Guido Olimpio: Telefoni e computer, il grande affare delle intercettazioni

13 Marzo 2006
I segnali intercettati a volte scappano. Finiscono dove meno te lo aspetti. Accendi il televisore di casa tua e capti le immagini di una microspia piazzata nell’appartamento di un sospetto. È uno scherzo dei segnali rilanciati dai ponti radio. Ma altre volte il ‟dirottamento” è da imputare ad una mano abile. Qualcuno che usa un utile e legittimo strumento di sorveglianza (contro criminali o terroristi) per fini illegali. Vediamo la procedura. Le intercettazioni riguardano telefoni fissi, cellulari e computer oppure ambienti come auto, appartamenti, edifici. È una sorveglianza audio e video. Alle fondamenta c’è il Cnag di Milano - gestito dalla Telecom e coordinato in passato da Giuliano Tavaroli - che, in base ad una richiesta dell’autorità giudiziaria, mette a disposizione le linee da intercettare. È qui il primo snodo. Il lavoro di spionaggio legale è affidato a società private - dove non mancano ex agenti - che ottengono un contratto con Procure e forze dell’ordine. La scelta è dettata dagli alti costi degli interventi così come dalla necessità di avere tecnologia che lo Stato non si può permettere. Le informazioni raccolte vengono passate, via computer, alle Procure interessate e quindi alle forze di polizia: si tratta di comunicazioni criptate che tuttavia non sarebbe difficile - dicono gli esperti - decifrare. Fin qui tutto normale. O quasi. In questa serie di passaggi infatti non mancano le brecce. La prima riguarda la trasmissione dei dati. Grazie ad una deviazione, le intercettazioni arrivano prima alla società incaricata e poi alla polizia. In casi particolari possono essere dirottate verso un terminale privato, che sfugge a qualsiasi controllo da parte degli inquirenti. Le stesse società eseguono poi l’assistenza tecnica in favore delle forze dell’ordine. Non si può escludere che un dipendente infedele o la ditta si appropri dei segreti durante la manutenzione. Stesso rischio per la masterizzazione degli hard disk dove confluiscono tutti i dati intercettati. In teoria spetta a polizia e carabinieri eseguirla, nella realtà accade che venga fatta in ufficio tecnico esterno. A questo punto non è impossibile pescare dentro l’hard disk, salvare copie, sbirciare. Con i rischi ridotti al minimo. Altra manipolazione è quella dell’elenco taroccato. La magistratura autorizza l’intercettazione di una serie di numeri, ma c’è chi provvede ad aggiungerne altri alla lista. Nell’affare - perché è un vero affare - si inseriscono strani investigatori privati, con nuove e vecchie amicizie nei servizi segreti. Le informazioni carpite vengono vendute a grandi gruppi industriali, governi, apparati di intelligence stranieri accomunati dalla voglia di sapere. Servono a ricatti, condizionano scalate industriali, segnano carriere. Per chi spia e per chi viene spiato.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …