Guido Olimpio: Il dottore di Al Qaeda si candida per la “repubblica islamica d'Iraq”

14 Ottobre 2005
Perso il Califfato afghano anche per colpa degli ‟errori dei talebani”, Al Qaeda sogna di costituirlo in Iraq una volta che gli americani se ne saranno andati: ‟Dobbiamo essere pronti a colmare il vuoto di potere”.
Ayman Al Zawahiri, braccio e mente del movimento, ridisegna la mappa del Medio Oriente immaginandolo come ‟un uccello, dove le ali sono la Siria e l’Egitto mentre il cuore è la Palestina”. Con una mossa a sorpresa il Direttore dell’Intelligence americano, l’ex ambasciatore a Bagdad John Negroponte, ha pubblicato la versione integrale della lettera inviata da Al Zawahiri al proconsole qaedista in Iraq, Abu Musab Al Zarkawi. Un documento importante, intercettato dai servizi segreti e solo in parte reso noto lo scorso venerdì. Se Al Zawahiri è sincero e il testo autentico - i dubbi sono sempre legittimi in questi casi - colpiscono due affermazioni. Primo. L’arresto in primavera in Pakistan del ‟fratello Abu Faraj” (detto il libico, presunto numero tre dell’organizzazione) ha rappresentato un duro colpo e reso difficili le comunicazioni. Secondo. ‟Voglio mantenere la corrispondenza con te (Al Zarkawi) su quanto avviene nel caro Iraq in quanto non conosciamo la verità (su quanto avviene, ndr) quanto te”. Sembrano parole di chi non ha un accesso diretto e continuo alle informazioni, un piccolo indizio sul fatto che Al Zawahiri possa essere davvero nascosto in una zona remota. Tanto è vero che chiede al terrorista giordano ‟se Al Jazeera ha trasmesso per intero un suo messaggio”.
Ma torniamo alla strategia. Il dottore egiziano ribadisce che il primo obiettivo è l’espulsione degli americani dall’Iraq, seguita dalla creazione di uno Stato islamico, che diventerà il trampolino per estendere la Jihad al Levante (Siria, Libano) e all’Egitto. Per Al Zawahiri ‟gli americani se ne andranno presto” e i mujaheddin devono prepararsi. A questo fine il leader estremista rammenta ‟il collasso della potenza statunitense in Vietnam... Come sono scappati abbandonando i loro agenti”. Fondamentale, sottolinea Al Zawahiri, che i ribelli abbiano l’appoggio popolare. Ecco l’accostamento ai talebani che, stando alla sua valutazione, non avevano alcuna connessione reale con la società afghana. Per questa ragione - insiste il dottore - Al Zarkawi deve astenersi dalle uccisioni indiscriminate in Iraq: ‟Non farti ingannare dai seguaci che ti descrivono come lo sceicco dei massacri”. Ancora: ‟La metà della nostra battaglia si svolge nel campo dei media e noi siamo impegnati a conquistare i cuori e le menti della nostra Ummah (comunità islamica, ndr)”. Il medico egiziano è consapevole delle critiche espresse sia dai sunniti iracheni che nel resto del mondo arabo nei confronti delle stragi compiute dai qaedisti in Iraq. Nella sostanza Al Zawahiri non esprime parole di condanna, anzi afferma di comprendere la voglia di vendetta - ‟Io stesso ho assaggiato la brutalità degli americani” - ma adesso quello che conta è raccogliere la solidarietà popolare ed evitare tattiche controproducenti. In fondo, spiega, ‟possiamo uccidere i prigionieri con i proiettili (invece che decapitarli, ndr) evitando così di dover rispondere a domande e dubbi”.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …