Gianni Riotta: Helmut Kohl. “Quando morì mia moglie Prodi era accanto a me”

01 Marzo 2006
L’ex cancelliere tedesco Helmut Kohl sale in ascensore fino alla terrazza del palazzo a picco sui Fori Imperiali, per un’occhiata alle rovine sotto la pioggia. L’ex presidente dell’Unione Europea Romano Prodi preferisce le scale e presenta ‟l’amico Kohl”, per una chiacchierata che lo stress di Roma in campagna elettorale vuol trasformare in endorsement, appoggio dello statista che ha unificato la Germania al candidato del centrosinistra. E il vertice innesca una conseguente controffensiva psicologica dei democristiani del centrodestra che, ‟dall’amico Buttiglione”, al presidente della Camera Casini (che discuterà nel pomeriggio con Kohl), non intendono lasciare a Prodi l’investitura renana. Al gruppetto di giornalisti che gli chiede come interpretare la missione romana, dopo una serie di teutoniche regole del dire e non dire, Kohl fulmina la risposta ‟Sono qui perché, nel giorno più tragico della mia vita, il funerale di mia moglie, Prodi era seduto nella panca dietro la mia, in cattedrale. E il mio teologo preferito, Romano Guardini, dice ‘la gratitudine è il ricordo del cuore’”. C’è dunque amicizia e stima personale in questo incontro, la grande finestra aperta sull’Altare della Patria. Kohl scherza, ‟I congressi Dc erano un’opera lirica, applausi, comparse, urla e silenzi, ma la politica italiana resta per me incomprensibile”, ‟anche per noi Helmut, anche per noi” lo interrompe Prodi, ma l’intento è chiaro, dimostrare, con i ragionamenti, il pranzo da Fortunato al Pantheon, il bacio sulla guancia sotto l’ombrello e davanti alle telecamere, cosa pensa del 9 aprile. Chi cerca di spingerlo a esporsi, ‟Come giudica il governo Berlusconi?” è respinto con perdite ‟Una domanda cui non intendo rispondere”, ma il giudizio su Prodi non è solo da amico, è da compagno di battaglia: ‟Lo conosco da una vita. Ne condivido ideali e senso dell’umorismo. Se abbiamo fatto l’Europa e l’euro si deve a uomini come lui e Ciampi. Leader capaci di guidare. Se io avessi organizzato un referendum sull’euro l’avrei perso 70 a 30, i tedeschi avrebbero difeso il marco. E se avessi detto che c’eravate anche voi italiani a bordo sarebbe andata peggio, 85 a 15. Invece dissi ‟O con l’Italia o niente euro”. Quando guardo all’Italia di oggi mi manca la voce di Romano”. Senza una dichiarazione di voto aperta, Kohl non si nega ‟Romano è un leader italiano, legato alla sua terra e capace di guardare oltre le frontiere. All’Europa. Le istituzioni contano, ma contano anche gli uomini. Io ho spinto perché Forza Italia fosse accettata nella famiglia del Partito popolare europeo perché non si trattava di una sola persona, ma di un gruppo. Ai miei amici democristiani del centrodestra dirò che rivedrei con piacere una forza unita, una partito di democrazia cristiana” qui segue mischia filologica tra i traduttori e Kohl riprende brusco ‟se volete chiamarlo partito democratico va bene: purché il leader sia Romano. Sarebbe bello per l’Italia e per l’Europa”. E’chiaro che, se Prodi prevalesse su Berlusconi, Kohl agirà come ambasciatore ombra con la cancelliera Angela Merkel, della quale lo statista parla con orgoglio, mentre cita il detestato socialdemocratico Schroeder come ‟il mio successore”: ‟Merkel ha già cambiato l’aria con gli Usa, rinunciando a ogni antiamericanismo assurdo del mio successore. Neanche io ho fatto la guerra nel 1991 contro Saddam, ma ho mantenuto l’appoggio da alleato a Bush padre. Mi dichiarai a suo favore contro Clinton perché resto fedele alle amicizie. Clinton non se la prese e mi disse ‟La ammiro per questo”. Vale per Bush padre, vale per Prodi. Ma rompere con gli americani è sbagliato, si poteva preparare insieme un’offensiva contro Saddam senza allinearsi dietro la diplomazia francese. Purtroppo per tanti, poiché il presidente George W. Bush non è socio dell’Accademia Francese è un barbaro: e questo è sbagliato”. Kohl dice ‟A Roma mi offrivate sempre un caffé” e Prodi interviene nella pausa: tanti elettori della sua base adorano l’antiamericano Schroeder almeno quanto Kohl lo depreca. Vale la pena di precisare ‟Io sono stato contrario alla guerra. Ma ho continuato a collaborare con Washington da presidente Ue, e su temi delicati, la lotta al terrorismo al sistema satellitare Galileo”. Quel che Kohl porta, e lo porta con la schiettezza ruvida del pullover rimboccato sotto la giacca e le scarpe tonde da pensionato, è un nitido appoggio a Prodi. Che vuole però postdemocristiano, solido nella tradizione di ‟Adenauer e De Gasperi”, severo con gli estremisti, ‟io non sono neppure andato mai a una riunione socialdemocratica e quando vedevo i comunisti parlare ai congressi Dc capivo che l’Italia era diversa”. Elenca garanzie che rincuoreranno gli elettori moderati dell’Unione, creando sospetti nei più radicali, da Bush alla fede: ‟Se fossi stato uno degli autori della Costituzione europea mi sarei battuto perché contenesse un esplicito richiamo alle radici cristiane. Perché noi siamo l’antichità classica” e Kohl scruta le rovine romane, ‟siamo l’illuminismo, ma siamo soprattutto il cristianesimo. Guardate quante croci davanti a noi! Anziché cedere al laicismo francese si doveva dar battaglia. La gente voleva un testo importante, frutto di dibattito serrato, non l’ha avuto e non ha avuto problemi a bocciare la costituzione nata a tavolino. Magari nella prossima versione il richiamo a Dio ci sarà, ma saranno gli islamici a chiederci di inserirlo. Credetemi: se teneste un referendum sulla Costituzione in Italia lo perdereste”. Prodi ascolta ‟Andai da Chirac a proporgli una mediazione: mi disse "non parlarmene neppure, rimetti in tasca il foglio, non posso discuterne". Sono i guai dell’unanimità forzata”. ‟Io ho visto una Germania che dimenticava Dio, da ragazzo, e abbiamo avuto Auschwitz -dice severo Kohl- oggi un ragazzo tedesco, un italiano, non ricordano guerra e dittatura. Ma non dobbiamo ripetere gli errori”. Gli ideali politici dell’ex cancelliere sono scanditi con nitore: Europa, patto con gli americani, crescita economica, giustizia sociale ‟per chi davvero ne ha bisogno, non per i profittatori”, stato laico, fede religiosa. E’il mondo della Democrazia cristiana, in Germania come in Italia, partiti, idee, amministrazioni, culture. Un mondo che Kohl non considera superato, che rivede al potere a Berlino e spera di vedere riunificato a Roma, con Prodi. ‟Altrimenti, guardate al caso Enel-Suez, l’egoismo di certi leader perderà l’Europa. La cultura, credetemi, difende gli interessi nazionali ancor meglio di economia e sviluppo. Non è vero Romano?”.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …