Guido Olimpio: Clooney contro Willis. Quando Hollywood va alla guerra

29 Novembre 2005
Dopo l'11 settembre, nella chiamata alle armi contro il terrore gli apparati di sicurezza hanno pensato di coinvolgere scrittori, registi e sceneggiatori. Agli uomini della fantasia è stato chiesto di elaborare scenari reali, di creare situazioni di crisi virtuali, di immaginare possibili attacchi. E la risposta - visto che in ballo ci sono miliardi - è venuta quasi subito. Hollywood è andata in guerra, ma presto la guerra è esplosa tra le pareti dei set di ripresa. Sollevando una nuvola di polvere di stelle. Da un lato della cinepresa i liberal con George Clooney come alfiere nella critica verso l’amministrazione Bush. Dall’altra il macho Bruce Willis, il neopatriota, con muscoli e denaro al fianco dei marines. Polemiche che si sono trasformate - manco a dirlo - in film. Il più lesto a sparare è stato Clooney che è nelle sale americane con due pellicole. La prima è dedicata al maccartismo, la seconda, appena uscita, Syriana, ruota attorno alle pericolose missioni di un agente Cia in Medio Oriente. Ci sono kamikaze, terroristi, attentati, azioni clandestine. Ma il cuore della storia è la corruzione. La morale di Clooney è la seguente: la nostra società ‟è schiava dell’industria del petrolio”, un vincolo che porta intrighi e manovre. Musica dolce di questi tempi per quanti vanno all’assalto della politica di Bush. Rispetto agli attori impegnati - Barbara Streisand, Warren Beatty, Sean Penn - Clooney ha l’abilità di ‟scendere in campo” senza però rinnegare in modo ipocrita la vita da jet set. Donne splendide, il lusso delle residenze di Londra e sul Lago di Como. Insomma una vita al massimo, bilanciata da gesti di concreta quanto generosa solidarietà verso i più deboli. Ma non si è risparmiato neppure il suo avversario, Bruce Willis. Dopo aver offerto una taglia per Saddam, una seconda per Osama e Al Zarkawi, il duro di Hollywood ha annunciato di voler raccontare le gesta di un reparto americano in Iraq. Secondo l’attore i media si soffermano poco sul coraggio dei soldati Usa, sulle loro storie di eroismo, sul sacrificio che porta spesso alla morte. La trama seguirà il filo lasciato da Michael Yon, un ex Berretto Verde che ha seguito come embedded l’unità Deuce Four in Iraq ed ha documentato le operazioni nel suo blog. Willis sarà il colonnello Erik Kurilla, comandante del reparto. Un ufficiale ferito tre volte in combattimento nel settore di Mosul e che cammina con una placca di titanio nella gamba. In poche parole uno che ‟non muore mai”, simile a tanti personaggi interpretati da Bruce. Pochi giorni fa l’attore era al grande ballo del reparto insieme a Stephen Eads, il produttore di Armageddon, il film dove Willis guida una pattuglia di astronauti e riesce, a prezzo della vita, a salvare la Terra. Lì il pericolo aveva le forme di un mostruoso meteorite, oggi invece ha il volto mascherato di un terrorista. Tra un cocktail party, una presentazione e un’intervista i due attori riescono a ritagliarsi uno spazio politico. Clooney tira bordate, ma è ben attento a non farsi coinvolgere direttamente, consapevole dei rischi per l’immagine: per questo ha rifiutato di partecipare alla campagna di John Kerry, lo sfidante democratico di Bush, e persino a quelle del padre Nick, in corsa per un seggio al Senato americano. Più sanguigno Willis che nel 2003 ha visitato le truppe in Iraq. Intervistato dalla stampa su cosa bisogna fare a Bagdad, ha ribadito a chiare lettere: ‟Sarebbe un errore cedere ai terroristi, dunque restiamo”.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …