Guido Olimpio: Le donne del blitz Abu Omar

29 Giugno 2005
Nell’inchiesta sul rapimento di Abu Omar il ruolo centrale è attribuito a Bob Seldon Lady. È l’ex poliziotto diventato capo antenna Cia a Milano - sostengono gli investigatori - a fare da coordinatore nel sequestro dell’imam. Lo rivelano i suoi contatti, le sue telefonate, la profonda conoscenza della realtà milanese. Lady non è solo il più alto dirigente della Cia in città, ma è colui che ha in mano i dossier. Come i in tutte le spy story la realtà non è ‟bianca o nera” . Contano le sfumature, le sottigliezze, i particolari. Chi conosce Lady e le spie che girano per Milano - dagli iraniani ai cinesi - invita a guardare chi stava attorno Bob Lady prima e durante l’operazione. E dall’ombra emergono altre figure. Femminili. Tre agenti donna della Cia, ognuna con incarichi e compiti diversi. La prima la chiameremo ‟l’aggressiva” . Determinata, capace di prendere decisioni in autonomia, disinvolta nei rapporti personali e professionali. Tratti asiatici, abbigliamento vistoso, è considerata brava nel lavoro clandestino, abile nel pedinare un bersaglio, rapida nel piazzare una microspia, suadente per conquistare una nuova fonte. Ma altrettanto a suo agio nel partecipare ad un cocktail o a seguire una festa campestre. Non si nasconde, mantiene rapporti ufficiali, si protegge con una delle solite cariche diplomatiche. Agisce in diverse città italiane, lavora a Milano e poi si sposta a Roma. Cambia base, però l’occupazione è sempre la stessa. Spionaggio e contro terrorismo. Tiene d’occhio con gli altri la folta comunità integralista presente lungo la penisola e cerca ogni frammento di informazione. Non è difficile. Dopo l’11 settembre la collaborazione con gli apparati di sicurezza è ampia. C’è la paura di un attacco e l’Italia è certamente una base logistica importante. In linea gerarchica Bob Seldon Lady è sicuramente più importante, è il capo antenna ma ‟l’aggressiva” sembra avere agganci giusti tanto in Italia che al quartier generale di Langley. Di nuovo gli esperti la definiscono ‟intraprendente” . La seconda Mata Hari americana è la ‟veterana” essendo nata nel 1946 ed è una delle donne con maggiori responsabilità. Arriva a Milano il 21 gennaio, partecipa ad alcune riunioni chiave durante le quali vengono finalizzati dettagli dell’operazione. Ha quasi il ruolo dell’ispettore, perché sembra verificare i diversi incarichi degli uomini sul campo. La ‟veterana” non attende, però, la fase finale del blitz. Sette giorni prima del sequestro, il 10 febbraio, la 007 interrompe i contatti telefonici con gli altri membri del commando e lascia l’Italia il giorno seguente. Evita però di usare l’aereo. Teme che un successivo controllo sulle liste passeggeri possa portare al suo nome e dunque sceglie la via terrestre. Secondo le indagini la donna raggiunge la Germania con una vettura presa a noleggio da un altro agente segreto Cia. Una precauzione però che non impedisce alla nostra polizia di ricostruire la sua fuga. Come buona parte del team di 007 coinvolti nel rapimento risale verso il Nord Europa. Da qui i membri della Special removal unit faranno ritorno negli Stati Uniti. Arriviamo alla terza, ‟la vedetta” . Gli inquirenti sono sicuri che abbia partecipato alla fase di ricognizione nella zona di Via Guerzoni, Viale Jenner e Via Conte Verde, dove al numero 18 abitava AbuOmar. Il suo telefono è presente nel quartiere anche al momento del sequestro: la polizia ritiene che facesse da sentinella. Per avvertire dell’arrivo di una pattuglia, per scoprire l’eventuale presenza di amici dell’imam. Nel ricostruire i movimenti della ‟vedetta” non mancano le sorprese. Il 1 febbraio 2003, ad esempio, la 007 raggiunge il ‟Jolly Hotel del Golfo” a La Spezia. Non dorme da sola. Condivide infatti la stanza numero 528 con un altro compagno dell’intelligence. Costo: 122 euro. Lo stesso hanno fatto il 3 febbraio due agenti, un uomo e una donna, che si regalano una gita a Chiesa di Valmalenco, Sondrio. Invece di tornare a Milano prendono una camera matrimoniale - la 410 - all’Hotel Tramoggia. Lavoro e sentimenti. Al comando della Cia a Langley, durante il debriefing, i loro superiori avranno chiesto spiegazioni non solo sugli errori commessi, ma anche su quelle notti.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …