Paolo Andruccioli: Enigma Consorte

19 Dicembre 2005
Preoccupazione. È questo il sentimento ricorrente che si coglie parlando con i dirigenti delle cooperative e con chi vive nel grande mondo della cooperazione. Ma oltre alla preoccupazione, si fa strada anche il tentativo di trovare una ‟linea” comune alla luce delle vicende giudiziarie che hanno coinvolto Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti. Tra le tanti voci che in questo momento preferiscono rimanere anonime non certo per vigliaccheria, ma per rispetto di milioni di soci che hanno appoggiato la scalata di Consorte alla Bnl, emerge un'idea ricorrrente: separare con nettezza i destini personali dei manager dall'operazione finanziaria. Oltre alla preoccupazione cresce anche una certa indignazione. Se dovessero essere confermate le accuse dei magistrati le ricadute sarebbero molto pesanti. Rischia di saltare un'operazione su cui tutte le coop (salvo poche eccezioni) hanno investito ingenti risorse. Dalle notizie emerse, risulta che Consorte e Sacchetti avrebbe avuto dei guadagni personali negli scambi con Fiorani e gli altri raiders. E tutti sanno, nel mondo delle cooperative, come vengono pagati questi manager: si parla di un miliardo netto l'anno sia per Consorte, sia per Sacchetti. Che bisogno avevano - si chiedono in molti - di guadagnare sulle plusvalenze?
Si delinea la scelta: separare le vicende personali da quelle aziendali. Se il progetto era buono, visto che è stato discusso e finanziato, allora i due manager dovrebbero fare un passo indietro per non far fallire tutta l'operazione. Le cooperative, dunque, continuano a difendere la scalata alla Bnl perché credono nella creazione del conglomerato finanziario di ‟bancassicurazione”. Ma per far questo si potrebbe arrivare anche alla richiesta di dimissioni del managment di via Stalingrado.
La parola ora passa alla Holmo, la società composta da 39 grandi cooperative che detengono il 51% di Unipol. Da alcune dichiarazioni emerse in questi giorni, come quella per esempio di Claudio Levorato, consigliere Unipol, sul Corriere della Sera di ieri, sembra profilarsi una resa dei conti. Levorato sostiene infatti che Consorte è diventato ormai il ‟padre-padrone” di Unipol. ‟Ma la colpa è nostra - spiega Levorato - ovvero delle cooperative riunite in Holmo”. Consorte è un grande manager, ma le cooperative hanno delegato troppo e alla fine ‟Holmo non ha svolto un effettivo ruolo guida”. Che cosa deve cambiare? chiede il ‟Corriere” a Levorato (ex dirigente del Pci). E lui risponde: ‟Le linee strategiche devono essere riassunte in Holmo”. E' una dichiarazione politica, ma potrebbe anche essere il preannuncio della resa dei conti. La richiesta a Consorte e a Sacchetti di farsi da parte.
Ma oltre a queste preoccupazioni, tra i dirigenti delle coop, circola ora anche una certa insofferenza sulle leggi che regolano le opa. ‟Basta un ricorso alla magistratura - ci dice un dirigente - per far fallire un'Opa. Non sarebbe più trasparente dire sì o no in base alle caratteristiche economiche delle operazioni?”.

Paolo Andruccioli

Paolo Andruccioli (Roma, 1955) scrive sulla pagina economica del quotidiano "il manifesto", è stato caporedattore dello stesso giornale e direttore responsabile della rivista di dibattito politico-teorico "Il Passaggio" e della …