Guido Olimpio: Bombe in Giordania. Strategia del contagio

10 Novembre 2005
Al Qaeda in Iraq ha subito rivendicato la strage di Amman confermando i sospetti della prima ora. I servizi di sicurezza occidentali e quelli giordani avevano già indicato come probabile mandante dell’attentato Abu Musab Al Zarkawi, il terrorista giordano che ha la sua base nel vicino Iraq e sta cercando di estendere il raggio d’azione in tutta la regione. Ma anche se non fosse accertata la sua responsabilità diretta non sarebbe errato legare il massacro all’ideologia qaedista, sia pure intrecciata con motivazioni più locali.
Dall’analisi dell’informazioni raccolte dopo gli attentati contro i tre hotel è possibile evidenziare alcuni spunti.
Primo: le bombe di Amman seguono quelle contro i turisti in Egitto. C’è dunque un chiaro disegno nell’ampliare metodi di lotta e tensioni nei paesi vicini all’Iraq. E’ la strategia del contagio. Nei documenti dei gruppi qaedisti si considera l’Iraq quale piattaforma per una strategia che ha come meta finale Gerusalemme.
Secondo: se il coinvolgimento di Al Zarkawi sarà confermato significa che il terrorista torna alle origini. L’estremista, quando formò il suo gruppo in Afghanistan, Al Tawhid, voleva condurre una guerra totale alla monarchia giordana, considerata ‟empia” e al ‟servizio degli americani”. Si tratta di un evidente manovra destabilizzante in un paese stretto tra la crisi israelo-palestinese e l’incendio iracheno.
Terzo: La scelta degli obiettivi soft (morbidi) come gli alberghi conferma la tendenza dei qaedisti ad attaccare per seminare il terrore puro. Si uccidono innocenti, si danneggia una fonte economica importante quale il turismo, si cerca di isolare il paese creando allarme e paura. Ovviamente l’arma preferita è quella dei kamikaze.
Quarto: le ripetute operazioni anti-terrore condotte in Giordania e l’abilità degli 007 di Amman (tra i migliori della regione) non sono bastate a impedire il massacro. Una prova delle capacità operative dei gruppi eversivi.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …