Guido Olimpio: Un banchetto nella tana di Bin Laden e i marocchini sono entrati in Al Qaeda

13 Luglio 2005
Sono passate poche settimane dall’11 settembre e Al Qaeda convoca in Afghanistan i capi delle organizzazioni estremiste nordafricane. A Kandahar è organizzato un grande banchetto con carne di montone, riso e verdura. Seduti su vecchi tappeti, attorniati da compagni di lotta, ci sono Osama Bin Laden, Noureddine Nafia, figura di spicco del ‟Gruppo islamico marocchino combattente”, e Mohamed Guerbouzi, assistente dell’emiro e co-fondatore della formazione radicale. Dopo cena, il terzetto discute per oltre 40 minuti di questioni ideologiche, di politica e di azioni da compiere nei mesi futuri. Quindi gli ospiti marocchini si congedano dal Califfo di Al Qaeda che consegna loro una somma di denaro come piccolo finanziamento per la causa. Il racconto è di Bentizi Tayeb, emiro del Gicm, ed è contenuto nei documenti dell’inchiesta dei carabinieri del Ros di Torino. Una testimonianza di prima mano che ricostruisce ruolo e peso di Mohamed Guerbouzi, il cui nome è emerso in queste ore nell’inchiesta di Londra. Non vi sono accuse specifiche sul suo conto, ma visto il passato potrebbe sapere qualcosa.Guerbouzi, alias Abu Issa - confermano gli atti che abbiamo potuto consultare -, è tra i fondatori del Gicm in Afghanistan nel ‘97. Gli altri sono Nafia, Karim Outah, responsabile dei volontari, e Younes Chekkouri, incaricato dei rapporti con gli estremisti libici.All’epoca la formazione ha come obiettivo il Marocco e vuole costituire cellule operative per colpire il regno. Ma gradualmente la fazione entra nell’alveo qaedista attratta dal braccio destro di Osama, Ayman Zawahiri. È il dottore egiziano che riceve gli emissari marocchini e li invita a unirsi al disegno di Jihad globale. Zawahiri - ricorda Nafia - regala loro due libri sulla guerra santa affinché affinino la loro conoscenza. Guerbouzi e gli altri viaggiano molto. Turchia, Siria, Europa. Cercano fondi e reclute. Poi nel giugno 2001, a pochi mesi dall’11 settembre, tornano in Afghanistan per un summit di guerra. Nafia prepara un rapporto di 33 pagine poi sottoposto ai suoi compagni. Il dibattito interno al Gicm dura 14 giorni, al termine dei quali vengono ridistribuite le cariche: Bentizi è l’emiro, Guerbouzi l’assistente. Nascono 4 comitati: militare, religioso, sicurezza, comunicazioni. È una cerimonia solenne. ‟Partecipammo alla Baya’a (giuramento, n.d.r.) per Bentizi dicendo: "Ti acclamiamo per la Jihad nel nome di Allah"‟. I marocchini, affiancatisi totalmente ad Al Qaeda, aprono due campi d’addestramento: il primo a Kabul dedicato a ‟Tariq Ibn Ziad”, il secondo nell’area di Bagram, guidato da un istruttore egiziano.I rapporti del Gicm con Al Qaeda vengono consolidati da un’alleanza militare e dai continui consulti con il vertice. Allo stadio numero sei di Kandahar Guerbouzi, seguito da una pattuglia di fedelissimi, rivede Bin Laden e Zawahiri. ‟Durante l’incontro introdussi i concetti della Jamaa e parlai degli obiettivi e dei principi del gruppo - raccontano i verbali di Nafia -. Chiesi al leader di assistere il gruppo sia materialmente che militarmente. Osama replicò che i membri avrebbero potuto seguire addestramenti nei campi di Al Qaeda”. A coordinarli sarà l’egiziano Mohamed Atef, meglio noto come Abu Hafs Al Masri, nome al quale si ispirano le fantomatiche brigate che ieri hanno rivendicato la strage di Londra. Sarà proprio l’egiziano, poi ucciso in un raid americano, a consegnare a Guerbouzi tremila dollari come contributo alle spese del Gicm.Dopo l’invasione dell’Afghanistan i mujahidin marocchini si disperdono. Guerbouzi torna in Europa. Secondo l’intelligence partecipa al summit di Istanbul (2003) dove vengono decise future operazioni. Per le autorità marocchine c’è la mano dell’assistente emiro nella strage di Casablanca (un tribunale lo condanna infatti a 20 anni di galera) e in quella di Madrid, dove ispira la cellula marocchina. Ma a Londra fanno finta di nulla e c’è chi ipotizza che Guerbouzi stia collaborando con gli 007. Il Gicm, intanto, allarga la sua rete nel Vecchio Continente. In Italia ha le sue basi tra Torino, Varese, Vercelli: un gruppetto di attivisti si riunisce in un giardino pubblico di Milano e fanno il giuramento di fedeltà a Guerbouzi. Non ha il sapore del baya’a in Afghanistan ma è nel cuore della terra nemica.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …