Guido Olimpio: Obiettivo Sears Tower di Chicago. Presi sette terroristi “made in Usa”

26 Giugno 2006
Volevano distruggere la Sears Tower di Chicago e la sede dell’Fbi a Miami. Sognavano di fare un’azione più terribile dell’11 settembre. Avevano giurato fedeltà ad Osama e Al Qaeda. Ma non avevano neppure un grammo d’esplosivo, né nascondevano armi. Parlavano di Jihad ma leggevano le bibbie cristiane. Questa la stravagante banda di aspiranti terroristi catturati giovedì pomeriggio dall’Fbi a Miami: 5 afro-americani e due haitiani che vivevano nel quartiere ghetto di Liberty City. Le autorità americane, pur sottolineando che il gruppo non è mai entrato in una fase operativa, hanno dato grande enfasi all’operazione con l’intervento del segretario alla Giustizia, Gonzales. Un’importanza motivata non tanto dalla pericolosità della cellula quanto dall’emergere di una tendenza nel territorio nord americano. Prima in California e più di recente in Canada sono stati arrestati elementi ‟locali”, simili a gang giovanili o di quartiere, legati al qaedismo dalla frequentazioni di siti jihadisti e dalla semplice adesione al progetto di Osama, letto in modo approssimativo e senza alcuno studio particolare. Terroristi fai-da-te, privi di esperienza militare, ma comunque decisi a perseguire obiettivi ambiziosi. La storia della banda di Miami rientra in questa categoria. Gli elementi erano guidati da uno strano personaggio, Barseal Batiste, che preferiva farsi chiamare ‟Fratello Naz”. Mescolando discorsi integralisti, comportamenti da setta e vaghi progetti rivoluzionari, Batiste ha ‟arruolato” dei giovani di Liberty City. Ragazzi senza occupazione fissa, cresciuti in famiglie povere, che dovevano diventare l’avanguardia di un fantomatico ‟esercito islamico”. La base era un magazzino, dove sembra che i membri della gang praticassero arti marziali. A tradire la cellula, conosciuta anche come ‟Sigillo di David”, è stata la smania di entrare in azione. Batiste era alla ricerca di un ‟contatto con Al Qaeda” e ha attirato l’attenzione del contro-terrorismo. L’Fbi ha allora organizzato una stangata. Un suo agente si è finto ‟ufficiale qaedista” e ha agganciato Batiste. Questi ha chiesto la fornitura di armi da fuoco, un finanziamento di 50 mila dollari, apparati radio. Materiale, ha spiegato l’estremista, necessario per pianificare attacchi. Tra gli obiettivi indicati - sostengono le autorità - c’era la Sears Tower di Chicago e gli uffici dell’Fbi in Florida. ‟Fratello Naz”, ‟Fratello Sunny”, ‟Fratello Pat” e gli altri complici proclamavano di voler creare danni ‟al pari o superiori a quelli dell’11 settembre” e promettevano di ‟uccidere tutti i diavoli che possiamo”. Per metterli alla prova, l’infiltrato ha fornito alla gang una videocamera digitale, poi usata per filmare alcuni edifici di Miami. Una volta raccolti sufficienti indizi, l’Fbi ha deciso di agire. Da questi elementi è evidente che c’è una sproporzione tra le ambizioni della gang e le loro reali capacità. E infatti alcuni esperti hanno sollevato dubbi sulla reale minaccia dei giovani desperados di Liberty City. Molti si chiedono: come avrebbero fatto i presunti terroristi ad attaccare la Torre di Chicago (110 piani)? E con quali armi? L’Amministrazione gioca di nuovo con la paura degli americani? Domande legittime, dopo i molti falsi allarmi e le inchieste frettolose su ‟complotti anti-americani” rivelatisi poi inesistenti. I dubbi però non contrastano con la nuova realtà che sta emergendo nei Paesi occidentali. Accanto ai classici nuclei terroristici, formati da mujaheddin con un passato sui fronti della Jihad, crescono piccole formazioni completamente autonome. Si ispirano a miti qaedisti - da Osama ad Al Zarkawi - cementano i loro rapporti nel quartiere, frequentano magari la stessa palestra di arti marziali e l’unico vincolo con la nebulosa integralista è Internet. Molti di loro non parlano l’arabo e l’Afghanistan lo hanno visitato attraverso Dvd e video cassette. Spesso mescolano le icone della Jihad con quelle dello sport. Difficile definirli terroristi. Sembrano piuttosto dei tipi ‟vorrei ma non posso”. Ma sarebbe un errore sottovalutarli. I sospetti, fermati poche settimane fa a Toronto, stavano acquistando tre tonnellate di fertilizzante da usare come esplosivo e volevano decapitare degli ostaggi. Quelli di Miami non hanno neppure cominciato a costruire l’arsenale. E’possibile che l’Fbi abbia pensato a quanto è accaduto in Gran Bretagna. Gli 007 inglesi hanno individuato - con largo anticipo - il capo dei kamikaze che avrebbe organizzato la strage del 7 luglio, ma, dopo pedinamenti e indagini, si sono convinti che non fosse ‟abbastanza pericoloso”. Un errore pagato caro.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …