Guido Olimpio: La divisa dell’euro-jihadista

20 Luglio 2005
I quattro uomini-bomba non hanno avuto bisogno di mimetizzarsi. Si sono incamminati per la loro missione letale indossando gli abiti di tutti giorni, identici a quelli dei loro coetanei. Scarpe da ginnastica alla moda, zainetto, cappellino da baseball, pantaloni larghi, iPod. Giustamente li hanno definiti dei ‟tipi qualunque”. E per questo era impossibile distinguerli dalle migliaia di giovani che ogni giorno salgono sul metrò. Così è stato per Mohammed Atta quando, l’11 settembre 2001, ha attraverso il posto di controllo all’aeroporto e una telecamera lo ha filmato. Poteva essere un passeggero qualsiasi. Il sembrare normali è decisivo per i qaedisti in Occidente.
Conducono esistenze normali in modo da non destare attenzione, se ne stanno ben lontani dalle moschee radicali, ma, al momento opportuno, cambiano trasformandosi in macchine da guerra. Chi organizza le cellule ha studiato a lungo le nostre società e ha preparato un piccolo manuale, utile per quanti hanno conservato abitudini e costumi del loro Paese d’origine. Il decalogo può essere usato dall’integralista radicale che abita a Milano, come dal volontario che vuole raggiungere l’Iraq. I consigli partono dall’aspetto.
E la regola numero uno è: il futuro mujaheddin non deve sembrare un fondamentalista. Quindi - quando viaggia - deve lasciare a casa la jalabia e indossare sempre abiti occidentali: i jeans, la giacca, pantaloni ampi. Qualcuno può anche ostentare la cravatta. L’aspetto fisico non è meno importante. La barba va tagliata, i capelli possono essere tenuti lunghi. Uno degli attentatori di Londra, il giamaicano Lindsey, girava con una ‟coda”. Lo stesso aspetto di Richard Reid, l’estremista delle scarpe-bomba. Preparate il fisico e la mente, predica il manuale. I terroristi del metrò, nel tempo libero, si dedicavano allo sport: calcio, cricket, arti marziali, pugilato. Alcuni ‟pirati” dell’11 settembre, soprannominati ‟i muscoli”, si erano invece iscritti a una palestra della Florida. Erano loro a dover tenere a bada i passeggeri diventati ostaggi. Di solito gli estremisti che risiedono in una città europea frequentano i piccoli chioschi che preparano spiedini e cibo arabo. Ma nel decalogo si suggerisce al militante di farsi vedere nei locali più ‟occidentali”. E dunque l’hamburger o le ciambelle dolci all’americana possono aiutare a crearti il ruolo. Chi è molto religioso ascolta per tutto il giorno cassette con sermoni e versetti del Corano, oppure inni alla Jihad. Il manuale, invece, consiglia al militante di portare sempre un lettore di Cd Rom o l’iPod pieno di musica moderna opportunamente selezionata.
Con una raccomandazione: scegli le canzoni del momento, insomma imita il tuo coetaneo francese o italiano. Questo perché, in caso di un controllo della polizia, nessuno si insospettirà. Sembrano banalità, risvolti insignificanti che possono persino far sorridere. Eppure la storia di Londra dimostra come i particolari contino, specie quando gli investigatori devono capire se vale la pena seguire - investendo risorse, uomini, tempo - un sospetto. Mohammed Sidique Khan, presunto cervello dell’operazione, e un altro elemento di Al Qaeda erano comparsi sul radar degli 007 che, tuttavia, non li hanno giudicati abbastanza pericolosi. I viaggi in Pakistan, in contatti con terroristi arrestati nel 2004 e alcune piccole stranezze nel comportamento erano poca cosa. In fondo erano quattro tipi qualunque.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …