Guido Olimpio: La Cia dopo dieci anni smette di cercare Osama

06 Luglio 2006
Per la Cia, Al Qaeda non è più un’organizzazione con una gerarchia definita, quindi è preferibile concentrarsi sui gruppi che si ispirano a Osama e si diffondono localmente. Con questa motivazione l’intelligence ha sciolto l’unità speciale che dal 1996 coordinava la caccia al capo terrorista. Le operazioni di ricerca, si affrettano a precisare da Langley, passeranno al Centro anti-terrorismo e ai militari impegnati in Afghanistan: ‟Prendere Bin Laden resta una priorità”. Assicurazioni che però non evitano due critiche di questi mesi: l’Iraq ha distolto forze dalla lotta al terrore; negli Stati Uniti si sottovaluta la reale importanza dei leader qaedisti ancora liberi. La storia dell’unità attraversa dieci anni critici nell’intelligence Usa. E’infatti nel gennaio 1996 che, dopo ripetute segnalazioni da parte di 007 sul campo, al quartier generale di Langley (Virginia) ‟scoprono” una minaccia nascente. Si chiama Osama Bin Laden. Viene così composta una task force di una ventina di agenti (da Fbi e Cia) conosciuta come ‟Alec Station”. Il nome è quello del figlio di Michael Scheuer, il primo responsabile dell’unità e poi, una volta lasciata l’Agenzia, trasformatosi in un feroce critico della politica anti-eversione. La nascita del team precede di pochi mesi un evento storico. Il 23 agosto del 1996, Bin Laden lancia dal rifugio afghano la prima dichiarazione di guerra contro Wa shington, un lungo documento (scritto, si dice, con un computer Apple) con il quale chiede l’espulsione delle forze Usa dal Golfo Persico. Da allora è un crescendo di azioni. Piccoli attacchi, seguiti nell’estate 1998 dalle stragi in Africa e quindi dal massacro dell’11 settembre. Una sfida raccolta dalle ‟Alec Station” con scarsa fortuna. Più volte Osama è riuscito a beffare i cacciatori e ancora oggi è in testa alla lista dei Most Wanted. Una volta è stato scovato da un Predator, ma l’intervento aereo è giunto in ritardo. Un flop colmato dalla decisione di armare con missili i velivoli senza pilota. Un’altra volta è stato l’allora presidente Clinton a bloccare un piano d’attacco a Kandahar perché ‟troppo rischioso”. Disguidi operativi ai quali si sono sommate le inevitabili gelosie tra le diverse agenzie di intelligence. Ognuna teneva i propri segreti (o li comunicava dopo settimane), impedendo ai commando impegnati al confine tra Afghanistan e Pakistan di scovare il Grande Fuggiasco. I critici affermano anche che gli 007 della ‟Alec Station” non sono mai riusciti a costruire una vera rete di informatori locali e hanno finito per pagare milioni ai signori della guerra afghani in cambio di notizie datate. O sono stati imbrogliati dai servizi pachistani. Oggi il peso della missione passa alle forze occidentali, schierate nella regione orientale dell’Afghanistan, e alle spie operanti in Pakistan, specie nell’area di Chitral, la zona del presunto ultimo avvistamento di Bin Laden. A Washington diversi e sperti hanno espresso dubbi sulla decisione della Cia. Pur concordando sulla trasformazione di Al Qaeda in un insieme di gruppi locali, spesso senza alcun legame gerarchico o operativo con i leader, rilevano come l’immagine ispiratrice di Osama è intatta. E l'alta frequenza di messaggi dimostra anche la vitalità della propaganda qaedista.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …