Guido Olimpio: Altri tre indagati dai pm di Milano prelevati in Malesia

04 Luglio 2005
Habu Hani, Muhammad Abdul Ghafar, Sabri Ghilar. Le tre ‟Tigri della Malesia” sono scomparse insieme nel 2002, un anno prima del rapimento di Abu Omar. Forse conoscevano l'imam, avendo frequentato gli stessi campi di battaglia in Afghanistan e in Bosnia. Sicuramente ne hanno condiviso il destino finale: un orrendo carcere egiziano dove sono stati trasferiti - con un volo Cia - dopo l’arresto avvenuto a Kuala Lumpur.Il caso dei tre estremisti è collegato all’Italia. Le tigri finiscono in arresto in seguito a una operazione del Ros dei Carabinieri a Milano. Viene infatti individuata una rete tunisina incaricata di fornire appoggio logistico al terzetto nascosto in Malaysia. Poiché le nostre forze di sicurezza non hanno una ‟stazione” a Kuala Lumpur è evidente che la localizzazione di Abu Hani è legata a una segnalazione della Cia o dell’Fbi.Del resto i tre non sono pedine da poco. Abu Hani compare nella lista dei ‟most wanted” dell’Fbi con altri due nomi: Omar Lhazazba e Hani Jaserevic. Ghafar è coinvolto nell’attentato contro la nave americana ‟Cole” nello Yemen, Ghilar è ritenuto legato ad Al Qaeda. Nato nel 1957 in Egitto, Abu Hani è un operativo di primo piano. Lo dimostra un particolare non da poco: è lui a scrivere una lettera di presentazione per i kamikaze tunisini che uccideranno Ahmed Shah Massud, il capo dell’Alleanza del Nord, alla vigilia dell’11 settembre. L’egiziano si è conquistato i gradi e la fiducia dei vertici qaedisti con il lavoro sul campo. Ha combattuto in Afghanistan, dove ha affinato le tecniche di guerriglia. Quindi si è spostato in Bosnia insieme con altri militanti (un percorso seguito anche da Abu Omar). Infine lo ritroviamo in Cecenia a fianco del giordano Khattab, l’emiro del battaglione arabo che combatte i russi. Secondo diverse informazioni Abu Hani si preoccupa del reclutamento, della raccolta dei fondi e del network di supporto. Dopo l’invasione dell’Afghanistan da parte degli americani è in cerca di un nuovo rifugio. L’egiziano si sposta in Asia. C’è chi scappa in Cina, chi in Thailandia. Abu Hani si stabilisce con i due compagni a Kuala Lumpur e si mette in contatto con un gruppo operante in Lombardia. Chiede che gli mandino un ‟kit”. Ossia un passaporto pulito, patente, permesso di soggiorno e altri documenti italiani. Con questi vuole raggiungere l’Iran, nuova area di raccolta per i seguaci di Osama. Ma c’è anche il sospetto che in realtà stia preparando una ‟sorpresa” in Europa. Lo arrestano prima che possa lasciare la Malaysia e scompare. Fonti egiziane raccontano che Abu Hani, Ghilar e Ghafar sono le vittime di una ‟consegna speciale”. Gli americani li hanno prelevati e trasferiti, dopo un periodo di detenzione, in Egitto dove per loro era pronta una cella. Ancora una volta tre importanti personaggi, che avrebbero potuto essere fondamentali per gli sviluppi dell’inchiesta, sono stati sottratti alla giustizia italiana.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …