Guido Olimpio: Le foto di Google? “Mappe per i terroristi”

27 Dicembre 2005
All’epoca della Guerra Fredda alcune località sovietiche non erano segnate sulle mappe. Una contromisura - spesso inutile - per confondere le idee allo spionaggio americano. I satelliti riuscivano comunque a scovare gli impianti militari. Oggi quegli stessi occhi elettronici e altri, ancora più sofisticati, scrutano la Terra e diffondono immagini nitide. Con una differenza. Molte di quelle foto sono acquistabili sul mercato. Altre sono disponibili gratuitamente. È il caso di ‟Google Earth”, lanciato dall’omonimo motore di ricerca su Internet. Il programma, scaricabile su qualsiasi computer in pochi minuti, permette di avere immagini satellitari - alcune molto chiare - di città, monumenti, aeroporti, impianti petroliferi. La facilità di accesso a queste informazioni, che in molte aree calde del mondo sono considerate ‟sensibili”, ha provocato forti proteste. L’India e il Pakistan, ad esempio, due Paesi che si guardano in cagnesco e sono divisi da pesanti tensioni sostengono che ‟Google Earth” mette in pericolo la loro sicurezza. Chiunque può spiare i confini - contesi -, le stazioni, gli aeroporti, gli impianti industriali, i ponti, le vie di comunicazione. Ossia quei siti suscettibili di essere colpiti da forze nemiche o da organizzazioni terroristiche. L’accusa dei due governi è che il motore di ricerca può facilitare le missioni di ricognizione di eventuali sabotatori. Preoccupazioni condivise da un altro stato, con l’ossessione della sicurezza: la Russia di Putin. I servizi segreti russi hanno denunciato la pericolosità delle immagini satellitari a portata di mano su Internet. I responsabili di Google si difendono invocando la legge del commercio. Il programma, costato circa 76 milioni di euro, mette insieme immagini scattate da aerei o da satelliti. Si tratta di foto acquistate da alcune società specializzate e dunque è possibile entrarne in possesso comunque. Alcuni governi - come quello americano - hanno ottenuto che la qualità delle foto sia a bassa risoluzione quando ‟coprono” località particolari e vi sia un ritardo di almeno 24 ore nella diffusione. Se uno volesse studiare la ‟posizione” di un’ambasciata o di un consolato negli Usa incontrerebbe serie difficoltà: le foto sono appunto sfocate. Lo era anche l’immagine della Casa Bianca fornita a Google da una società di satelliti, ma successivamente ne è stata inserita un’altra più particolareggiata, acquistata da un’altra compagnia. Una particolare protezione è garantita dalla legge statunitense a Israele, Paese spesso nel mirino. E in passato il governo Usa ha chiesto a un sito, ‟Globalsecurity”, che pubblica foto di basi e installazioni militari nel mondo di eliminare ‟scatti” relativi all’Iraq in quanto mettevano a disposizione di chiunque dati sugli accampamenti americani. Proprio dal Paese in guerra è venuta una conferma di come ‟Google Earth” possa essere usato per scopi criminali. Le truppe americane hanno catturato circa sei mesi fa un luogotenente di Al Zarqawi che aveva foto satellitari del Vaticano e dell’aeroporto dell’Urbe a Roma, uno scalo riservato a piccoli velivoli. Probabilmente si trattava dell’inizio di un’‟inchiesta”: lo studio di un possibile obiettivo per un’azione terroristica. E in effetti, navigando su Internet, è facile scaricare non solo cartoline - dalla Torre Eiffel al Cremlino - ma si può buttare un occhio su molte località. Con molte sorprese. Una famosa base Usa in Italia è ripresa in modo chiaro, si vedono i bunker per i caccia e gli aerei. Lo stesso per un celebre carcere negli Stati Uniti e per un gigantesco deposito di petrolio. Google Earth ti fornisce anche nomi delle strade e locali pubblici che vengono sovrapposte all’immagine satellitare. E i patiti della contro-informazione si divertono a diffondere coordinate geografiche, foto e cartine per rintracciare la villa di un ministro o la casa di uno 007. Quasi una risposta alle intercettazioni da Grande Fratello organizzate dall’amministrazione. Molti esperti - citati dal ‟New York Times” - concordano che prendersela con Google è eccessivo. Oggi c’è una vera corsa al satellite: non solo i Grandi, ma anche Nigeria, Brasile, Iran si muovono in questo settore. L’offerta, sorpresa inclusa, è destinata solo ad aumentare.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …