Guido Olimpio: 11 settembre, il vertice dei complottisti

05 Giugno 2006
Quando il generale Custer e il 7° Cavalleggeri vennero massacrati al Little Big Horn, nell’estate del 1876, qualcuno mise in dubbio la vittoria degli indiani: ‟Dovevano esserci dei bianchi tra di loro”. E dovevano esserci dei ‟bianchi” anche tra i kamikaze dell’11 settembre 2001. Dimenticato il dolore, si è scatenata la passione per il complotto. La strage della Torri Gemelle - è la tesi - è un grande imbroglio. Un sospetto condiviso da un numero consistente di persone. Molti di loro si troveranno da domani a Chicago dove si svolgerà il vertice degli scettici. Slogan dell’appuntamento: ‟9/11, Rivelare la verità”. Le controverità, in realtà, circolano su Internet, a cominciare dall’ormai celebre film ‟Loose Change”. Non mancano ipotesi suggestive, alimentate anche dai troppi silenzi ufficiali. Mettendo insieme dati scientifici, testimonianze dirette (e leggende metropolitane), gli ‟investigatori” hanno individuato alcune lacune vistose nella ricostruzione. Una caccia alla bugia che ha finito per coinvolgere anche gli scettici, bollati dai ‟professionisti” come dilettanti. Questi alcuni punti chiave della contro-inchiesta.
1) L’attentato ricalca un piano del Pentagono studiato all’epoca della Guerra Fredda.
2) I terroristi non erano piloti provetti e dunque come hanno fatto a centrare le Torri?
3) Il Wtc non è crollato per l’incendio, bensì in seguito all’esplosione di cariche piazzate in precedenza. C’è un video che mostra le deflagrazioni e colpiscono le parole dei pompieri intervenuti sul posto che dicono: ‟Sono caduti come i palazzi distrutti con le esplosioni controllate”.
4) L’edificio 7, pur non coinvolto direttamente dall’attacco, è andato distrutto.
5) Il Pentagono non è mai stato centrato da un aereo: si parla di un missile o di un’autombomba. La recente diffusione di un video da parte delle autorità invece che far chiarezza ha rinforzato il partito dei complottisti.
5) Il jet United Airlines 93, teatro di una rivolta dei passeggeri, sarebbe stato abbattuto dai caccia. Ad esplorare i sentieri misteriosi del 9/11 saranno uomini e donne con esperienze e passato diversi. Carol Brouillet, una Verde che ha realizzato il film ‟Dietro ogni terrorista c’è un Bush”. Robert Bowman, veterano con 101 missioni di guerra in Vietnam, candidato per i Democratici. Les Jamieson, un cittadino di Brooklyn, che passa ogni sabato a Ground Zero dove spiega ai turisti cosa è ‟realmente accaduto”. Jim Marrs, dopo aver indagato sul delitto di John F. Kennedy e aiutato Oliver Stone a realizzare il celebre film ‟Jfk”, ha trovato nuovi spunti dalle Torri. Aaron Russo, ex manager negli Usa dei mitici Led Zeppelin, Ian Crane, per il quale il 9/11, le bombe di Madrid e quelle di Londra non sono opera di Al Qaeda. Chris Emery, autore di una ricerca con la quale ‟dimostra” come la strage di Oklahoma City (1995) sia la prova generale del massacro del Wtc. I tanti dubbi hanno offeso la stessa Al Qaeda. Khaled Sheikh Mohammed e Bin Al Shib, le menti dell’attacco, rilasciano nel 2002 una intervista ad Al Jazira malgrado siano ricercati. Lo fanno - spiegano - perché vogliono rivendicare la paternità dell’11 settembre in risposta agli increduli nel mondo arabo. Lo ha ribadito, pochi giorni fa, Osama nel suo ultimo audio. Ma siamo sicuri che sia davvero il Califfo? A Chicago hanno già la risposta.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …