Guido Olimpio: E in Grecia si impiccò il vice della sicurezza Vodafone

27 Luglio 2006
Il mistero non si apre con il delitto, ma con un problema di sms. Nel gennaio 2005 alcuni clienti della Vodafone greca protestano con la compagnia telefonica: ‟Non riusciamo a spedire messaggini”. La società si rivolge alla Ericsson, il gigante svedese che ha fornito i cellulari venduti in Grecia. Passano tre mesi ed ecco la sorpresa. Terribile. I tecnici scoprono che qualcuno ha utilizzato un software per spiare almeno 100 numeri di telefonini. Tra i sorvegliati ci sono il premier greco Kostas Karamanlis, ministri, ufficiali e un numero riconducibile all'ambasciata Usa di Atene. Il 9 marzo 2005, il responsabile Vodafone, George Koronias, sollecita, per il giorno dopo, un incontro urgente con l'ufficio del premier. In quelle stesse ore, a pochi chilometri di distanza dagli uffici della società, si compie un dramma. Costas Tsalikidis, 39 anni, vice responsabile della sicurezza della compagnia, viene trovato impiccato alla doccia di casa. Il funzionario stava indagando da mesi sul caso di spionaggio ed era preoccupato. Ma non depresso al punto di togliersi la vita. Doveva sposarsi e aveva appena prenotato una vacanza. Infatti i familiari non credono alla tesi del suicidio e la magistratura ritiene probabile il legame con il giallo delle intercettazioni. Durante un controllo la polizia rinviene carte interessanti nell'abitazione dell'uomo. L'attenzione è attratta da una breve annotazione su un documento: ‟Qualcosa di sbagliato”. La sua ragazza rivela che Costas le aveva confidato di trovarsi in una situazione ‟di vita o di morte”. Un quadro che ricorda da vicino la vicenda di Adamo Bove. La tragica fine di Tsalikidis accende le polemiche in Grecia. Dall'inchiesta emerge che la rete spionistica usava un sistema sofisticato ‟in doppio”. Il primo è rappresentato da un software installato dalla Ericsson nei suoi telefonini per renderli intercettabili dalle autorità. Il secondo è un programma che attiva il precedente e, soprattutto, non lascia traccia. Altro risvolto: le telefonate una volta captate venivano dirottate a 14 cellulari dotati di scheda prepagata in uso a spie rimaste nell'ombra. È probabile che l'organizzazione sia entrata in funzione nel 2004 alla vigilia delle Olimpiadi di Atene. Il timore di attacchi terroristici spinge le autorità ad adottare misure eccezionali, si stringono i rapporti con istituzioni e privati che si occupano di sicurezza. Molto attivi sono gli americani, che installano un apparato di controllo integrato. È forse sfruttando l'emergenza che le spie si infiltrano e iniziano le azioni illegali. Ovviamente i giornali puntano i loro sospetti sugli Stati Uniti. Si parla di un coinvolgimento della Cia, si pensa all'onnipresente Nsa (l'agenzia di spionaggio elettronico) coinvolta anche nella sorveglianza dei cittadini statunitensi. Nell'aprile di quest'anno nuove rivelazioni compongono uno scenario che somiglia molto al caso di Abu Omar e alle vicende delle intercettazioni illegali in Italia. Il settimanale ‟To Thema” sostiene che nell'operazione sono coinvolti sei 007 dell'intelligence greca e funzionari dell'ambasciata Usa. Il capo dell'intelligence Ioannis Korandis definisce l'articolo ‟pura fiction”, però ammette che alcuni dei nomi degli agenti citati nell'articolo corrispondono a quelli dei suoi uomini. Il teorema, tutto da dimostrare, è che in diversi Paesi europei, gli americani in collaborazione con enti (privati o ufficiali) abbiano messo in piedi un sistema d'ascolto. Fantasie complottarde? Suggestioni? Tocca ai giudici dare una risposta.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …