Guido Olimpio: Afghanistan. Il mullah che scuoia le sue vittime

10 Aprile 2006
Dadullah lo zoppo non è un’ombra. Quando può chiama i giornalisti con il satellitare, telefona alla ‟Bbc”, rilascia interviste alla tv ‟Al Jazira”. È un capo feroce che ha compreso quanto sia importante la propaganda. Il mullah Dadullah Kakar, 38 anni, è considerato l’ispiratore dell’offensiva talebana. È lui stesso ad assumersi la responsabilità degli attacchi suicidi, compreso quello di ieri contro gli italiani. Un altro mullah, il più famoso Omar, fondatore del regime dei talebani, lo ha infatti nominato responsabile militare e membro del Consiglio direttivo. Una scelta motivata con la determinazione di Dadullah. Le prime esperienze del mullah risalgono alla guerra contro i sovietici, seguite dall’ingresso - nel 1994 - nelle schiere talebane. Fonti afghane sostengono che Omar lo consideri subito uno dei suoi uomini più fidati e per questo gli assegna compiti importanti. Alla testa degli studenti-soldati opera nella zona di Herat dove perde una gamba a causa di una mina. La mutilazione invece che indurlo a riporre il fucile accresce la voglia di guerra. E il mullah diventa ancora più spietato. Il suo nome viene accostato nel 2000 a eccidi terribili nella zona di Yakaolang: gli oppositori gli attribuiscono - le prove non sono certe - di aver ordinato l’eliminazione di centinaia di civili, alcuni dei quali ‟scuoiati”. Le accuse costringono Omar ad abbassare il profilo del suo luogotenente. Dadullah però resta poco in purgatorio. Le sue doti di mujahed tornano utili nel 2001 in seguito all’invasione americana. Dadullah guida la resistenza fino all’ultimo, ma si trova ben presto assediato dall’Alleanza del Nord. Quando sembra sul punto di capitolare trova un accordo con i vecchi compagni della lotta contro i sovietici. È salvo. Il talebano sparisce nel Waziristan del sud (Pakistan) dove è aiutato dal clan dei Kakar. Per quasi due anni resta ospite, raccogliendo uomini e risorse in vista del grande ritorno. Riappare nel 2003 con la prima intervista ufficiale di un esponente talebano alla Bbc. Dadullah promette: ‟La nostra lotta continuerà fino alla cacciata di cristiani, ebrei e crociati”. Grazie al supporto delle tribù integraliste e, forse, con la complicità segreta di settori dell’intelligence pachistana, rimette in piedi la guerriglia. E dal 2004 i neotalebani, insieme ai qaedisti, tornano a colpire. Le tradizionali tecniche di guerriglia risentono presto degli effetti dello scenario iracheno. Dadullah copia le stesse tattiche: azioni suicide in gran numero, ordigni improvvisati, propaganda con video e messaggi su Internet. Il mullah sostiene che la punta di lancia del suo ‟esercito” è locale e ‟solo il 10%” è costituito da stranieri. Le autorità afghane, invece, sospettano che un ruolo decisivo lo abbiano nuclei di volontari arabi e pachistani. Ne vengono arrestati diversi: l’ultimo pochi giorni fa, un iracheno della provincia di Dyala. Dadullah non nega l’esistenza di rapporti: ‟Noi mandiamo mujaheddin in Iraq e la resistenza irachena ci invia i suoi uomini”. Ammette persino di avere rapporti con Al Zarkawi e su Osama dice: ‟E’vivo, ma non so dove sia”. Il mullah cavalca anche la crisi delle vignette. Annuncia di avere a disposizione centinaia di uomini-bomba pronti a immolarsi contro le forze della Nato e precisa che il numero dei kamikaze è cresciuto dopo la diffusione dei disegni blasfemi. Con una mossa ad effetto promette 100 chilogrammi d’oro a chi ucciderà i disegnatori danesi, poi mette una taglia sugli stranieri. Dichiarazioni colorite che acquistano concretezza sul terreno. I ribelli si fanno sempre più audaci nelle zone di Kandahar, Helmand, Zabul, Uruzgan, Herat. Usano le aree di confine pachistane come santuario e lì pescano i giovani usciti dalle scuole coraniche. Il capo della Dia (intelligence del Pentagono) in un recente rapporto ha avvertito che le azioni degli insorti rappresentano ‟la più grande sfida a Kabul dal 2001”. Un monito poggiato su dati: gli attacchi sono aumentati del 20 per cento, oltre 30 kamikaze in solo 8 mesi, raddoppiati gli attentati con bombe. Nel sud dell’Afghanistan piccoli team di talebani - 6/7 elementi - evitano la caccia delle truppe occidentali e tengono in scacco interi villaggi. Nella regione sono bruciate o danneggiate non meno di 200 scuole, assassinati funzionari governativi, intimiditi gli abitanti. Non è ancora un contro-potere, ma è la prova che Dudallah lo zoppo è un brutto cliente.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …