Guido Olimpio: Parla inglese, tifa Chelsea, gioca a cricket. Ecco l'euro-mujaheddin

12 Luglio 2005
Giocano a cricket, tifano Chelsea o Arsenal, vanno a mangiare la pizza con gli amici, vivono in famiglie accoglienti, si divertono con le arti marziali. Alcuni sono dei diseredati, spinti ai bordi della società: è il caso di Richard Reid, il terrorista delle scarpe bombe. Altri, come Saajd Badat o i due kamikaze morti nell’aprile 2003 in Israele, vengono dalla classe media. Esistenze normali dietro le quali nascondono un’attività clandestina. Sono gli euro-jihadisti. Se potessero andrebbero a farsi saltare in Israele, si accontentano invece dell’Iraq e quanti restano in Europa cercano obiettivi nelle loro città dove spesso sono nati. Hanno nomi orientali, i loro genitori vengono dal Pakistan o dal Nord Africa, non sempre parlano la lingua dei padri e si esprimono meglio in inglese, francese o italiano. Conoscono sicuramente bene i metrò di Londra e Parigi, meno le caotiche ferrovie del Cairo. I loro miti sono Osama Bin Laden, il mullah Omar e Abu Musab Al Zarkawi. È su queste cellule, più locali che internazionali, che si poggia il qaedismo. Alcune sono in diretto contatto, via email o satellitare, con le gerarchie nascoste in Asia. Altre non hanno affatto bisogno di ricevere un ordine. Infine vi sono quelle miste: residenti a cui si aggiungono ‟ufficiali” venuti dall’Italia o dalla Francia. Fonti dei nostri servizi di sicurezza hanno seguito, negli ultimi mesi, l’esodo verso Londra di non pochi estremisti. La sezione anti-terrorismo di Scotland Yard tiene d’occhio questo mondo dal 2001. Ne sono stati arrestati, negli ultimi quattro anni, oltre 530. Non meno di tremila militanti partiti dalla Gran Bretagna sono andati ad addestrarsi nei campi afghani. I più giovani si sono invece arrangiati con Internet e sotto al guida dei «veterani». Le ultime analisi dell’intelligence stimano in quasi 200 gli operativi qaedisti presenti in Gran Bretagna. Altri hanno lasciato il paese per andare a combattere e morire in Iraq: gli 007 parlano di 70 attivisti schierati al fianco dei ribelli sunniti. Con centrali di reclutamento per kamikaze a Manchester, Londra, Birmingham. E’difficile identificarli perché non sempre frequentano il Londonstan, ossia le moschee più radicali e i centri religiosi salafiti. Come i terroristi di Madrid preferiscono raccogliersi in luoghi di preghiera più piccoli, frequentati solo da loro. Non si può dire che la polizia inglese li abbia sottovalutati. Nell’aprile del 2004, settecento agenti hanno condotto la «Operazione Crevice» che ha portato all’arresto di un nucleo di cittadini inglesi di origine pachistana. In una casa è stata sequestrata mezza tonnellata di fertilizzante che, opportunamente lavorato, diventa esplosivo letale. Sembra che volessero colpire l’aeroporto di Gatwick, un’area commerciale e i sistemi di trasporto. Un ispettore li ha paragonati ai ‟lilywhites”, elementi di origine nordirlandese ma senza alcun collegamento con i separatisti dell’Ira. L’assenza di vincoli operativi non ne diminuisce la pericolosità. Anche se è prematuro indicare delle piste lo scenario da considerare è quello del massacro di Madrid. Un’azione multipla condotta da un nucleo misto, dove terroristi preparati si sono mescolati a piccole figure. Ma è interessante notare come diversi ispiratori dell’attacco siano in libertà. L’algerino Amer Azizi, il marocchino Berraj, il siro-spagnolo Abu Musab Al Suri. Quest’ultimo ha vissuto per molto tempo a Londra, ha un ruolo ideologico di primo piano ed è considerato un referente di cellule marocchine e libiche presenti tanto in Europa che in Medio Oriente. La forza del qaedismo e degli eurojihadisti è quella di sapersi adattare, alla perfezione, al terreno sul quale sono chiamati a operare. In Spagna il peso operativo è ricaduto sulle spalle dei marocchini, mescolati a locali e legati a una rete più ampia costruita attorno al ‟Gruppo islamico marocchino combattente”. Una filiera con diramazioni in Italia, Francia, Belgio, Olanda e Gran Bretagna. Sul territorio inglese, invece, la componente nordafricana ha trovato una sponda in quella asiatica. I mujaheddin britannici hanno nomi pachistani, indiani, bengalesi e dei convertiti caraibici. La rivendicazione - all’esame degli esperti per l’autenticazione - è interessante. La sigla è ‟Tanzim Qaidat Al Jihad fi Europa” (Organizzazione della Jihad di Al Qaida in Europa). Ricorda quella di altre fazioni attive nel Vicino Oriente e, secondo gli 007, risponde ad una ripartizione geografica. Si tratta di gruppi diversi ma che si ritengono uniti dal disegno di Bin Laden. Una nebulosa che ha imparato a mimetizzarsi e capace di sorprendere gli agguerriti apparati di sicurezza.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …