Guido Olimpio: La morte di Basayev. Secondo Mosca stava preparando un attacco per il G8

13 Luglio 2006
L’accusa del Cremlino è pesante. Shamil Basayev stava preparando un attacco spettacolare contro il vertice del G8. La prima reazione è di cautela. Perché i servizi segreti russi non perdono occasione per dipingere i separatisti ceceni come parte del grande disegno destabilizzante marchiato ‟Al Qaeda”. I ribelli, secondo questa visione, sono parte dell’Idra del terrore. Morale: possiamo usare qualsiasi mezzo per sterminarli e la comunità internazionale deve appoggiarci in modo incondizionato, senza guardare troppo alle violazioni dei diritti umani. Tesi che non sempre convincono e che suscitano legittimi dubbi. Fatta questa premessa non si può negare la strategia stragista di Basayev. Il capo ribelle si è fatto un nome e una fama sinistra proprio scegliendo attacchi indiscriminati e gesti di terrore puro. Le prese d’ostaggi - dal teatro di Mosca a Beslan - sono state coordinate da Basayev nel tentativo di imporre una svolta radicale alla guerriglia. O almeno a una parte di essa. È a partire dal settembre 2004, con il massacro nella scuola, che il leader separatista accentua le operazioni che coinvolgono i civili. Vengono attaccati villaggi, organizzati agguati lungo le strade. Scorribande che riducono il sostegno popolare in favore degli insorti. Gli analisti individuano nella deriva stragista un possibile legame con gli estremisti islamici. Basayev collabora a lungo con i mujaheddin arabi venuti ad aiutare gli insorti e coordinati dal giordano-saudita Ibn Al Khattab (poi ucciso). Un ruolo a volte enfatizzato, ma documentato dalla propaganda con video e siti Internet. Non va poi dimenticato un episodio di poche settimane fa. I terroristi qaedisti in Iraq hanno giustiziato quattro ostaggi russi dopo aver chiesto - invano - il ritiro delle truppe di Mosca dalla Cecenia. Una richiesta sorprendente ma che conferma come i diversi fronti integralisti tendano a saldarsi. Un legame ideologico e non operativo anche se le guerriglie jihadiste (dall’Afghanistan alla Cecenia) usano ormai le stesse tattiche, chiaro indizio di uno scambio di informazioni. Quindi le minacce. È stato lo stesso Basayev in un paio di interviste a minacciare un’azione di megaterrore ‟a Mosca o San Pietroburgo” pari a quella di Beslan. Forse con l’impiego di squadre di kamikaze su larga scala. Altre segnalazioni, raccolte in Francia, hanno messo in guardia su una possibile collaborazione tra gli insorti ceceni e nuclei estremisti in Europa. Infine un precedente interessante. Alla vigilia del G8 di Genova, nel luglio del 2001, gli 007 russi lanciano l’allarme: i terroristi vogliono uccidere il presidente Bush. Si parla anche dell’impiego di aerei da usare come bombe. Anche allora la segnalazione viene accolta con la giusta prudenza se non con scetticismo. Si pensa alla solita manovra del Cremlino per demonizzare la resistenza cecena. Due mesi dopo, l’11 settembre, arriverà la sorpresa delle Torri gemelle.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …