Paolo Andruccioli: È allarme Ici in tutta Italia

17 Novembre 2005
Il ministro Tremonti è smentito: non è vero che l'esenzione del pagamento dell'Ici per gli immobili commerciali delle Chiese (islamici esclusi) e per gli enti non profit non comporterà oneri sui bilanci dei Comuni. Ieri, sul tema, sono interventi vari amministratori, mentre il Servizio Bilancio della Camera dei deputati ha dato un responso inequivocabile. La norma, dicono gli economisti della Camera, potrebbe comportare al contrario ‟minori entrate per i Comuni”. Il ragionamento e i calcoli del Servizio Bilancio sono molto semplici. La nuova norma reintrodotta con il maxiemendamento al decreto fiscale dovrebbe essere neutrale, ovvero non produrre effetti, solo nel caso in cui i Comuni non avessero previsto entrate con quelle voci. In altre parole, se i Comuni non avessero previsto entrate dal pagamento dell'Ici per gli immobili commerciali della Chiesa, per le altre religioni e per tutti gli immobili ad uso commerciale utilizzati dal variegato mondo del non profit, allora non ci sarebbero effetti. Ma è chiaro che siamo di fronte alla situazione opposta. Gli effetti saranno pesanti. I Comuni prevedono infatti entrate specifiche dal pagamento dell'Ici e non è vero quello che ha sostenuto in più di una occasione il ministro Tremonti. Anche la Chiesa cattolica paga l'Ici, nonostante i contenziosi fiscali che si sono sviluppati dall'inizio degli anni novanta quando la tassa comunale sugli immobili è stata introdotta. Il ministro dell'economia ha sempre sostenuto il contrario: di che cosa vi preoccupate, dice Tremonti, l'enzione del pagamento dell'Ici per la Chiesa cattolica non comporterà oneri perché tanto già non pagano. Il ministro viene dunque smentito due volte, prima di tutto perché migliaia di amministratori locali stanno producendo la documentazione fiscale dell'Ici pagata in questi anni (documenti da cui risulta che il Vaticano paga, anche se non tutto quello che dovrebbe). La seconda smentita riguarda l'allargamento dell'area dell'esenzione che coinvolgerà anche le Fondazioni ex bancarie o comunque enti che pur essendo non profit hanno a disposizioni esercizi commerciali che rendono molto, tipo gli aberghi che sono f ioriti a Roma dal Giubileo in poi.
Marco Causi, assessore al bilancio del Comune di Roma, ci spiega che il luogo comune sposato anche da Tremonti sugli enti ecclesiastici come evasori dell'Ici non è affatto vero. ‟Dai documenti che abbiamo raccolto in questi giorni - dice Causi - ci risulta che per il 2005 i vari enti ecclesiatici hanno contribuito al bilancio del Comune con circa 2,5 milioni di euro. La lista è lunga e ci sono dentro varie strutture che fanno capo alla Santa sede, alle singole parrocchie”. Questi soldi, insomma, se dovesse passare la norma non ci saranno più e questa cifra dovrà essere moltiplicata poi per il numero di tutti gli immobili che saranno aggiunti attraverso l'estensione della norma a tutte le religioni e agli enti non profit. Marco Causi ribadisce dunque la stima (prudenziale) di una perdita di gettito tra i 50 e i 60 milioni di euro solo nella capitale.
L'assessore di Roma spiega anche che i Comuni non sono contrari alle agevolazioni per il non profit. Se è questo il vero intento del provvedimento - dice Causi - si potrebbero studiare molte altre forme che non ricadato esclusivamente sui bilanci comunali. Si potrebbe ragionare sulle deduzioni fiscali per le donazioni liberali, oppure rendere obbligatoria l'esenzione per le Onlus. In ogni caso se è il governo e quindi lo Stato che vuole venire incontro all'attività religiosa e al volontariato non si capisce perché poi devono essere le casse dei Comuni a farne le spese. Causi è anche molto preoccupato (e con lui centinaia di amministratori locali) che la norma possa avere un effetto catastrofico sull'opinione pubblica delle città. I contribuenti potrebbero cioè avere la tentazione di non pagare l'Ici, una sorta di protesta per i ‟due pesi e le due misure” applicate nel campo dei tributi locali. Il comune di Veltroni lancia dunque la campagna per il ‟ravvedimento operoso”, una sanatoria che non sarà comunque un condono.
Ovviamente non è solo Roma a rischio. ‟L'allarme lo avevamo lanciato e ora è condiviso dai tecnici della Camera - dice Leonardo Domenici, presidente dell'Anci, l'associazione di tutti i comuni italiani - le norme sull'Ici per gli immobili ecclesiastici e non solo rischiano di procurare una ulteriore stangata sui bilanci dei Comuni, la cui situazione è resa già drammatica dalle previsioni della manovra finanziaria 2006”. Sempre secondo Domenici, le minori entrate a cui fanno riferimento i tecnici del Servizio Bilancio della Camera rappresenterebbero il 6/7% del totale Ici che viene normalmente pagato. ‟E questo - dice ancora il presidente dell'Anci - senza la previsione di alcuna forma di compensazione da parte dello Stato, rimanendo a totale carico delle amministrazioni comunali”.
Secondo i calcoli della Cgil la perdita di gettito per i Comuni italiani si aggirerà tra i 500 e i 700 milioni di euro l'anno. Senza tener conto - spiega Beniamino Lapadula - che trattandosi di una norma a carattere interpretativo gli effetti sulla finanza pubblica potrebbero essere ancora più pesanti.

Paolo Andruccioli

Paolo Andruccioli (Roma, 1955) scrive sulla pagina economica del quotidiano "il manifesto", è stato caporedattore dello stesso giornale e direttore responsabile della rivista di dibattito politico-teorico "Il Passaggio" e della …