Paolo Andruccioli: Tremonti. Monti e Prodi «sono solo due falliti»

23 Agosto 2005
I tecnocrati che hanno fallito in Europa falliranno anche in Italia. «A casa tutti». È un Giulio Tremonti senza freni quello che ieri ha parlato prima al meeting di Cl a Rimini, poi al convegno «Cortina, cultura e natura». Gli attacchi del vicepresidente del consiglio, ex superministro dell'economia, sono rivolti a Monti e a Prodi. Anzi, a Prodi più che a Monti, anche se a quest'ultimo Tremonti ha riservato la stroncatura della proposta di un nuovo centro nello scacchiere politico italiano. Di primo acchito la battuta sui «tecnocrati falliti» era stata interpretata come una risposta all'intervista dell'ex commissario europeo alla ‟Stampa”. Poi, invece, è stato lo stesso Tremonti a rilasciare l'interpretazione autentica in una conferenza stampa subito dopo il suo intervento davanti alla platea di Rimini. «Non mi riferivo a Mario Monti, ma a Romano Prodi - ha spiegato Tremonti - davanti a mille persone neanche stai attento alle domande che ti fanno. Io parlavo di Prodi, parlo di Prodi e parlerò di Prodi». E l'intervista a Monti? «Non l'ho letta», ha confessato il vicepresidente del consiglio.
Tremonti su Prodi è andato giù duro. Non può vincere in Italia - è la tesi del vicepremier - chi «ha cannato sull'allargamento, ha sbagliato sulla convenzione europea e non ha avuto una sola idea in campo economico». Non parliamo poi dell'euro. In Italia, è sempre il Tremontipensiero, è meglio non ricordare agli elettori chi è stato il vero artefice dell'introduzione dell'euro. Ovvero è meglio che Prodi sorvoli sull'euro, altrimenti non potrà che perdere una barca di voti. A caccia di applausi, durante il suo intervento al meeting di Comunione e liberazione, Tremonti non si è lasciato scappare l'occasione per polemizzare ancora contro la bordata di fischi che ricevette a Bologna per l'anniversario della strage. «L'ultima volta che ho parlato - ha detto - avevo di fronte una platea ben diversa». Poi, quasi per frenare l'applauso cercato, Tremonti ha detto che non è necessario applaudire. «Basterebbe non fischiare».
Il nemico principale dichiarato di Tremonti è dunque Romano Prodi. Ma il vicenemico principale del vicepremier è sicuramente Mario Monti, che si sarebbe inventato la proposta del grande centro per disegni squisitamente personali. «In Europa - discetta Tremonti - esiste solo il sistema bipolare con l'alternanza tra Popolari e Socialisti. In Italia le leggi elettorali possono cambiare, ma nel nostro paese come in Europa c'è solo il bipolarismo». Dunque la stoccata a Monti: «Formule alternative, miste, domestiche, inventate secondo strumentalità delle carriere personali non hanno senso».
Le esternazioni a ruota libera di Tremonti non si sono concentrate ieri solo su Prodi e Monti. Il vicepremier ha parlato anche di economia (secondo lui non c'è da preoccuparsi, la nostra economia sta molto meglio di quello che si dice), di Wto, l'organizzazione per il commercio mondiale che non sarebbe altro che un Pantheon del mercatismo, una pazzia ideologica. «Il mercatismo - dice Tremonti - l'ideologia fondamentalista e dogmatica che nasce dalle contaminazioni tra liberismo e comunismo è l'ultima pazzia ideologica del novecento e il suo Pantheon è il Wto». E su questo argomento l'ex superministro economico annuncia un suo lavoro che sarà pubblicato a settembre. Pubblicità preventiva.
Naturalmente nel suo doppio intervento pubblico di ieri Tremonti ha parlato anche della sua materia preferita: le tasse. Due esempi: il no alla tassazione delle rendite e disponibilità a introdurre un 7 per mille per il no profit. Spiritosa, tra le repliche, quella del verde Paolo Cento. Tremonti parla di falliti, ma anche lui è un fallito, visto che è stato cacciato come ministro.

Paolo Andruccioli

Paolo Andruccioli (Roma, 1955) scrive sulla pagina economica del quotidiano "il manifesto", è stato caporedattore dello stesso giornale e direttore responsabile della rivista di dibattito politico-teorico "Il Passaggio" e della …