Guido Olimpio: Milioni di dollari dal Golfo e dall’Iran per sostenere la jihad

30 Gennaio 2006
Le formiche di Hamas lavorano instancabili dal Golfo Persico all’Europa, raccolgono assegni a più zeri o il più piccolo dei centesimi e li inviano nella striscia di Gaza dove i cassieri li distribuiscono per aiutare i più poveri. Una porzione ridotta - 5-6% - finisce, invece, alle Brigate Al Kassam che ricompensano le famiglie dei kamikaze e finanziano gli attentati. La catena di solidarietà è ben oliata. C’è chi dona denaro perché il dovere di un buon musulmano. C’è chi - Arabia Saudita, Iran - apre conti perché vuole manovrare il movimento islamico. Fino a pochi anni fa il budget di Hamas era stimato attorno ai 50-70 milioni di dollari, un forziere considerevole che i capi in esilio provvedevano a mantenere pieno con visite nei paesi del petrolio e collette nelle moschee. Oggi il bilancio si sarebbe ridotto della metà. Girano molte cifre, spesso poco accurate. È probabile che Hamas possa contare su una quarantina di milioni di dollari, che aumentano in circostanze particolari. Gli americani e gli israeliani sostengono che il cuore finanziario di Hamas sia nel Golfo. Il governo saudita, ma soprattutto associazioni private e caritatevoli, garantirebbero il 50 per cento dei finanziamenti. Il resto arriva dalla raccolta di denaro condotta da associazioni benefiche presenti in tutta Europa (Italia compresa, con Milano e Genova quali snodi) e Nord America. Un obolo che si può versare anche via Internet e che finisce nella rete sociale di Hamas (asili, scuole, ambulatori). Khaled Mashal, responsabile in esilio di Hamas, ha un punto d’appoggio importante in Arabia Saudita, che non hai smesso di aiutare i fratelli. Solo durante le fasi più sanguinose della seconda intifada, i sauditi, cedendo alle pressioni Usa, avrebbero ridotto - o solo rallentato - l’invio di denaro. Ma a ottobre, in seguito all’arresto di Yakub Abu Assab, 35 anni, residente di Gerusalemme Est e membro di Hamas, la polizia israeliana ha scoperto che la filiera d’Arabia è in piedi. Altra centrale di smistamento è Dubai, usato dal cambiavalute Muhammad Bashiti per inviare somme di denaro ad un esponente militare di Hamas. Sulla sponda opposta del Golfo c’è l’Iran. Gli ayatollah sponsorizzano Hamas con circa 3 milioni di dollari anche se sono più generosi con la Jihad islamica (5 milioni), disposta ad assecondare senza discutere gli ordini dei mullah. Ora gli esperti temono che il presidente iraniano Ahmadinejad voglia sfruttare la vittoria degli islamici stringendo un patto di ferro assicurando petrodollari e sostegno. E non certo per negoziare.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …