: un´invenzione che ha cambiato il modo di vivere. A New York come a Roma. Solo chi non ha ancora provato l´alternativa, oggi, può incaponirsi a fare la fila allo sportello della stazione piuttosto che ordinare il ticketless di Trenitalia.com. Si sceglie, si paga, e il biglietto te lo stampa in treno il controllore senza passare dal via. E soltanto la speranza di un incontro fortunato dal vivo può distogliervi dal sito di Poste.it per pagare tutte le bollette in tre clic. E chi frequenterà più un´agenzia di viaggi o una banca? Con Expedia o Travelonline, per citarne un paio, prenotate volo e albergo come se foste un tour operator. Mentre Fineco ha appena introdotto un servizio per cui ogni bonifico sopra una certa cifra o da un destinatario prescelto viene notificato via sms. Una lista, volendo, appena iniziata. Tuttocitta.it vi spiega la strada per arrivare ovunque: punto di partenza, punto d´arrivo e al resto ci pensa lui, segnalando ogni svolta e i sensi unici. Per non dire dell´antidoto definitivo alle amnesie librarie/cinematografiche. Quando non basta Google a far venire a galla le tessere mancanti nel puzzle della memoria, ci sono le banche dati specializzate. Come Amazon che ha introdotto il "search inside" che, all´interno di centinaia di migliaia di libri, scova la pagina esatta di ciò che nella vostra testa è solo un ricordo sfumato. O Internet Movie Database che scandaglia l´universo di celluloide per regista, attore, trama e battute memorabili.
Da quell´estate di dieci anni fa a oggi non è cambiato tutto ma quasi niente è più lo stesso. Per cercare una fidanzata il territorio di caccia prediletto dagli adolescenti statunitensi sono ora le chat. E anche i grandi, nella "modernità fluida" brevettata da Zygmunt Bauman, si rivolgono alla grande facilitatrice elettronica dell´incontro tra domanda e offerta di sentimenti. Quaranta milioni di americani, uno su sei, si collegano ogni mese in cerca di compagnia. Una volta c´era la piazza del paese, oggi Match.com o uDate, gli unici servizi telematici per cui la gente è disposta a pagare (469 milioni di dollari l´anno scorso solo negli Stati Uniti). Millenovecentonovantacinque, un secolo fa. Solo qualche risposta è più chiara. Di cosa parliamo quando parliamo di Internet? Di amori, di viaggi, di multe da pagare per parcheggi in divieto di sosta, di rose da comprare in zona Cesarini perché la lite è fresca e il fioraio chiuso, di canzoni da scaricare come colonna sonora della serata, con tanto di testi per cantarci sopra. Dell´ordinario caos della vita, insomma. Nient´affatto di computer.

Riccardo Staglianò

Riccardo Staglianò (Viareggio, 1968) è redattore della versione elettronica de "la Repubblica". Ha scritto a lungo di nuove tecnologie per il "Corriere della Sera" ed è il cofondatore della rivista …