Paolo Andruccioli: 1906-2006, cento anni spesi bene. La Cgil festeggia

14 Novembre 2005
Il centenario della Cgil è una grande occasione. Lo ha detto ieri il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che ha mandato il suo messaggio augurale alla manifestazione di avvio delle celebrazioni. ‟Il centenario della Cgil - scrive Ciampi - è occasione per ripercorrere un lungo cammino di emancipazione sociale e di crescita civile, sempre ispirato ai principi della dignità della persona, della solidarietà e dello sviluppo della democrazia”. Saluto affettuoso anche quello dell'ex presidente Oscar Luigi Scalfaro e messaggio impegnato quello del presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, che ha scelto di portare direttamente al convegno i saluti del Parlamento. Casini si è rifatto alla Costituzione e ha ribadito (contro tutte le mode del momento) la ‟centralità del lavoro”. Lavoro inteso come cittadinanza della persona e centralità, per la democrazia, delle organizzazioni che rappresentano il lavoro, capaci di mettersi in sintonia con gli interessi generali del paese. Il fitto calendario delle iniziative che accompagneranno tutto il 2006 per festeggiare i primi 100 anni della Cgil ha preso avvio così, dai valori più alti della Costituzione del 1948. Anche Giuseppe Casadio, sindacalista della Cgil a cui oggi è affidato il compito di coordinare gli eventi del centenario, è ripartito dalla Costituzione e dalle battaglie di Giuseppe Di Vittorio, nel suo rapporto mai minoritario con i costituenti. Tutte le previsioni costituzionali, ha detto Casadio, mantengono ‟intatta la loro ragione di essere”, proprio alla luce della nuova grande trasformazione, che sta scomponendo i rapporti e il diritto del lavoro e cambia tutti i livelli di garanzia e di cittadinanza raggiunti. Eppure la Costituzione non solo regge, ma si mostra ancora molto viva. Il problema è come cambiarla: ‟Aggiornare la Costituzione - dice Casadio - si può; se la democrazia vuole restare viva, il percorso non può essere precluso in via di principio. Ma proprio per questo ogni modifica eventuale richiede il massimo di consapevolezza e di armonia fra ciò che si conferma e ciò che si innova”. E implica il coinvolgimento di tutti i protagonisti del Patto costituente. La Cgil invita così tutti i suoi quadri ad attrezzarsi per una battaglia non di pura e statica difessa dai nuovi barbari. I valori si difendono sul campo, non proteggendo simulacri. Ma quali valori?
Ed è qui che i festeggiamenti per il centenario diventano davvero occasione per un ripensamento non solo sul ruolo del sindacato nella società dei tanti ‟post”, ma anche della politica, nel suo senso più alto. Già durante la prima giornata del convegno che si concluderà oggi a palazzo Marini con una tavola rotonda, sono emersi i primi spunti, in alcuni casi perfino provocatori. Nello spazio ristretto di un articolo di cronaca è impossibile dare conto di tutti. Ne proponiamo solo alcuni al lettore del manifesto. Dopo l'escursus storico di Adolfo Pepe sul rapporto tra sindacato e istituzioni nel `900 e sui punti di svolta della Cgil nella storia d'Italia, Antonio Cantaro ha parlato del ‟lungo secolo” della costituzionalizzazione del lavoro. Il cuore del problema - ha detto il giurista - è la questione del diritto del lavoro. Una questione controversa tra gli addetti ai lavori e i politici, ma il diritto del lavoro deve essere rivalutato come un ‟vero e prioprio diritto di partecipazione politica, il diritto ad essere nella sfera pubblica”. In tanti altri (tra cui Gianni Ferrara) hanno parlato ieri di diritti sociali come base fondante, ma Luigi Ferrajoli si è spinto ancora più in là della semplice riaffermazione del diritto del lavoro come diritto sociale e quindi come diritto umano fondamentale. Ferrajoli propone di rovesciare il luogo comune che vede nello stato sociale un impaccio alla crescita. Il welfare è un grande motore di sviluppo e welfare oggi deve significare anche salario minimo di cittadinanza.
Diritto del lavoro e stato sociale anche nella ricostruzione di Laura Pennacchi, che ha ribadito la tassazione come strumento fondamentale della redistribuzione. Speriamo - è stato l'augurio dell'economista Marcello Messori, alla fine di una ricostruzione della storia economica italiana - che i governi e le imprese sappiano recepire gli sforzi del sindacato nel farsi ‟parte generale” per gli interessi del paese. Finora, però, non è mai successo.

Paolo Andruccioli

Paolo Andruccioli (Roma, 1955) scrive sulla pagina economica del quotidiano "il manifesto", è stato caporedattore dello stesso giornale e direttore responsabile della rivista di dibattito politico-teorico "Il Passaggio" e della …