Guido Olimpio: Dieci leader, nuove basi, video e cd. Ora i talebani escono allo scoperto

11 Maggio 2006
Non è forse un caso che gli americani rilanciano ora i sospetti sulla presenza di Osama in Pakistan, al confine con il territorio afghano. L’accusa - vecchia - acquista nuovo peso per l’offensiva di primavera dei talebani contro le truppe Nato. I guerriglieri che operano nel Sud, a Est e nei dintorni di Kabul avrebbero creato nuove basi proprio nel Waziristan, una delle regioni che ospiterebbe i vertici di Al Qaeda. Di recente, nella città di Wana, è stato aperto un ufficio dei ‟talebani” locali, un centro di coordinamento per far affluire combattenti, tra i quali non meno di mille stranieri, termine che indica volontari arabi. È sempre lungo questo corridoio che lega il Waziristan alle province più settentrionali che passano denaro, armi e forse ‟consiglieri” venuti dall’Iraq. È ancora in questa retrovia logistica che sono incisi i Cd-Rom e i Dvd poi inviati alle tv satellitari arabe o messi su Internet. Filmati di propaganda diffusi da tre ‟case di produzione jihadiste” - la Al Sahab, Ummat e Labaik - che documentano le azioni dei ribelli. E ieri, con un tempismo quasi sospetto, sono comparsi volantini ‟in nome di Osama” con i quali si invita a uccidere il presidente pachistano Musharraf, ‟lo schiavo di Bush”. La grande attività mediatica - simile a quella che vediamo in Iraq - rappresenta una novità per i talebani che hanno sempre considerato la tv come una scatola piena di tentazioni. Ma i vecchi studenti-guerrieri si adattano alle nuove esigenze in risposta agli ordini dei loro capi ed è possibile che i vuoti nei ranghi siano stati colmati da militanti di origine e formazione diversa. Fonti di intelligence incontrate a Dubai sostengono che il movimento è guidato da un consiglio di dieci membri presieduto dal fantomatico mullah Omar. Il leader continua a restare nell’ombra (a parte qualche messaggio audio) lasciando il lavoro sul terreno a una pattuglia di collaboratori. Il Mullah Dadullah ‟lo zoppo”, militante della prima ora, spietato quanto abile nelle operazioni militari: è stato lui a rivendicare l’attacco kamikaze contro la base italiana di Herat. Il Mullah Abdul Rauf, sedicente portavoce ed ex governatore, si è assunto la responsabilità dell’agguato agli alpini. Jaluddin Haqqani, presunto responsabile dell’attività ribelle e sospettato di fornire la protezione esterna a Osama. Gulbudin Hekmatyar, rapace signore della guerra e pronto per tutte le cause, che ha rinnovato con un video fedeltà al qaedismo. Un insieme di piccoli capi che guidano uno schieramento eterogeneo. Oltre al cuore talebano, ci sono ribelli rimasti senza guida, jihadisti, mujaheddin arabi e briganti convertiti alla politica. Nel 2003 gli americani affermavano che il movimento era formato da poche centinaia di ‟soldati”. Oggi sarebbero alcune migliaia, non sempre però a tempo pieno. I ribelli impegnano le truppe straniere su tre fronti: trappole esplosive (con tecniche importate dall’Iraq); attacchi a basi con nuclei dai 20 ai 50 elementi; operazioni suicide (quasi 30 kamikaze nei primi cinque mesi dell’anno). Con fondi ricavati dalla droga, dalle ‟tasse rivoluzionarie” e dai contributi provenienti dal Golfo Persico (una conferma l’abbiamo avuta negli Emirati), i talebani hanno rafforzato l’arsenale. Il piano è quello di trasformare l’Afghanistan in un inferno. Gli insorti ci sono riusciti contro l’Armata Rossa e ora ci proveranno con la Nato.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …