Paolo Andruccioli: Pagare le tasse per avere più servizi

29 Maggio 2006
I luoghi comuni sono sempre duri a morire. Soprattutto se riguardano le tasse. Dopo una campagna elettorale segnata da scontri ideologici e perfino da un certo ‟terrorismo fiscale”, destano una qualche meraviglia i risultati del sondaggio realizzato su un campione di 1200 persone e commissionato dalla Campagna Sbilanciamoci e dall'Associazione Nuove Welfare, rappresentata ieri dal presidente Emiliano Monteverde. I cittadini che hanno risposto alle domande sulle tasse e sul rapporto tra sistema fiscale, giustizia sociale ed efficienza della cosa pubblica, hanno smentito molti luoghi comuni.
Non è vero, per esempio, che il cittadino medio italiano preferisca avere qualche soldo in più a disposizione per pagarsi i servizi di cui ha bisogno. Al contrario il 58% degli intervistati ritiene necessarie le tasse per avere la garanzia dei servizi. Ma non c'è solo una generica predisposizione o disponibilità ad accettare il tema fiscale. Ci sono anche indicazioni che vanno al di là e su cui sarebbe interessante avviare una riflessione seria proprio in questo momento di difficile passaggio politico. Dal sondaggio - a cui hanno risposto persone di tutte le regioni italiane - emergono infatti indicazioni precise sui temi più scottanti. Il 76% degli intervistati si dichiara per esempio favorevole a un incremento dell'aliquota per l'ultimo scaglione di reddito, ovvero per i più ricchi, i redditi che superano i 100 mila euro. Sorprende anche la disponibilità degli italiani a trattare l'altro tema scottante della tassazione delle rendite finanziarie. Dai risultati del sondaggio emerge quindi che una maggioranza sicura (il 67%) si dice favorevole a una tassazione del 23% delle rendite finanziarie.
Molto chiara l'indicazione sulla progressività delle imposte, tendenza che poi era già emersa in ricerche precedenti. come quelle pubblicate dal Sole24 ore e quella della Banca d'Italia. Nella ricerca di Sbilanciamoci e del Nuovo Welfare alla domanda: ‟le tasse devono essere pagate in misura crescente al reddito...” il 90,2% risponde di essere ‟molto o abbastanza d'accordo”. Anche alla domanda sulle tasse come ‟forma di assicurazione pubblica necessaria a far funzionare i servizi”, il 65,6% risponde positivamente. In ogni caso il 74% degli intervistati individua le tasse come lo stumento necessario per far funzionare il sistema paese. Dalle risposte al questionario si nota poi anche una tendenza molto interessante, che divente quasi un fatto politico. Se le percentuali di coloro che vedono le tasse come strumento indispensabile per finanziare il sistema paese, molto più basse sono invece le percentuali delle risposte positive in tema di redistribuzione del reddito a livello nazionale. La maggioranza degli italiani è disposta ad accettare la tassazione e perfino aumenti mirati, ma non è ben disposta verso un uso ‟redistributivo” della leva fiscale. Il 55% degli intervistati vede le tasse come forma di redistribuzione. Tutti gli altri rispondono negativamente e mirano a legare invece in modo più stretto le imposte ai servizi pubblici offerti.
La ricerca-sondaggio è stata presentata ieri a Roma alla presenza di parlamentari, esperti e studiosi come Laura Pennacchi, il professor Paladini e Beniamino Lapadula della Cgil. Dalla discussione è emersa una proposta interessante che potrebbe anche essere innovativa. L'ha lanciata Giulio Marcon, responsabile di Sbilanciamoci: creare un gruppo di coordinamento stabile tra il mondo delle associazioni e del non profit e i parlamentari della sinistra più sensibili a questi temi per cercare di mettere in campo iniziative che favoriscano la giustizia fiscale e che possano creare nessi diretti tra le tasse e gli obiettivi sociali da raggiungere. E oltre alla dimensione nazionale - che è comunque fondamentale, viste le devastazioni anche intellettuali - c'è anche la dimensione sovranazionale. Ieri Andrea Baranes, della Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, ha detto che l'Italia è ancora la grande assente nel gruppo dei 43 paesi che stanno studiando la possibilità di introdurre tasse globali. Ci sono già esempi molto interessanti: Francia, Cile e Brasile hanno introdotto una tassa sui voli per l'acquisto di medicinali nel sud del mondo.

Paolo Andruccioli

Paolo Andruccioli (Roma, 1955) scrive sulla pagina economica del quotidiano "il manifesto", è stato caporedattore dello stesso giornale e direttore responsabile della rivista di dibattito politico-teorico "Il Passaggio" e della …