Guido Olimpio: I dieci minuti di agonia di Al Zarqawi. “Ha cercato di fuggire dalla barella”

12 Giugno 2006
Quando i soldati iracheni si sono avventurati tra le macerie del covo distrutto hanno trovato Al Zarqawi ancora in vita. Lo hanno poggiato su una barella e il terrorista ha cercato di muoversi in un atto disperato. Poi ha bisbigliato qualcosa di incomprensibile. Dieci minuti dopo è spirato. Questa la ricostruzione del generale Bill Caldwell ai reporter che seguono il Pentagono. A tre giorni dal raid, l’alto ufficiale statunitense ha fornito nuovi dettagli sulla caccia al terrorista numero uno in Iraq e sulla sua drammatica fine.

Il bilancio
Sei le persone uccise nell’incursione degli F 16 a Ibhib. Oltre al terrorista sono morti due uomini - tra loro il consigliere Abdel Rahman - e tre donne, smentita la presenza di un bimbo. Una delle vittime potrebbe essere la seconda moglie del terrorista, una giordano-palestinese dal quale ha avuto un figlio. Indiscrezioni recenti sostenevano che il nucleo familiare si era ricomposto proprio in Iraq. Caldwell ha precisato che il volto del terrorista è stato ripulito del sangue ma non sottoposto a trattamento. Nei prossimi giorni le autorità dovranno decidere cosa fare con i resti dell’emiro: la famiglia ha chiesto la consegna della salma per poterla seppellire in Giordania.

I soccorsi
I team iracheni e delle forze speciali, intervenuti subito dopo l’attacco, hanno scovato sotto i mattoni Al Zarqawi. C’è stato un primo riconoscimento visivo e poiché l’estremista respirava lo hanno steso su una barella. Quando il terrorista si è accorto della presenza di soldati americani - è la versione di Caldwell - ha fatto un movimento, quasi volesse rotolare fuori, ha sussurrato qualcosa. Un infermiere ha cercato di assistere il mujahed ma poco dopo è deceduto.

Il raid
Il fatto che il volto di Al Zarqawi sia rimasto intatto ha sollevato illazioni. E’possibile? Un giornale libanese ha sostenuto che l’emiro è stato ucciso in un conflitto a fuoco e poi sistemato tra le rovine della casa. Caldwell si è limitato a rispondere che in alcuni bombardamenti può accadere che il corpo subisca danni contenuti. Fonti Usa, a loro volta, hanno precisato che nel blitz sono state impiegate due tipi di armi: il primo era un ordigno anti-carro, il secondo una bomba guidata dal satellite e con potenziale ridotto per evitare effetti collaterali. A decidere l’operazione un ufficiale sul campo, che aveva ampia autonomia. Questo perché in passato la catena di comando ha finito per impedire successi importanti. Perché avete usato l’aviazione? Non avete pensato di prenderlo vivo? Hanno chiesto i giornalisti. Risposta: il primo dovere era evitare perdite tra i nostri uomini e in secondo luogo è stata usata una ‟forza proporzionata”. Un modo per dire che volevano ‟terminare” l’obiettivo.

La taglia
La ricompensa di 25 milioni di dollari non sarebbe stata pagata. ‟Dovete capire che non c’è stata una persona che ci ha detto: andate lì e trovate il bersaglio”, ha sostenuto Caldwell. Si è trattato invece di un’inchiesta-puzzle, dove sono stati messi insieme nel tempo dati diversi. Sulla stampa americana sono apparse ricostruzioni che nella sostanza confermano quanto trapelato giovedì. I giordani arrestano un collaboratore di Al Zarqawi, che fornisce la dritta giusta per arrivare al consigliere spirituale Abdel Rahman. Il sospetto viene seguito da velivoli senza pilota Predator, intercettato (anche se il suo satellitare Turaya era protetto), seguito. E così si arriva al covo a nord di Baquba.

Il successore
Per gli americani il possibile successore di Al Zarqawi è l’egiziano Abu Ayyub Al Masri. Si sono conosciuti in Afghanistan, nel 2000, nel campo di Al Farooq e poi si sono ritrovati in Iraq. Al Masri ha creato una delle prime basi nell’area di Bagdad. Il Pentagono ha informazioni riservate in base alle quali sono emersi contatti diretti tra la coppia Al Zarqawi-Al Masri e l’ideologo di Al Qaeda, Zawahiri. L’insistenza degli americani sull’egiziano sembra smentire il comunicato di Al Qaeda che ieri aveva ‟investito” Abdel Rahman Al Iraqi. Un nome identico a quello del mujahed ucciso nell’incursione degli F16. Due le ipotesi: si tratta di un caso di omonimia, l’annuncio dei ribelli è un falso dovuto alla fretta di assicurare continuità al gruppo. Da mercoledì, le unità americane hanno lanciato una serie di rastrellamenti conclusisi con la cattura di 25 sospetti. Sequestrate armi, materiale e cinture da kamikaze. Coprifuoco nella capitale e a Baquba per prevenire la probabile vendetta.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …