Guido Olimpio: La “guerra simmetrica” di Hezbollah. Lo strumento di Damasco e Teheran

20 Luglio 2006
Quando il segretario dell’Hezbollah Hassan Nasrallah lancia le sue minacce in pubblico ha quasi sempre un sorriso velato. Sembra dire: vedrete quale sorpresa vi stiamo preparando. Il ‟partito di Dio”, infatti, mantiene le sue promesse. L’ultima è stata in diretta. Nasrallah, appena sfuggito alle bombe, è rispuntato con un messaggio audio per annunciare che una nave israeliana era in fiamme centrata da un ordigno sparato dalla costa. Un colpo a effetto che conferma le analisi dell’intelligence di Gerusalemme. Gli Hezbollah sono oggi l’avversario più temibile, perché combinano la tradizionale inventiva dei libanesi e la determinazione dei loro sponsor iraniani. Sicuramente sono uno strumento formidabile nelle mani di Teheran e Damasco, ma hanno comunque una loro agenda. Dopo il ritiro siriano dal Libano, il movimento sciita ha intravisto una spazio e ha provato ad occuparlo. Nato come formazione della resistenza, ha un significato se continua ad esserlo. Partecipare al governo e sedere nel Parlamento non gli concede gli stessi dividendi. Quindi ha assecondato la manovra insieme a Iran e Siria. Una strategia eseguita a tavolino. La Shura Al Qarar, l’ufficio che decide i passi pratici del movimento, agisce in stretto coordinamento con Teheran. I sei membri sono assistiti da due alti funzionari iraniani, di solito 007 sotto la copertura diplomatica. L’ombrello politico trasmette gli ordini al Consiglio per la Jihad che li gira al braccio militare e all’apparato clandestino. Per aumentare le possibilità di resistere agli attacchi, l’Hezbollah ha aperto un comando esterno a Damasco - mossa che è coincisa con il sequestro dei soldati - e ha accresciuto la cooperazione con i pasdaran. Non c’è sezione militare del partito che non goda dell’aiuto dei guardiani iraniani e del Mukhabarat siriano. Con i primi c’è un’alleanza ideologica, con i secondi un patto tattico. Un rapporto forgiato nel tempo. È dall’82 che il tandem Siria-Iran copre gli Hezbollah. Allora i pasdaran giravano in motoretta, portandosi dietro un mullah. Uno insegnava a sparare, il secondo indottrinava la popolazione sciita. Oggi tutto è più moderno. I guardiani assistono i militanti nel lancio dei razzi: un arsenale di 12 mila ordigni, alcuni dei quali possono raggiungere Tel Aviv. E venerdì si è scoperto che dispongono anche dei ‟Silkworm” cinesi, sparati contro una vedetta israeliana. Sorpresa nella sorpresa. I consiglieri hanno dedicato tempo e risorse all’addestramento di unità speciali. L’esercito Hezbollah conta su un nucleo di ferro di 500-800 uomini, ai quali si sommano dai 3-5 mila combattenti part-time. Il loro manuale prevede che agiscano in piccole squadre, qualche volta accompagnate dai cameramen della loro tv, Al Manar. Non mancano le forze speciali. C’è il team subacqueo con gommoni, moto-ski e finti pescherecci. La sua specialità è il sabotaggio. Poco conosciuto però ben preparato il team ‟aeronautico”. Dispone di velivoli senza pilota prodotti dall’industria iraniana Al Qods (Gerusalemme). Sono stati provati nel 2004 e 2005 con due incursioni sui cieli israeliani che hanno colto di sorpresa le difese avversarie. A bordo apparecchi per fotografare, sostituibili da un carico esplosivo di 50 chilogrammi. Dello stesso team fanno parte gli uomini-volanti. Commandos, preparati in Iran, che devono violare il confine a bordo di leggeri deltaplani a motore. Agisce invece nella più completa segretezza l’apparato clandestino, creatura nelle mani di Teheran. Sono loro a sorvegliare gli ostaggi (hanno case-prigioni a Beirut e nella Bekaa) e ad arruolare ‟agenti in sonno”. I preferiti sono i convertiti europei. Nel corso degli anni hanno usato giovani europei per organizzare attentati in Israele. Missioni identiche sono state affidate a estremisti palestinesi delle Brigate Al Aqsa e a cittadini arabo-israeliani decisi a imitare il ‟maestro” Keis Obeid, trafficante passato nelle file dei guerriglieri. L’Hezbollah non solo può stupire il nemico, ma è in grado di sostenere una guerra simmetrica. Israele bombarda, loro bombardano. Israele usa le navi, loro tirano sulle navi. Alla fine chi rischia di pagare il prezzo politico è Gerusalemme.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …