Paolo Andruccioli: Compagni farmacisti

28 Luglio 2006
Oggi scioperano i farmacisti. O meglio, i titolari delle farmacie, non i giovani laureati in Farmacia. E sarebbe più corretto parlare di serrata, piuttosto che di sciopero. Appello del ministro della salute Livia Turco: non chiudete le farmacie, così si mette a rischio la salute dei cittadini. Anche il garante degli scioperi, Antonio Martone, teme un pericolo. Appelli caduti nel vuoto. La potente Federfarma si gira dall'altra parte. La serrata si farà e sarà a oltranza, ovvero fino a che non si otterranno i risultati voluti. Ovvero fino a che il ministro Bersani non si decida a fare marcia indietro sulla riforma della vendita di alcuni farmaci anche al supermercato. Roba normale in tutti gli altri paesi dove il mercato, quello mitico della "mano invisibile" che piace anche ai farmacisti quando crea profitti, è molto più diffuso e reticolare. Qui da noi diventa scandaloso anche allargarne le maglie. Questa volta però il tema non riguarda tanto le liberalizzazioni, che possono anche essere discutibili e che comunque è bene discutere caso per caso. Il tema riguarda il potere degli interessi costituiti e il disinteresse assoluto di certi settori della società per il bene collettivo. Ci siamo rotti la testa sulla questione dei cosiddetti servizi essenziali; abbiamo cambiato le leggi, creato commissioni di controllo, punito i "selvaggi". I ferrovieri che scioperavano per la sicurezza loro e dei viaggiatori (ricordate la battaglia del doppio macchinista e del cosiddetto "uomo morto"?) sono stati anche licenziati, processati di fronte all'opinione pubblica e in tribunale (poi assolti, ma solo in tribunale). L'argomento era potente: lo sciopero, diritto individuale sancito dalla Costituzione e dalle leggi, in alcuni casi mette a rischio altri diritti e quindi va limitato. Se blocchi un treno o un aereo, limiti il diritto alla mobilità. Un viaggio però si può rinviare. Un'emergenza sanitaria no. Possiamo organizzarci le medicine, fare scorta e chissà quanti anziani sono costretti a programmare le riserve. Ma se proprio oggi, o domani, servisse un farmaco, dove andiamo? Risponde Federfarma: le vostre sono solo intimidazioni contro i farmacisti e comunque i servizi essenziali saranno garantiti dalle farmacie comunali. Ma allora tutto è semplice: liberalizziamo il mercato dei farmaci e comunalizziamo le farmacie.

Paolo Andruccioli

Paolo Andruccioli (Roma, 1955) scrive sulla pagina economica del quotidiano "il manifesto", è stato caporedattore dello stesso giornale e direttore responsabile della rivista di dibattito politico-teorico "Il Passaggio" e della …