Gianni Riotta: Promuovere democrazia nei regimi totalitari? Tutt'altro che un'utopia

08 Settembre 2005
Promuovere la democrazia nel mondo: se siete convinti che si tratti di uno slogan del presidente repubblicano George W. Bush, acerrimo nemico degli europei pacifisti, aggiornate i pregiudizi. Il 74% dei cittadini dell’Unione Europea, tre su quattro, dichiara che promuovere la libertà nei Paesi dove imperano i dittatori non è un’utopia velleitaria, ma un’ottima idea. Al contrario, solo il 51% degli americani è persuaso che valga la pena di disseminare democrazia all’estero. E, sorpresa numero 2, sapete chi la pensa esattamente come gli europei? Sono i cittadini americani che votano per i repubblicani di Bush a reagire come noi davanti alla speranza di fecondare il mondo con Miss Liberty: 76% a favore, mentre i democratici, che la vulgata della propaganda ignorante crede internazionalisti, è contraria al 57%.
Sono solo le prime contraddizioni all’analisi politica corrente che emergono dallo studio, diffuso oggi nel mondo, Transatlantic Trends 2005 Partners, coordinato dal German Marshall Fund con la Compagnia di San Paolo. Il sondaggio prova che lo sforzo diplomatico di Bush per riavvicinare gli Usa, invero un po’ goffo, non riscalda ancora il cuore del Vecchio continente dopo il gelo del 2003 sull’Iraq ma che la tempesta atlantica, se non è bonaccia, almeno non infuria più tragica. Lo studio Marshall-San Paolo conferma che la comunità delle democrazie, se diretta da leaders lungimiranti e non da pasticcioni arroganti, resta salda e potrebbe essere formidabile nella guerra al terrorismo, la lotta al fondamentalismo e la crescita del benessere. Non vi è infatti più traccia di aumento dell’antiamericanismo, e gli europei stanno ben attenti a non mischiare le critiche alla Casa Bianca di Bush con il livore anti Usa. Né la debacle sulla Costituzione europea bocciata in Francia ha minato la fiducia dei cittadini dell’Ue. Anzi, e farebbero bene ad ascoltare i diplomatici piccini di Londra, Parigi e Berlino, il 60% degli europei rivendica un seggio unico al Consiglio di Sicurezza Onu per l’Unione, la posizione dell’Italia che perfino i francesi, 62%, e i tedeschi, 64%, appoggiano (divisi gli inglesi, 55 contro, 45 a favore) a riprova di come talvolta l’opinione pubblica sia più lungimirante dei leader. Gli americani condividerebbero il pianeta con un’Europa superpotenza, ma gli europei sono perplessi su come governare il mondo. Il 70% dei cittadini Ue vuole maturare in ‟superpower” come gli Usa, ma un quarto crede che la crescita debba essere solo economica, mentre un 35% ritiene che senza la forza di un esercito comune la voce di Bruxelles resterà sempre flebile ed è (udite!) disposto a pagare più tasse per la difesa comune. Il sogno di Churchill 1950, bocciato dai francesi, si fa largo pian piano. Chi ha creduto nelle maschere opposte Usa-Ue deve fare penitenza. Americani ed europei la pensano allo stesso modo sulla Cina, collaborare economicamente ma senza scordare i diritti civili, e sull’Iran, timore per la corsa al nucleare ma senza attacco militare (contro il 95% degli europei e l’85% degli americani). Negli Usa come nell’Ue si temono il terrorismo e l’effetto serra. Gli Usa son divisi da Bush, amato e detestato, l’Europa dalla Turchia, con i contrari all’ingresso nella Ue in aumento e il 42% incerti. Insomma un quadro atlantico di valori e timori condivisi, di impegni possibili, di cultura omogenea. Una forza immensa per la pace e lo sviluppo se Washington e Bruxelles parlassero, invece di ringhiare o pigolare. I risultati dello studio del Marshall Fund e della Compagnia San Paolo.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …