Guido Olimpio: Nazismo. Il boia dei bimbi

22 Settembre 2005
Alois Brunner e Aribert Heim. Il primo un ufficiale delle SS, il secondo un medico. Entrambi austriaci come il loro idolo, Adolf Hitler. Sono considerati responsabili della morte di migliaia di ebrei, tra loro molte donne e bambini, usati come cavie per pseudo esperimenti o gasati. I due sono sfuggiti alle ricerche di Simon Wiesenthal, diventando delle primule nere, invano inseguite da mandati di cattura internazionali e protette da complicità estese. Wiesenthal si è spento senza poterli vedere finalmente in manette, seguendo il destino degli oltri mille criminali di guerra fatti arrestare dall’instancabile cacciatore. Forse per loro non vi sarà mai una soluzione giudiziaria - l’arresto, il processo, la condanna - ma solo la ‟soluzione biologica”.
La morte di vecchiaia. Forse questo è già avvenuto per Brunner, ormai ultranovantenne: l’ultima traccia porta in Siria, dove ha vissuto grazie all’aiuto del regime degli Assad. Heim, invece, sarebbe nascosto sulla costa mediterranea della Spagna. I suoi familiari sostengono che sia deceduto ma l’Interpol non esclude si possa nascondere nei pressi di Alicante. Un sospetto rafforzato dall’invio di denaro - tra il 2000 e il 2003 - da parte dei parenti su un conto in Spagna a disposizione di un personaggio non identificato. Non solo: in una banca di Berlino è stato trovato un conto di un milione di euro intestato a Heim, che oggi avrebbe 91 anni. Il nome di Heim è stato inserito tra i super-ricercati dell’Operazione Ultima Possibilità, battezzata così per sottolineare che i tempi per scoprire i dinosauri del nazismo sono ormai ridotti. Wiesenthal, poi imitato dall’altro cacciatore di nazi Serge Klarsfeld, ha lavorato per anni sul dossier di Brunner, ricostruendolo fin nei minimi particolari.
L’austriaco, entrato nel partito giovanissimo, si mette in mostra ostentando fanatismo e risolutezza. Partecipa alla deportazione di decine di migliaia di ebrei da Salonicco, seguito nel 1943 dal rastrellamento di 25 mila civili in Francia, poi assassinati nei lager. Particolarmente efferata la deportazione dei ‟bambini di Izieu”, caricati sui vagoni-bestiame e poi finiti nei campi della morte. Brunner fa carriera su pile di cadaveri, è spietato nell’eseguire gli ordini. Adolf Eichmann, il cupo ragioniere della soluzione finale, non esita a definirlo ‟il mio uomo migliore”. Alla fine del conflitto, malgrado i crimini commessi, Brunner rimane in libertà perché - si dice - collabora con altri commilitoni con i servizi segreti alleati in funzione anti-sovietica.
Nel 1954, però, temendo di essere chiamato a rispondere dei suoi delitti, l’ufficiale scappa dalla Germania con un lasciapassare della Croce Rossa (falsificato). La prima destinazione è l’Egitto, quindi la Siria dove diventa il ‟signor Georg Fischer”. Brunner se ne sta buono per un po’, quindi si mette in affari collaborando con il movimento di liberazione algerino. Parigi sospetta che il nazista faccia parte di una rete clandestina che vende armi ai combattenti del Fronte e dunque decide di punirlo. Gli 007 gli spediscono, nel 1961, una lettera bomba all’indirizzo di Rue Georges Haddad a Damasco: il nazista perde un occhio. Vent’anni dopo sarà il Mossad israeliano a cercare di regolare i conti con lo stesso sistema. Un pacco bomba gli porta via le dita di una mano. Ma Brunner ha la pelle dura ed è sfrontato al punto di rilasciare una intervista al settimanale tedesco ‟Bunte” facendosi fotografare nella città portuale siriana di Latakia. ‟Non rinnego nulla - afferma sprezzante -. L’unico rimpianto è di non aver ucciso abbastanza ebrei”. Brunner si muove abbastanza tranquillo, la sua funzione di consigliere dell’intelligence locale gli offre una buona protezione. Wiesenthal ed altri cercano di ottenere l’arresto e l’estradizione, ma la Siria fa finta di nulla negando la sua presenza. Nel 1996 si sparge la voce della morte di Brunner: probabilmente è un trucco. Perché un giornalista tedesco sostiene di averlo visto: ‟Vive all’Hotel Meridien di Damasco”. Diversi Paesi ne chiedono la cattura, si muovono gli 007, si cerca un accordo dietro le quinte, Klarsfeld tenta una missione disperata in Siria. Nulla di fatto. Brunner torna ad essere un fantasma, come Aribert Heim.
In fuga l’Ufficiale e il DottoreAlois Brunner e Aribert Heim. Il primo un ufficiale delle SS, il secondo un medico. Entrambi austriaci come il loro idolo, Adolf Hitler. Sono considerati responsabili della morte di migliaia di ebrei, tra loro molte donne e bambini, usati come cavie per pseudo esperimenti o gasati. I due sono sfuggiti alle ricerche di Simon Wiesenthal, diventando delle primule nere, invano inseguite da mandati di cattura internazionali e protette da complicità estese. Wiesenthal si è spento senza poterli vedere finalmente in manette, seguendo il destino degli oltri mille criminali di guerra fatti arrestare dall’instancabile cacciatore. Forse per loro non vi sarà mai una soluzione giudiziaria - l’arresto, il processo, la condanna - ma solo la ‟soluzione biologica”. La morte di vecchiaia. Forse questo è già avvenuto per Brunner, ormai ultranovantenne: l’ultima traccia porta in Siria, dove ha vissuto grazie all’aiuto del regime degli Assad. Heim, invece, sarebbe nascosto sulla costa mediterranea della Spagna. I suoi familiari sostengono che sia deceduto ma l’Interpol non esclude si possa nascondere nei pressi di Alicante. Un sospetto rafforzato dall’invio di denaro - tra il 2000 e il 2003 - da parte dei parenti su un conto in Spagna a disposizione di un personaggio non identificato. Non solo: in una banca di Berlino è stato trovato un conto di un milione di euro intestato a Heim, che oggi avrebbe 91 anni. Il nome di Heim è stato inserito tra i super-ricercati dell’Operazione Ultima Possibilità, battezzata così per sottolineare che i tempi per scoprire i dinosauri del nazismo sono ormai ridotti. Wiesenthal, poi imitato dall’altro cacciatore di nazi Serge Klarsfeld, ha lavorato per anni sul dossier di Brunner, ricostruendolo fin nei minimi particolari. L’austriaco, entrato nel partito giovanissimo, si mette in mostra ostentando fanatismo e risolutezza. Partecipa alla deportazione di decine di migliaia di ebrei da Salonicco, seguito nel 1943 dal rastrellamento di 25 mila civili in Francia, poi assassinati nei lager. Particolarmente efferata la deportazione dei ‟bambini di Izieu”, caricati sui vagoni-bestiame e poi finiti nei campi della morte. Brunner fa carriera su pile di cadaveri, è spietato nell’eseguire gli ordini. Adolf Eichmann, il cupo ragioniere della soluzione finale, non esita a definirlo ‟il mio uomo migliore”. Alla fine del conflitto, malgrado i crimini commessi, Brunner rimane in libertà perché - si dice - collabora con altri commilitoni con i servizi segreti alleati in funzione anti-sovietica. Nel 1954, però, temendo di essere chiamato a rispondere dei suoi delitti, l’ufficiale scappa dalla Germania con un lasciapassare della Croce Rossa (falsificato). La prima destinazione è l’Egitto, quindi la Siria dove diventa il ‟signor Georg Fischer”. Brunner se ne sta buono per un po’, quindi si mette in affari collaborando con il movimento di liberazione algerino. Parigi sospetta che il nazista faccia parte di una rete clandestina che vende armi ai combattenti del Fronte e dunque decide di punirlo. Gli 007 gli spediscono, nel 1961, una lettera bomba all’indirizzo di Rue Georges Haddad a Damasco: il nazista perde un occhio. Vent’anni dopo sarà il Mossad israeliano a cercare di regolare i conti con lo stesso sistema. Un pacco bomba gli porta via le dita di una mano. Ma Brunner ha la pelle dura ed è sfrontato al punto di rilasciare una intervista al settimanale tedesco ‟Bunte” facendosi fotografare nella città portuale siriana di Latakia. ‟Non rinnego nulla - afferma sprezzante -. L’unico rimpianto è di non aver ucciso abbastanza ebrei”.
Brunner si muove abbastanza tranquillo, la sua funzione di consigliere dell’intelligence locale gli offre una buona protezione. Wiesenthal ed altri cercano di ottenere l’arresto e l’estradizione, ma la Siria fa finta di nulla negando la sua presenza. Nel 1996 si sparge la voce della morte di Brunner: probabilmente è un trucco. Perché un giornalista tedesco sostiene di averlo visto: ‟Vive all’Hotel Meridien di Damasco”. Diversi Paesi ne chiedono la cattura, si muovono gli 007, si cerca un accordo dietro le quinte, Klarsfeld tenta una missione disperata in Siria. Nulla di fatto. Brunner torna ad essere un fantasma, come Aribert Heim.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …