Gianni Rossi Barilli: Una valigia ai tempi del terrore

27 Luglio 2005
Marta è una bella ragazza di Rovigo con la pelle e i capelli chiari. Non ha tratti somatici ‟sospetti” in base ai canoni dello scontro di civiltà. Anche lei però ha commesso un errore, viaggiando in treno con una valigia ‟da paura”. Sopra la valigia c'era infatti un'inquietante targhetta con la scritta ‟Emirates Airlines” (la compagnia di bandiera degli Emirati arabi) e perfino un adesivo bilingue, (inglese e arabo) con la dicitura ‟bagaglio controllato”. Tanto è bastato per seminare il panico alla stazione di Firenze che domenica sera è stata evacuata proprio per via della terrorizzante valigia, trovata incustodita nelle vicinanze del binario 10 dagli agenti della Polfer. Marta è una lettrice del "manifesto" ed è venuta a trovarci in redazione per raccontarci l'assurda esperienza che le è capitata in seguito al furto della valigia ‟incriminata”.
‟Domenica sera - dice - mi trovavo su un treno Intercity da Rovigo a Roma, dove lavoro. Non ho potuto mettere la valigia nel bagagliaio perché non c'era spazio e così sono stata costretta a lasciarla in corridoio. Alla stazione di Firenze sono scesa per fumare una sigaretta e quando sono risalita la valigia era sparita. Sono subito corsa dalla capotreno che per telefono ha avvertito la Polfer di Firenze, descrivendo la valigia nei minimi dettagli e dando le mie generalità, specificando che erano anche scritte dentro la targhetta della Emirates Airlines, rimasta sulla valigia dopo un viaggio durante il quale ero passata dall'aeroporto di Dubai. Ero piuttosto agitata perché dentro la valigia c'era il mio passaporto e questa settimana devo partire per un viaggio all'estero”.
La capotreno, dopo aver avvertito la Polfer a Firenze, consiglia a Marta di sporgere denuncia per il furto una volta arrivata a Roma. E qui l'aspetta la prima sorpresa. Alla Polfer della stazione Termini fanno difficoltà ad accettare la denuncia, capitolando solo dopo qualche insistenza, e non fanno neppure una telefonata ai colleghi di Firenze (‟tanto ormai il bagaglio è perso”, le dicono).
‟Lunedì mattina - prosegue Marta - riparto prestissimo per Rovigo perché mi serve un nuovo passaporto, arrivo alle dieci e mi precipito in questura dove (efficienza veneta) me lo rilasciano in due ore. Poi mia madre mi dice che ha letto sul Televideo che la sera prima era stata evacuata la stazione di Santa Maria Novella per un falso allarme bomba provocato da una valigia che era stata fatta brillare”. Dopodiché un amico mi dice di aver letto la stessa notizia su un giornale. A questo punto ho fatto due più due e sono andata subito alla Polfer di Rovigo per chiedere spiegazioni”. Qui parla con un ispettore, chiede come mai nessuno l'avesse avvisata malgrado la denuncia fatta e protesta per il danno subito. ‟Lui ha risposto che casomai avrebbero potuto loro chiedere i danni a me. Non sono stati in grado di incrociare due dati e se la volevano prendere con me”.
Marta comunque è una ragazza decisa e chiede che almeno le venga restituito quello che resta della fu valigia, ma le rispondono che è impossibile perché il corpo del non reato è stato messo sotto sequestro giudiziario. Lei però non si arrende. ‟Torno alla questura di Rovigo, li convinco a sollecitare la restituzione della valigia e vengo accontentata. Questa volta si sono anche scusati. Poi riparto subito per Firenze, dove vengo ricevuta da una funzionaria di polizia che si scusa un'altra volta e mi spiega che bisogna capire il clima di allarme generalizzato in cui viviamo. Ma mi domando: credono che la gente adesso si senta più sicura? E pensare che sarebbe bastato un controllo al computer o una telefonata tra la Polfer di Roma e quella di Firenze”. Alla fine la valigia le viene restituita, ovviamente un po' scassata per via della traumatica apertura e con una parte del contenuto distrutta. ‟Fortuna che era quasi vuota. I ladri, dopo averla rubata, l'avevano abbandonata in stazione senza aprirla. Forse si sono spaventati anche loro per le scritte in arabo”.
Il bilancio della vicenda sono diverse centinaia di euro di danni e 1800 chilometri su è giù per l'Italia in meno di ventiquattro ore a caccia del bagaglio perduto.”Essere liquidata con la valigia semidistrutta messa in un sacchetto dell'immondizia mi fa arrabbiare. Mi sono sentita trattata come una bambina stupida e mi sembra grave che abbiano addirittura provato a scaricare tutte le responsabilità su di me”. La legge, d'altro canto, ha sempre ragione.

Gianni Rossi Barilli

Gianni Rossi Barilli, nato a Milano nel 1963, giornalista, partecipa da vent’anni alle iniziative del movimento omosessuale, come militante, scrivendo, discutendo e anche litigando. Ha lavorato a “il manifesto” dal …