Paolo Andruccioli: Basta sacrifici per i soliti noti. I sindacati: “Prodi ci riceva”

11 Luglio 2006
I sindacati confederali, Cgil, Cisl e Uil, chiedono il conto al governo Prodi. La disponibilità nell'accettare l'urgenza di una manovra correttiva è completa, ma le segreterie confederali ribadiscono il loro secco no alla politica dei due tempi, con un no chiaro e specifico alla riproposizione della solita politica dei sacrifici richiesti alla parte più debole del paese. Per questo, dopo una riunione unitaria delle segreterie nazionali, ieri i sindacati hanno chiesto un incontro urgente al presidente del consiglio, Romano Prodi. L'urgenza dipende dalle decisioni da prendere in tema di politica economica in vista della realizzazione del Dpef, il documento di programmazione economica e finanziaria che sarà la base della manovra per il 2007 e che è stato già varato da palazzo Chigi, senza alcun tipo di concertazione. Ma l'urgenza della riunione chiesta ieri dai sindacati è data soprattutto dalle anticipazioni che sono trapelate in questi giorni sulle intenzioni del governo di centrosinistra di recuperare risorse finanziarie attraverso tagli al welfare e in particolare alle pensioni e alla sanità.
Cgil, Cisl, Uil chiedono in sostanza a Prodi di presentare una proposta organica dell'esecutivo sull'avvio di una nuova fase di concertazione, che non deve essere una parola vuota o una formula buona per tutte le stagioni. Vista la falsa partenza del nuovo modulo. ‟Bisogna partire - ha detto Epifani - dalle politiche di sviluppo. Siamo disponibili ad affrontare la difficile fase economica usando il metodo della concertazione e dell'equità, che devono diventare la normalità della pratica di governo: non come avvenuto in questa prima fase”. Eppure la disponibilità esiste. I segretari generali, Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, hanno spiegato che già durante l'incontro con il governo il 29 giugno scorso i sindacati avevano dichiarato la loro disponibilità ad affrontare la delicata fase economica, con tutti i problemi già sul tappeto. Sulla manovra bis viene dunque dato un giudizio positivo. Stesso discorso sul decreto sulle liberalizzazioni. Ma i sindacati confederali temono che la disastrosa situazione dei conti pubblici determini un'inversione di tendenza nelle linee guida scelti dall'Unione. Si teme in sostanza che la necessità impellente di risanare la finanza pubblica metta in secondo piano le politiche per lo sviluppo e per il rilancio dell'economia italiana tuttora bloccata. Cgil, Cisl, Uil ribadiscono in altre parole il loro no alla politica dei due tempi: prima i conti, poi lo sviluppo.
Il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, nel corso della conferenza stampa di ieri, ha confermato la posizione unitaria dei tre sindacati. ‟C'è un'idea comune - ha detto Angeletti - la difficoltà del paese è legata principalmente alla scarsa crescita. Indebitamento e deficit sono conseguenze e non cause di questa situazione”. Anche il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, che nei giorni scorsi aveva rilasciato dichiarazioni di fuoco contro i tagli annunciati, ha confermato che i sindacati sono in questo momento saldamente uniti. E che sulla concertazione il giudizio è comune. C'è anche l'accordo sulla necessità di individuare ‟misure forti per la ripresa che non possono essere finanziate tagliando la spesa sociale, le pensioni, la scuola e il pubblico impiego”. Dove trovare dunque i soldi? Semplice, dicono i segretari di Cgil, Cisl, Uil, bisogna andarli a recuperare tra quei cittadini che finora non hanno pagato. Il riferimento è diretto prima di tutto agli evasori fiscali. Gli esecutivi di Cgil, Cisl, Uil si sono dati appuntamento per i primi giorni di settembre, mentre prima delle vacanze saranno organizzate iniziative sul Mezzogiorno e il lavoro nero.
Sul Dpef e sulle relazione tra istituzioni politiche e parti sociali interviene anche il presidente della camera, Fausto Bertinotti, che critica il metodo della maggioranza a cui egli stesso appartiene. ‟Il Dpef, il documento di indirizzo della politica economica del paese - si è chiesto ieri Bertinotti - esce da qualche nottata del consiglio dei ministri, ma vi sembra ragionevole? non lo è affatto”. Bertinotti, che ha deciso di intervenire sul tema dopo la decisione del ministro Ferrero di non votare il Dpef nella riunione del consiglio dei ministri, ha anche spiegato, che il problema è anche il metodo. Sui contenuti della manovra, fa intendere Bertinotti, forse non si poteva fare diversamente.

Paolo Andruccioli

Paolo Andruccioli (Roma, 1955) scrive sulla pagina economica del quotidiano "il manifesto", è stato caporedattore dello stesso giornale e direttore responsabile della rivista di dibattito politico-teorico "Il Passaggio" e della …