Guido Olimpio: E il Sismi tese la mano ai nemici della Cia

02 Novembre 2005
Grandi favori e piccoli dispetti. Potremmo definirli così i rapporti tra Cia e Sismi nel periodo che va dal 2002, anno di vigilia per la guerra in Iraq, al 2005, segnato dall’uccisione di Nicola Calipari a Bagdad e dall’inchiesta sul rapimento di Abu Omar a Milano. Dunque sullo sfondo c’è l’Iraq, ma non solo.
La questione centrale è rappresentata dalla lotta alla proliferazione delle armi di distruzione di massa. Un tema molto caro a Washington. Gli uomini del Sismi, così come i loro colleghi francesi e inglesi, si associano alla caccia. Ora seguono piste buone, ora imboccano strade fasulle. Sicuramente alcuni settori del nostro servizio segreto militare si allineano sulla posizione dei falchi dell’amministrazione Usa per i quali Saddam nasconde ancora un poderoso arsenale. E l’accusa - rilanciata da un’inchiesta di ‟Repubblica” - sulla trasmissione a Washington di un dossier falsificato sui tentativi dell’Iraq di comprare uranio in Niger rientra in questa politica di sostegno. Ma c’è dell’altro. Riguarda l’Iran, Paese ostile agli Usa e buon socio di affari con l’Italia. Bene, nel 2002, i nostri 007 si inventano l’approccio binario. Così tengono d’occhio gli emissari iraniani che comprano materiale strategico e nel contempo tendono la mano all’intelligence khomeinista. La temuta Vevak, la polizia segreta, chiede uno scambio informativo. Teheran ha bisogno di materiale per analizzare foto satellitari e tecnologia. In cambio offre protezione - i khomeinisti controllano molte fazioni radicali in Medio Oriente - e garanzie future, nel caso gli italiani (come poi si verificherà) mandino i soldati in Iraq. Il Sismi prepara anche la sua foresteria a Forte Boccea che dovrà accogliere un gruppo di 007 iraniani inviati in Italia per un corso d’addestramento. Non sappiano se gli ‟ospiti” siano poi arrivati. Di sicuro l’idea del patto suscita malumori nel servizio - dove non mancano professionisti preparati - e il capo, Nicolò Pollari, decide di ‟secretare” l’intera questione. Intanto gli americani rilanciano un progetto per creare in tutta Italia una rete di uffici Cia che possano contrastare l’azione di quei paesi che acquistano tecnologia proibita. Il Sismi mette a disposizione la sua Ottava Divisione, che segue proprio la proliferazione. Ma nascono le gelosie. Insorgono gli 007 della Prima Divisione (spionaggio) e i rivali del Sisde. I contrasti si arricchiscono di un episodio alla fine del 2002. Al Sismi arriva la segnalazione di strani personaggi che si muovono attorno all’ambasciata americana a Roma. A prima vista sembrano passanti innocenti. Una donna che aspetta il bus, un uomo che legge il giornale all’angolo della strada. Si muove la Prima Divisione ma, in apparenza, non scopre nulla di rilevante. Intervengono invece quelli dell’Ottava che individuano una rete di sicurezza organizzata dagli americani e della quale fanno parte anche degli italiani. Alla Cia non la prendono bene. E dopo qualche settimana si vendicano con un calcetto negli stinchi. Contattano il Sismi e dicono: ‟Vi siete accorti della presenza in un albergo di un gruppo di alti funzionari della Vevak iraniana? Dormite?”. Le trame irano-irachene si intrecciano con i preparativi del sequestro dell’ex imam egiziano Abu Omar a Milano. Nell’estate 2002 la Cia, rappresentata dal responsabile per l’Italia Jeff Castelli, studia la fattibilità dell’operazione. Tra settembre e ottobre gli americani cercano una sponda italiana (una copertura), ma il progetto si arena perché il Sismi non vuole essere coinvolto. Troppi rischi, troppe persone da informare. La Cia va avanti e, probabilmente, già in novembre esegue i primi pedinamenti del terrorista. Il 17 febbraio 2003 Abu Omar viene rapito dal commando americano. Il Sismi assicura il governo e, successivamente, la Cia che nessuno andrà a ficcare il naso in quella storia. A Forte Braschi, sede del servizio, arrivano lettere di encomio del capo della Cia, George Tenet. Nel giugno di quest’anno la Procura di Milano emette i mandati di cattura per gli 007 Cia. A Washington non la prendono bene.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …