Guido Olimpio: Damasco. Il rischio di rovesciare il regime

02 Novembre 2005
Gli arabi moderati e persino qualche esperto israeliano invitano gli americani alla cautela. Un eventuale rovesciamento del regime di Bashar Assad potrebbe aprire scenari iracheni. Come l’esplosione di una guerriglia jihadista simile a quella in corso a Bagdad. O la presa del potere da parte dei Fratelli musulmani siriani. L’amministrazione Bush vuole usare l’inchiesta Onu sull’omicidio dell’ex premier libanese Hariri per costringere Damasco a cambiare politica. Washington chiede in sostanza quattro cose: blocco del flusso di volontari arabi verso l’Iraq; chiusura degli uffici delle formazioni estremiste palestinesi presenti in Siria; fine dell’ingerenza negli affari libanese e stop al supporto dell’Hezbollah sciita. In caso di rifiuto, la Siria rischia grosso. Nella testa dei conservatori americani c’è l’idea e la volontà di regolare i conti con un potere che ha sempre rappresentato un ostacolo ai piani Usa. In fondo, dicono, il clan Assad è una minoranza ed è possibile pensare ad un cambiamento radicale. Ma la strada è in salita. E il pantano iracheno, unito al fronte iraniano, dovrebbero consigliare gli Stati Uniti alla prudenza. Sai come cominci la guerra, non sai come la finisci. È su questo che giocano gli osservatori più attenti e presentano due scenari. Il primo ipotizza che nel caso di una «rivoluzione» a Damasco il potere possa finire nelle mani dei Fratelli musulmani. Il secondo, più catastrofico, prefigura invece un Paese frantumato, in preda a guerra di bande, con gruppi jihadisti in azione. Quadri politici disegnati però non in modo schematico. In Medio Oriente le sfumature contano, non esiste bianco e nero. Partiamo dal primo scenario. I pessimisti considerano i Fratelli musulmani un movimento integralista, allineato su posizioni di rigida interpretazione del Corano. Se salissero al potere, affermano, instaurerebbero una teocrazia. Altri analisti hanno invece un’idea meno netta. Pur appartenendo alla tradizione della Fratellanza, i musulmani siriani sono diventati pragmatici. E ricordano l’intervento del responsabile Alì Sadreddine Al Bayanouni. Il 4 aprile ha invitato le forze armate siriane a favorire «un cambio pacifico» in Siria. I soldati, secondo il progetto, dovrebbero favorire «un congresso nazionale» che traghetti il Paese verso una nuova situazione e metta fine al monopolio del Baath, il partito unico. Per alcuni non è così scontato che l’appoggio popolare vada inevitabilmente verso gli islamici. Se ci fosse il multipartitismo, affermano gli esperti, i Fratelli potrebbero contare su un 30-40 per cento di favori. Dunque vi sarebbero importanti settori della società che pur riconoscendo il valore dell’Islam vogliono difendere la laicità dello Stato. La visione «morbida» è però disturbata da episodi allarmanti che fanno pensare al secondo scenario. Nel Paese si sono verificati scontri tra militari e mujaheddin, ci sono stati attentati e sono cresciute le segnalazioni sulla presenza qaedista. La rinascita del fervore musulmano - accompagnata dall’apertura di nuove moschee - potrebbe costituire la cortina fumogena dietro la quale si nascondono elementi ultra-radicali. L’apertura di un sito e di un settimanale online, il Messaggio dei Mujaheddin, ha fatto risuonare un campanello d’allarme. La retorica è aspra: si chiede un risveglio della coscienza della Jihad, si incita al rovesciamento della setta alawita, si ricorda il massacro di Hama dell’82 costato la vita a migliaia di Fratelli musulmani. Proclami che fanno temere il contagio iracheno.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …