Guido Olimpio: Al Qaeda. Un segnale per muovere le cellule in sonno

23 Gennaio 2006
Osama, nel suo messaggio, sostiene che non vi sono stati più attacchi negli Usa perché ne stanno preparando di importanti e i suoi mujaheddin hanno bisogno di tempo. Gli analisti dell’intelligence la vedono in modo diverso. E nel loro linguaggio in codice sostengono che i qaedisti non hanno più la capacità di ‟commerciare”. Traduzione: non hanno i piazzisti - gli operativi - addestrati per organizzare un colpo come l’11 settembre. Gli 007 ritengono di avere eliminato molti degli ‟ufficiali” del fronte occidentale, una serie di successi scanditi dalle uccisioni del ‟numero tre, numero quattro, numero cinque”, quasi che Al Qaeda fosse composta dalla Banda Bassotti. ‟È vero che l’organizzazione ha perso dei pezzi importanti - sottolinea l’esperto Fred Burton - ma questo non significa che siamo immuni dal pericolo”. E rilancia lo scenario locale, con l’azione condotta da un gruppo cresciuto all’interno dei confini americani. Una ripetizione di quanto avvenuto parzialmente a Madrid, con un nucleo di nordafricani trapiantati in Spagna. E in modo totale a Londra, con l’azione eseguita da giovani mujaheddin britannici anche se di origine asiatica. Elementi che, passati sotto la lente dell’intelligence, possono facilmente mimetizzarsi: Siddique Khan, presunto capo cellula a Londra, era stato giudicato non pericoloso. Per questo, ieri, il capo del Sisde, Mario Mori, ha espresso i suoi timori: ‟Restiamo razionalmente preoccupati. Non si può escludere di poter subire attentati”. Dunque l’annuncio di attacchi pronunciati dalla ‟voce” - è bene sottolineare che si tratta della voce - potrebbe trasformarsi nel più classico dei segnali. Di nuovo, gli specialisti guardano alle cellule dormienti che potrebbero trovarsi in Occidente. A marzo, l’Fbi ha comunicato che potrebbero essere quasi 1.000 i simpatizzanti di Al Qaeda presenti sul territorio americano e di questi solo 300 sono monitorati con una certa attenzione. Gli osservatori più cauti non condividono l’entusiasmo per i bollettini trionfalistici - ‟stiamo vincendo” - che vengono da Washington. Nel grande poster che contiene i most wanted, i super-ricercati, e sul quale Bush segna con una croce la cattura ci sono ancora molte foto intatte. Segnalano figure accusate di pianificare attentati spettacolari. Gli obiettivi? L’Fbi un’idea ce l’ha: impianti petroliferi, simboli economici. Perché i qaedisti - e in particolare Ayman Al Zawahiri - sognano il crollo di Wall Street. Il riferimento agli Stati Uniti ha fatto tornare alla mente un video diffuso nel settembre 2005, dove Azzam Al Amikri, con turbante nero e volto semicoperto, prometteva ‟ieri Londra e Madrid, domani Los Angeles e Melbourne”. Azzam altri non è che il californiano di 27 anni Adam Gadahn, convertitosi all’Islam radicale e confluito nel qaedismo. I suoi capi lo usano perché si esprime in perfetto inglese e incarna la figura del terrorista free-lance, buono per le nuove azioni. Era un ecologista convinto, andava pazzo per la musica heavy metal, poi ha scoperto la fede nel Califfo frequentando una moschea dell’Orange County. È invece cresciuto in Florida un personaggio ritenuto pericoloso: Adnan El Shukrijumah. Ex pilota, viaggia con passaporti caraibici e da tempo si sarebbe insediato nello scacchiere americano. Per l’Fbi potrebbe toccare a questo militante fare da collegamento tra i ‟locali” e i vertici che si nascondono al confine tra Pakistan e Afghanistan. Un giornale palestinese aveva annunciato a metà dicembre l’audio di Osama, sostenendo che il leader si troverebbe in uno stato del Centro Asia e sarebbe gravemente ammalato. Per questo si limiterebbe a far sentire la sua voce.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …