Guido Olimpio: Abu Omar. Caccia a mister X, il capo degli 007 "pasticcioni"

29 Giugno 2005
È il 17 febbraio 2003. Robert Seldon Lady, capo antenna Cia a Milano, è seduto nel suo ufficio a pochi metri dalla Questura. È da questa postazione avanzata che Bob coordina il team di agenti appostati attorno a via Guerzoni. È il commando della Special Removal Unit, la Sru, la squadra che deve rapire l’imam Abu Omar. Una delle tante ‟consegne speciali” eseguite dall’intelligence contro i terroristi qaedisti. Sono uomini e donne capaci di bloccare una persona per strada, infilarla dentro un furgone e scappare: la pratica deve essere chiusa al massimo in trenta secondi. Alla ‟fattoria”, il centro di addestramento di Camp Peary, gli 007 hanno provato l’azione centinaia di volte. Per loro è qualcosa di meccanico. Contano la velocità e la forza. Per questo nell’ambiente Cia sono conosciuti come i ‟cavernicoli” . A guidare il team in via Guerzoni c’è un personaggio non ancora identificato dalla nostra polizia. La Digos, però, ha messo insieme il suo Dna elettronico, ossia le telefonate di colui che chiameremo l’Agente X. È dal controllo delle comunicazioni, incautamente condotte con i cellulari, che la nostra polizia ha individuato alcuni momenti chiave. 1) L’Agente è il numero centrale nei contatti tra i sequestratori. 2) È il perno delle telefonate di 7 utenze presenti nella zona del sequestro. 3) Partecipa al trasferimento verso Aviano. 4) Telefona per tre volte al colonnello Joseph Romano, in attesa all’interno della base di Aviano: il giudice Armando Spataro ha chiesto di poterlo interrogare nella speranza da identificare l’Agente X. 5) Segnala, nella notte, al comando di Langley, ‟missione compiuta”. In base al piano, studiato insieme a Bob Seldon, nel quadrante del sequestro agiscono almeno 13 agenti, in parte identificati. Ci sono almeno due donne, alle quali l’Agente X, sempre d’intesa con il capo antenna Cia, ha affidato il compito della sorveglianza ravvicinata. In quanto donne dovrebbero dare meno sospetti. Una, Monica Courtney, è la vedetta. La sua compagna, invece, si muove lungo il marciapiede, pronta a dare l’allarme se dovesse verificarsi un imprevisto. In almeno due occasioni - secondo nostre fonti - l’operazione è saltata all’ultimo minuto. La Special Removal Unit conosce ormai alla perfezione il quartiere. Gli esploratori sono arrivati a novembre: è allora che inizia il traffico telefonico di alcune utenze. Sono stati loro a preoccuparsi della logistica, forse - ed è un capitolo che sta molto a cuore al dottor Spataro che ha guidato le indagini - hanno avuto un aiuto da parte di personaggi italiani. Privati o legati ad apparati di sicurezza. Gli stessi agenti si sono spostati, come dei turisti, nelle città italiane - Firenze, Venezia, La Spezia - dove hanno studiato gli ultimi dettagli. Per l’operazione Abu Omar, svoltasi in una zona abitata, il comando Cia ha mobilitato una delle squadre Sas, Special Activities Staff. Si tratta di mini unità, composte da dodici tredici uomini. Ci sono gli specialisti per le attività terrestri e quelli capaci di agire nella baia di un porto, a loro si aggiungono gli elementi del reparto aereo. Nel caso ci sia bisogno di un’assistenza per intercettazioni e comunicazioni coperte, si può chiedere l’intervento di un paio di ‟tecnici”. Ma l’incredibile numero di tracce telefoniche lasciate dal commando e l’uso dei telefonini invece delle più sicure radio ricetrasmittenti fanno pensare che questa volta il tecnico sia rimasto a casa. I ragazzi di Bob hanno sicuramente seguito un corso di guida veloce ‟crash and bang” , hanno imparato a condurre qualsiasi veicolo, a sfondare una barricata, a intercettare un mezzo e a sottrarsi a un inseguimento. Il blitz deve essere tale: prendi e scappa, come recita il manuale studiato a Camp Peary e a ‟The Point” , altra base d’addestramento. Quando l’Agente X impartisce l’ordine il team si muove alla perfezione. Tutto sembra filare liscio come in una esercitazione. Ma, all’improvviso, compare una donna che assiste alla fase finale del sequestro. Una testimonianza dalla quale partirà l’inchiesta. I ‟cavernicoli” , poi, commettono due altri errori. Non narcotizzano completamente la vittima e gli lasciano l’orologio permettendo all’imam di calcolare le distanze del viaggio verso Aviano. In quel momento possono sembrare dettagli trascurabili. L’Agente X e Seldon sono soddisfatti. In fondo in cinque ore hanno rapito Abu Omar e lo hanno impacchettato su un aereo con destinazione Il Cairo. Sicuro del successo, l’Agente X impugna il suo cellulare e fa l’ultima comunicazione oltre Oceano. La chiamata raggiunge una utenza riservata della Virginia che potrebbe essere il comando del Dipartimento operazioni Cia: il cliente è arrivato. La notte del 17 marzo 2003 non immagina certo che due anni dopo da cacciatore diventerà una preda.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …