Guido Olimpio: Iraq. Il terribile Zarkawi? Un’invenzione Usa

13 Aprile 2006
Ogni epoca ha avuto i suoi ‟soliti sospetti”, ai quali attribuire tutte le nefandezze possibili. Prima Carlos lo sciacallo, poi il palestinese Abu Nidal, quindi lo sciita Imad Mugnyeh, maestro di sequestri. Oggi l’icona del Male è Abu Musab Al Zarkawi. Se la situazione in Iraq è sull’orlo dell’abisso è colpa sua e dei suoi kamikaze. Ma è altrettanto vero che gli americani lo hanno aiutato sfruttando la sua sete di morte. Un documento interno - citato ieri dal ‟Washington Post” - ha rivelato che il Pentagono ha deliberatamente enfatizzato il ruolo di Al Zarkawi nella trame irachene. Sia per presentare la guerriglia come prodotto del qaedismo, sia per suscitare una spaccatura tra i ribelli locali e i jihadisti stranieri. Un tentativo in parte riuscito come testimoniano le notizie su un ‟commissariamento” di Al Zarkawi. Funzionari dell’intelligence Usa hanno sostenuto che alcune informazioni sulla forza del gruppo terroristico sono state disseminate ad arte. In almeno un caso il Pentagono ha passato all’inviato a Bagdad del ‟New York Times”, Dexter Filkins, elementi per un articolo pubblicato in prima pagina il 9 febbraio 2004: si trattava di una lettera dove Al Zarkawi incitava all’uso degli uomini-bomba. Il giornalista ha spiegato di aver avuto dei dubbi sull’autenticità del documento ma ha altrettanto precisato che la sua fonte non gli aveva detto che si trattava di un’operazione da guerra psicologica. Il generale Mark Kimmit, che coordinava all’epoca i rapporti con la stampa, ha negato di ‟aver manipolato il giornalista”. In realtà Washington ha cercato di ingigantire la pericolosità di Al Zarkawi rivolgendosi sia al pubblico arabo che ai cittadini americani. ‟Lo abbiamo reso più importante di quello che è”, ha sottolineato in una relazione il colonnello Derek Harvey aggiungendo che ‟solo una piccola parte degli attentati è da attribuire a Al Zarkawi e agli stranieri”. Una conferma di quanto scritto già nei mesi scorsi circa il numero dei mujahedin venuti da fuori: tra il 10 e il 15 per cento. La reazione del Pentagono è stata immediata: ‟Al Zarkawi è una minaccia concreta, il 90 per cento delle azioni suicide è opera dei suoi uomini”. Nel presentare il terrorista come il Nemico Numero Due - dopo Osama - gli americani hanno sfruttato la megalomania criminale del giordano. L’estremista ha rivendicato dozzine di stragi efferate, ha dichiarato guerra totale agli sciiti, ha usato come nessuno l’arma della propaganda per attribuirsi massacri spaventosi. Dall’attacco alla sede Onu a quello contro la base italiana di Nassiriya. È bene rammentarlo: i morti che ha provocato non sono fantasmi, ma vite spezzate realmente.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …