Paolo Andruccioli: Ora tocca alla sanità. Tagli per 4,5 miliardi

16 Settembre 2005
Il ministro dell'economia Domenico Siniscalco continua a smentire la notizia. Stesso profilo quello del suo viceministro Giuseppe Vegas, che ieri si è impegnato sollennemente: non ci sarà nessu taglio alla sanità, ha dichiarato Vegas, ma anzi ci sarà un aumento di tre miliardi per il 2006. Sulla stessa scia le dichiarazioni dei rappresentanti di Alleanza nazionale, partito molto sensibile agli effetti antipopolari delle leggi finanziarie. Il portavoce del partito, Andrea Ronchi, ha ribadito ieri il ‟no secco” a eventuali tagli alla sanità pubblica. Il rappresentate di An vuole però tranquillizzare tutti, dopo aver messo le mani avanti. Noi siamo contrari ai tagli, è stato il suo ragionamento, ma in ogni caso - al momento non ci risultano. Tutte invenzioni dunque?
Non la pensa così Rosy Bindi, responsabile delle politiche sociali della Margherita. ‟Con buona pace del ministro Storace - ha dichiarato la Bindi - probabilmente distratto dallo scontro sulla legge elettorale, da quanto si apprende dalle bozze della finanziaria che stanno circolando, la sanità è il settore in cui il "tecnico" Siniscalco ha previsto i tagli più consistenti nella prossima legge finanziaria”. I tagli in questione, sempre secondo la responsabile della Margherita, ammonterebbero dunque a cinrca 5 miliardi delle vecchie lire, ‟che si andrebbero ad aggiungere al sottofinanziamento del fondo sanitario nazionale di questi anni pari a 5 miliardi di euro, nonché ai tagli agli enti locali, al fondo per le politiche sociali”.
Per il personale sanitario potrebbe essere l'addio definitivo al rinnovo del contratto.
Nella bozza provvisoria della finanziaria e nei grafici e tabelle di supporto risulta in ogni caso un taglio complessivo di circa 6 miliardi di euro alle spese. Di questi soldi, 2,5 miliardi di euro riguardano direttamente la sanità. Il bilancio dello Stato deve essere ridimensionato alla voce uscite e bisogna cominciare con i risparmi per alcuni ministeri e con i tagli ai finanziamenti agli enti locali. Complessivamente, sempre stando alle anticipazioni finora trapelate di una manovra che rimane ancora molto oscura, saranno appunto circa 6 miliardi i tagli da operare sulle spese per il prossimo anno. I possibili risparmi sulla sanità saranno dunque 2.5 miliardi di euro. Questo vuol dire che saranno tagliare prima di tutto le prestazioni dirette ai cittadini, visto che il resto della spesa consiste nei costi del personale, da quello medico a tutto il resto, ovvero gli amministrativi, i portanti, gli infermieri e i tecnici. Solo per rimanere a queste spese c'è per esempio da ricordarei costi del contratto della dirigenza medica per il 2005, soldi che sono ancora in sospeso.
Gli assessori alla salute di tutte le Regioni italiane sono molto preoccupati, così come gli stessi governatori delle Regioni visto che la sanità è un tema centrale nel rapporto con l'elettorato, in un momento molto delicato anche dal punto di vista politico. E' ovvio che tagliare le spese per la salute proprio con la finanziaria che porta alle elezioni politiche non è una passeggiata per il governo. Ed è questo che spiega l'atteggiamento contraddittorio e ondivago del ministero dell'economia Siniscalco che da una parte smentisce i tagli e anzi parla di aumento delle risorse, dall'altra dà mano libera ai suoi tecnici per mettere a punto il piano di tagli alla sanità.
Attendendo quindi la conferma ufficiale del testo della finanziaria che sarà limato e modificato decine di volte da qui alla fine del mese, ci sono però i dati del Dpef, il documento di programmazione economica e finanziaria varato in luglio e le cifre fornite in estate dalla Corte dei conti sullo sforamento della voce sanità all'interno dei conti pubblici generali. Nel Dpef si diceva chiaramente che la spesa per la sanità è assolutamente fuori controllo con un incremento che ormai ha superato il 7 per cento neegli ultimi cinque anni. La Corte dei conti ha detto poi che rispetto alle previsioni del vecchio Dpef, lo scostamento di spesa nel 2006 sarà di 4,2 miliardi e nel 2007 di 3,4 miliardi di euro.
Per Achille Passoni, responsabile delle politiche sanitarie della Cgil, mancano all'appello, ancora per il 2004, 4,5 miliardi di euro e 5 miliardi per il 2005. In tutto, insomma, circa 10 miliardi che lo Stato non ha mai finanziato, ma che le Regioni hanno già speso per mandare avanti il sistema sanitario nazionale pubblico. E' chiaro, spiega Passoni, che questo è un elemento di fortissima sofferenza per le Regioni, visto che per non bloccare tutta la sanità pubblica, è necessario pagare gli stipendi del personale, le medicine, i fornitori. Se ora la finanziaria per il 2006 apporterà ulteriori tagli, allora la situazione potrebbe diventare davvero d'emergenza.
In più c'è la tremenda spada di Damocle della cancellazione, seppure progressiva dell'Irap, la tassa sulle attività di impresa che fino ad oggi è stata ultizzata per finanziare le spese sanitarie a livello regionale. Il governo ieri ha fatto sapere che il taglio dell'Irap sarà parzialmente ridotto e dalla promessa di 5 miliardi di è passati - stando sempre alle prime anticipazioni - a 2 miliardi di euro per l'Irap. La domanda comuque rimane: dove si troveranno i 2 miliardi che si cancelleranno nel finanziamento della sanità. Tra i 2,5 miliardi di tagli e i 2 milardi che verranno meno dall'Irap arriviamo quindi a 4,5 miliardi di euro di tagli complessivi alle spese per la salute. Come possa parlare Vegas di un aumeno di 3 miliardi per il 2006 è un altro degli innumerevoli misteri di questi tempi.

Paolo Andruccioli

Paolo Andruccioli (Roma, 1955) scrive sulla pagina economica del quotidiano "il manifesto", è stato caporedattore dello stesso giornale e direttore responsabile della rivista di dibattito politico-teorico "Il Passaggio" e della …