Guido Olimpio: Difesa, intelligence, petrolio. Ahmadinejad si affida ai “falchi”

09 Novembre 2005
Dovendo scegliere il nuovo ministro del Petrolio il presidente iraniano Ahmadinejad non ha voluto compiere errori e ha nominato - coerente alla sua linea - un ex ufficiale dei pasdaran. Seyed Mahsouli, 46 anni, sa ben poco di pozzi e pipeline perché è ‟cresciuto” in divisa. Prima negli apparati di sicurezza, poi con i guardiani della rivoluzione. Secondo gli oppositori, Mahsouli si è guadagnato i gradi con la repressione in Azerbaigian. La sua designazione conferma il volto militare dell’esecutivo, dove tanti ministri sono ex pasdaran o elementi dell’intelligence. Affidando il settore petrolifero a Mahsouli, Ahmadinejad intende sottrarre l’oro nero alla ‟mafia dei pozzi” e consegnarlo invece ai suoi pasdaran. Una mossa seguita dalla sostituzione - avvenuta ieri - di cinque grandi presidenti di banche. La campagna di moralizzazione, la denuncia di corruzione verso il rivale Rafsanjani, le rivelazioni sulle fughe di capitali verso l’Occidente sono diventate le armi migliori del presidente per conquistare il consenso dei più poveri. A questo programma di ‟ordine e pulizia” si è aggiunta una iniziativa senza precedenti. Ahmadinejad ha riportato al centro del sistema politico il principio dell’‟Imam nascosto”, firmando un patto di fedeltà che deve essere sottoscritto anche da tutti i funzionari. In base a questa visione il governo deve rispondere all’Imam nascosto e non alla Guida (Khamenei) o all’elettorato. Per il presidente - come ha osservato l’esperto iraniano Amir Taheri - lo slogan è ‟né una mullahcrazia, né una democrazia”.
Conseguenza diretta è la restaurazione del puro khomeinismo senza la famosa ‟taqiyah”, la dissimulazione nei rapporti politici, diplomatici e personali. Dogmi, osserva ancora Taheri, sbiaditisi con il cinico Rafsanjani e il riformista Khatami, che non hanno impedito agli affaristi con il turbante di saccheggiare le risorse del gigante sciita. Questo non significa che l’Iran sia ingessato nei suoi movimenti. Piuttosto preferisce giocare su più tavoli per guadagnare tempo. Ieri si è detto pronto a trattare con l’Europa sul nucleare. Segnale preceduto da informazioni su possibili contatti riservati in Svizzera e Svezia con emissari occidentali (americani, inglesi). A condurli Javad Vaeedi, membro del Consiglio di sicurezza, e naturalmente ex pasdaran. Loro, i guardiani, non mancano mai. Se proviamo a tracciare brevi identikit dei ministri emerge in modo netto il profilo oltranzista. Difesa: Mohammed Najjar, pasdaran, coinvolto in operazioni clandestine in Libano, legato a gruppi terroristici. Intelligence: Mohsen Eyehy, hojatoleslam, procuratore dei tribunali speciali, tra i fondatori della Vevak (polizia segreta). Interni: Pour Mohammadi, ex procuratore, ex capo del Dipartimento sicurezza, attività di spionaggio. Esteri: Manoucher Mottaki, come ex ambasciatore in Turchia coinvolto in operazioni clandestine contro gli esuli. Cultura: Safar Harandi, ex generale dei pasdaran e per dieci anni responsabile dell’ufficio politico. Assistenza sociale: Parviz Kazemi, si è occupato delle carceri e ha seguito i programmi di lavori forzati. Cooperative: Nazemi Ardakani, membro del politburo dei pasdaran, giudice dei tribunali speciali, ha partecipato alla repressione nel Kurdistan. Energia: Parviz Fattah, ex vice comandante della seconda divisione pasdaran. Guardiani della rivoluzione: Rahim Safavi e il suo vice Mohammed Zolqadar. Centro per la strategia: Generale Mohammad Jaafari, ex responsabile delle unità terrestri coinvolto nell’eliminazione di oppositori in Europa. Consiglio di sicurezza nazionale: il segretario è Alì Larijani, ex ufficiale dei pasdaran. Negoziati con l’Aiea: Sayed Monfared, tra i fondatori della Vevak e dirigente dei guardiani. È con questi guerrieri che il presidente affronta la sfida internazionale. Sentinelle che devono proteggere l’Iran dalle pesanti pressioni esterne, ma, soprattutto, ostacolare le manovre dei molti avversari interni che sognano la rivincita dopo la sconfitta elettorale.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …