Guido Olimpio: Operazione atomo. Bush compra i russi

17 Ottobre 2005
Il sondaggio condotto dal Dipartimento dell’energia americano non lascia spazio a dubbi: su oltre 600 scienziati e tecnici russi intervistati ben il 20 per cento ha risposto di essere pronto a lavorare per gruppi terroristici o Stati canaglia. Una scelta dettata dal crollo dei loro stipendi, ridottisi in pochi anni del 75%. È per prevenire questo rischio che gli Stati Uniti stanno conducendo un piano in quattro punti. Un progetto costoso che si svolge in buona parte all’interno dei confini dell’ex Urss ma anche in altri Paesi dove c’è disponibilità di materiale o sostanze nucleari.

La ricerca
Il primo segmento dell’Operazione atomo sicuro riguarda scienziati, ricercatori e tecnici di laboratori russi. Il governo americano ha stanziato milioni di dollari a favore di università e centri studi dell’area di Boston - dove c’è Harvard e il famoso Mit - che a loro volta ha "arruolato" a distanza esperti russi. In pratica gli scienziati condurranno le loro ricerche in Russia in cooperazione con enti americani ma gli stipendi saranno garantiti da fondi statunitensi. Attualmente sono stati lanciati 36 progetti - in parte nel Massachusetts, altri nell’ex blocco sovietico - che riguardano studi di medicina (Aids), ecologia, scienza. Dopo la caduta del Muro, Washington ha coperto i salari di quasi 14 mila scienziati dell’Est e ora ha deciso di ampliare il sostegno finanziando la ricerca in loco. Così in Uzbekistan si fanno studi per impedire il diffondersi dell’Aids, elaborazioni in Ucraina per la messa a punto di speciali software, programmi in Siberia per scoprire armi chimiche o batteriologiche, produzione di vaccini a Mosca. In alcuni casi, l’intervento finanziario statunitense ha impedito la chiusura di impianti. Snodo del piano è il Civilian Research Development Foundation, con uffici ad Arlington (vicino a Washington) e un budget annuale di 21 milioni di dollari al quale contribuiscono lo Stato federale, donazioni private e imprese.

I depositi
Sempre gli Usa hanno contribuito alla creazione di numerosi depositi (48 su 85) per materiale sensibile all’interno dei confini russi. Si tratta di impianti di massima sicurezza, che possono resistere a esplosioni e intrusioni. Delle vere fortezze. Ma purtroppo molte restano vuote. Ritardi burocratici, mancanza di intese precise sullo stoccaggio del materiale e cattiva volontà da parte dei russi (gelosi dei loro segreti militari) hanno impedito l’attuazione del programma. A Washington, non senza irritazione, fanno notare di aver speso a partire dal 1991 qualcosa come 7 miliardi di dollari per garantire la sicurezza dell’enorme arsenale nucleare dell’ex Urss.

Le missioni
Gli Usa hanno condotto una serie di operazioni segrete in numerosi Paesi al fine di raccogliere e trasferire in depositi protetti (alcuni in Russia) uranio arricchito e tecnologia suscettibile di impiego nucleare. L’ultimo intervento si è svolto alla fine di settembre a Praga con la collaborazione delle autorità locali e di quelle russe. Nel cuore della notte, protetti da commandos armati fino ai denti, operai specializzati hanno caricato su un camion tre contenitori pieni di uranio arricchito che erano conservati in un laboratorio dell’Università. Il materiale è stato quindi portato all’aeroporto dove era in attesa un aereo russo, decollato poi alla volta di Dimitrovgrad, dove sorge un centro in grado di rendere l’uranio inutilizzabile per scopi militari. Fonti americane hanno precisato che dal 2002 si sono svolte almeno 8 missioni di questo tipo in Paesi come la Libia, la Romania, la Serbia, la Bulgaria, l’Uzbekistan.

Le indagini
La Cia e l’Fbi sono impegnate da tempo nel controterrorismo atomico. Le formazioni qaediste non hanno mai nascosto la loro volontà di dotarsi di armi non convenzionali e lo stesso Osama Bin Laden ha sostenuto che la vittoria potrebbe venire con l’opzione Hiroshima, ossia con un attacco nucleare contro gli Usa. Secondo gli esperti però i piani terroristici sono ostacolati da evidenti difficoltà tecniche e per questo gli ufficiali di Al Qaeda sono alla ricerca di scienziati in grado di aiutarli. Infatti, avvertono gli studiosi, i tempi si stanno riducendo: è possibile che si verifichi un’azione chimica, batteriologica o nucleare entro cinque anni. Pochi giorni fa, un sito Internet, ha pubblicato una ‟Enciclopedia” di 80 pagine preparata da un esperto qaedista dedicata a un progetto di bomba atomica. Una trovata propagandistica che rivela però le reali intenzioni degli estremisti.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …